Il brodo di cappone รจ un classico delle tavole natalizie. Ma affinchรฉ venga ottimo, bisogna partire da una materia prima eccellente. Il macellaio Sergio Mottaย (che abbiamo coinvolto anche nella nostra indagine sui macellai di ricerca) ci ha dato dei consigli davvero utili per riconoscerne la bontร a colpo d’occhio. Prendete nota.
Una delle apparizioni piรน famose รจ quella di un Renzo che porta in dono allโavvocato Azzeccagarbugli quattro capponi vivi legati per le zampe quasi fossero un bouquet di fiori – un’immagine, tra l’altro, che dร vita a una metafora terribilmente attuale con le povere bestie che โintanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventuraโ -. โPerchรฉ non bisogna mai andar con le mani vote da que’ signoriโ, scrive Alessandro Manzoni nel suo celebre romanzo. Ma i capponi hanno origini molto piรน antiche, sembra infatti che giร nell’antica Grecia si praticasse la trasformazione del gallo in cappone (ovvero: castrazione) e che nellโantica Roma lo allevassero per aggirare la legge che proibiva di crescere polli in casa.
Si legge nel โDe re rusticaโ dello scrittore romano del I sec. d.C. Lucio Giunio Moderato Columella, che oltre alle femmine e i maschi delle galline da cortile, esisteva giร una terza categoria, i semimares (semimaschi), che non sono altro che i galli castrati. Lโoperazione si effettuava โbruciando i genitali con un ferro rovente, finchรฉ si formi una lacerazione del tessuto: lโulcera che ne risulta si cosparge con cretaโ. Una pratica piuttosto crudele, che ha lasciato il posto ad una piccola incisione fatta in tenera etร , quando reca minore sofferenza, per poter asportare le ghiandole genitali (da qui il termine capponare).
I capponi non vantano solo origini antiche, ma nei secoli sono diventati cibo d’รฉlite (come tutti i volatili) usato spesso dalle famiglie di contadini come moneta di scambio o addirittura donato dai gentiluomini ai governatori e ai sovrani. Come si racconta in โStoria dell’alimentazioneโ di Jean-Louis Flandrin e Massimo Montanari: โAl loro comparire sul mercato di Milano, una coppia di capponi di grandezza eccezionale fu subito acquistata da un gentiluomo che, ben lungi dal cucinarli per la sua tavola, ritenne fosse piรน conveniente mandarli in dono a Barnabรฒ Visconti, signore di Milanoโ. Un prodotto tra l’altro immancabile nelle occasioni speciali, come per esempio i grandi banchetti del Rinascimento: โQualunque banchetto che si rispettasse li doveva includereโ. Ed รจ forse un retaggio storico la presenza di questi volatili nelle tavole delle feste odierne, soprattutto a Natale.
Dunque, dopo questo parziale excursus storico, arriviamo ai giorni nostri: abbiamo chiesto a Sergio Motta, il noto macellaio di Inzago, cosa guardare quando si vuole acquistare un cappone. โDeve essere bello, giallo e grasso. Gli speroni, uno a destra e uno a sinistra all’interno della zampa, devono essere a metร stinco, per intenderci, il che indica l’etร giusta per cucinarlo, che va dai sei agli otto mesi. Solo se ha questa etร , il cappone ha gli ossi piรน secchi e la carne piรน saporitaโ.
E se si volesse fare il classico brodo, che tagli bisogna preferire? โPrendetelo intero! O se proprio bisogna scegliere, preferite le cosce perchรฉ il petto รจ un po’ piรน asciutto, tant’รจ che se lo fate bollito consiglio di accompagnarlo con una maioneseโ. Motta ci regala altri consigli pratici: โConsiglio di mettere insieme al cappone – noi abbiamo quello di razza collo nudo che arriva anche a 4-5 chili – anche un pezzo di bue grasso piemontese. Altrimenti, se si vuole usare solo il volatile, fate prima un brodo di sedano, carota, cipolla e un osso di ginocchio, e una volta giunto a bollore aggiungete il capponeโ. Non meno importante, per capire la qualitร del volatile, รจ il prezzo: โNon deve costare meno di 15 euro al chilo. Poi dipende dalla razza, per esempio il kabir, che viene venduto anche piรน giovane, forse costa un pelino meno o il cappone di Morozzo arriva anche a 25 euro, dicono sia piรน saporito…โ.
Ristorante Macelleria Motta – Inzago (MI) โ via G. Matteotti, 8 โ 029549220 – ristorantemacelleriamotta.it
a cura di Annalisa Zordan
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