Un crollo verticale pari quasi al 50% dei lavoratori impiegati nel settore prima dellโemergenza sanitaria. Cioรจ 5 milioni e mezzo di persone che solo nel mese di aprile hanno perso il lavoro, senza certezza di essere reintegrati quando lentamente si potrร ripartire (anche se Trump, dallโalto di un insano ottimismo propagandistico, rassicura: โQuei posti di lavoro torneranno, e torneranno prestoโ). I numeri sono imponenti, pur se correlati a una realtร popolosa come quella degli Stati Uniti dโAmerica, che di fatto stanno scontando la crisi economica e occupazionale piรน dura dai tempi della Grande Depressione seguita al collasso del โ29. Tanto piรน che le cifre riportate sono riferite esclusivamente al settore della ristorazione, che anche in America sconta uno dei prezzi piรน cari da pagare alla paralisi delle attivitร . Per intenderci, un lavoratore su quattro tra quelli che ora si ritrovano disoccupati era impiegato nel mondo della ristorazione. I dati sono quelli pubblicati mensilmente, dallโinizio della crisi, dal Dipartimento del Lavoro statunitense, che nel complesso riporta un tasso di disoccupazione nazionale pari quasi al 15% (il record spetta ancora alla crisi del โ29, con una percentuale del 24,9, ma nei prossimi mesi non รจ escluso un pareggio) nellโultimo periodo di tempo considerato, relativo al mese di aprile: altre 20 milioni e mezzo di persone, dunque, hanno giร perso il lavoro dallโinizio dellโemergenza, quando gli Usa potevano vantare la percentuale di disoccupazione piรน bassa degli ultimi 50 anni (3,5% nel mese di febbraio 2020).
Lโincidenza รจ particolarmente elevata per tutto il comparto del tempo libero e dellโospitalitร , che lascia sul campo 7.7 milioni di lavoratori. Di questi, dicevamo, 5 milioni e mezzo (5.9 considerando anche le prime perdite di marzo) facevano girare lโindustria della ristorazione, ora pressochรฉ ferma, che anche negli Stati Uniti ha sempre rappresentato un motore importante dellโeconomia. Tradotta graficamente, la situazione รจ impietosa, con la curva degli occupati nella ristorazione che crolla a picco, vanificando nel giro di sei settimane lโascesa costante degli ultimi trentโanni. E quel che succederร nei prossimi mesi รจ unโincognita: nel sondaggio nazionale effettuato da Ipsos per conto del Whasington Post, il 77% dei lavoratori americani che attualmente non percepiscono stipendio perchรฉ messi in congedo (solo una parte del totale dei disoccupati: numerosi sono i licenziati) si dice fiducioso sulla possibilitร di riprendere a lavorare quando lโemergenza sarร scemata. E sarร un bene, considerando lโaltissima probabilitร per milioni di persone di perdere anche la copertura assicurativa sanitaria di cui usufruivano percependo uno stipendio. Calando i dati sullโindustria della ristorazione, gli addetti ai lavori non si dicono cosรฌ ottimisti. Nel comparto che un anno fa (aprile 2019) dava lavoro a 12 milioni di persone, ora si contano 6.4 milioni di operatori che hanno preservato il posto, ma non sono al riparo dalle conseguenze di una crisi che si farร sentire a lungo.
Le perdite, non a caso, hanno equiparato ogni categoria del comparto (basti pensare ai dubbi sollevati da Daniel Humm, titolare dellโEleven Madison Park di New York, in unโintervista a Bloomberg): dei 65mila ristoratori interpellati dalla National Restaurant Association, lโ88% ha dichiarato di aver mantenuto in media solo il 17% dello staff impiegato prima della pandemia. Mentre il 41% di loro si รจ visto costretto a lasciare a casa tutti i dipendenti. E se una parte di loro riuscirร a reintegrarli – anche grazie ai fondi del Paycheck Protection Program – ย la maggior parte dei licenziamenti sembra destinata a trasformarsi in una necessitร permanente, di fronte allโobbligo di ripensare lโattivitร in modo inedito (ma il 14% degli intervistati, in controtendenza, si dice convinto di aver bisogno di piรน personale per affrontare la ripresa cui si andrร incontro nel giro di sei mesi). E con lโincognita sul riscontro della clientela, che preoccupa i ristoratori di tutto il mondo. Nel quadro di un pessimismo diffuso, chi sembra resistere con piรน fiducia alla pressione sono le realtร legate alla ristorazione fast food, specie i titolari di grandi catene. Ma questa non รจ una sorpresa, perchรฉ come ampiamente predetto saranno proprio le grandi catene a ripartire piรน rapidamente, pur non al riparo dal fallimento giร dichiarato da alcune grandi realtร . Il Dipartimento del Lavoro produrrร il prossimo report il 5 giugno, analizzando un mese che di ripartenze a macchia di leopardo, sulla base delle diverse disposizioni federali. E allora il quadro si comporrร di un altro tassello importante per precisare i termini di questa crisi colossale.
a cura di Livia Montagnoli
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