Salute

"Acque elettrolitiche? Servono solo a fare pipì più costose", parla la nutrizionista Giulia Biondi

Le acque elettrolitiche hanno invaso i social. Fioccano video e post che invitano a bere acque con integrazioni di sali minerali. Ma fanno davvero bene alla salute?

  • 23 Luglio, 2025

Negli ultimi anni sembriamo ossessionati dalla ricerca dell’elisir di lunga vita. L’industria alimentare alimenta questa ossessione riempiendo gli scaffali di prodotti rich-in: arricchiti con vitamine, calcio, Omega 3, proteine; oppure free-from: privi di lattosio, zuccheri, sale o conservanti. Etichette che promettono un’alimentazione sana ed equilibrata, ma che spesso ci illudono. In realtà, non è affatto così.
Tra queste macrocategorie, sono state incoronate come nuova panacea anche le acque funzionali: in particolare, quelle proteiche (di cui abbiamo parlato qui) e quelle elettrolitiche, ossia arricchite con magnesio, sodio, potassio, calcio. Soprattutto in estate, social e influencer moltiplicano i consigli su come reintegrare gli elettroliti persi con il sudore, pena crampi, calo di performance, mal di testa, stanchezza. Ma questo sovraccarico di (dis)informazione alimenta allarmismi inutili e talvolta può persino causare squilibri all’organismo.

Le integrazioni di elettroliti servono davvero?

Integratori. L’etimologia parla chiaro: servono a integrare, ovvero a riportare in equilibrio i livelli di sostanze di cui il nostro corpo ha realmente bisogno. Se c’è un deficit, sono utili – a volte indispensabili. In caso contrario, no. Lo aveva sottolineato anche il professor Silvio Garattini.La questione non cambia quando si parla di integratori di elettroliti: ne abbiamo davvero bisogno? Oppure social, pubblicità e marketing hanno creato un’esigenza che prima non esisteva, trasformandola in un’ossessione – proprio come è successo con i cibi proteici?

Come riporta il New York Times, negli anni Novanta si raccomandava agli atleti di reintegrare il sodio durante esercizi fisici prolungati, oltre l’ora di durata, attraverso bevande apposite. Tuttavia, studi più recenti hanno smentito questa prassi: è vero che il sodio si perde con sudore e urina, ma la sua concentrazione nel sangue rimane stabile, anche in condizioni di sforzo.
Lo conferma anche la nutrizionista Giulia Biondi: «Non è necessario reintegrare se non ci sono gravi carenze dovute a patologie o a sforzi fisici estremi, come una maratona. Se si segue un’alimentazione equilibrata, con frutta e verdura in quantità, non c’è bisogno di integrare. Tutto ciò che è in eccesso viene eliminato con le urine: usare integratori o acque elettrolitiche, in questi casi, serve solo a fare pipì più costose».
Ma allora, a cosa serve davvero l’aggiunta di sali minerali?

La soluzione è solo l’acqua

«Il nostro organismo è dotato di sistemi tampone – spiega la nutrizionista Giulia Biondi – . A livello renale avvengono continui scambi tra potassio e sodio: il corpo, progettato per la sopravvivenza, sa perfettamente come regolare i livelli di idratazione, quando e dove serve. Cercare di pilotare questi equilibri con integrazioni esterne è una follia».


Ciò che davvero conta è mantenere una corretta idratazione. L’acqua, infatti, contiene già di per sé sostanze come magnesio, potassio, zinco, calcio, ferro: elementi che non scompaiono alla prima sudata. Quando si beve troppo poco, l’organismo non riesce più a mantenere l’equilibrio interno e possono insorgere disturbi come problemi gastrici, aritmie o tachicardia.
Inoltre, proprio perché il corpo è in grado di autoregolarsi, eventuali eccessi vengono semplicemente espulsi con l’urina. E non tutte le acque sono uguali, sottolinea Biondi: «Alcune sono più ricche di ferro, altre di calcio. I medici sanno indicare, in caso di disturbi specifici come anemia o calcoli, quale acqua sia più adatta in base alla sua composizione».

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