Le microplastiche sono ovunque. Non ĆØ un modo di dire, ma un vero e proprio allarme che ormai trova conferma in un numero crescente di ricerche scientifiche. Le troviamo nellāaria che respiriamo, negli alimenti che consumiamo e perfino nei nostri tessuti cerebrali. Unāanalisi recente ha stimato che ogni giorno ingeriamo quantitĆ pari al peso di un cucchiaio da tĆØ di plastica. Ma da dove arrivano, precisamente, queste particelle invisibili e pervasive?
Se fino a ieri si puntava il dito contro bottiglie e contenitori in plastica, oggi nuovi studi rivelano uno scenario ben più complesso. Secondo unāindagine pubblicata di recente e riportata dalla giornalista Shannon Osaka sul Washington Post, le microplastiche non sono unāesclusiva degli imballaggi in plastica: possono contaminare anche alimenti conservati in contenitori di vetro o metallo. Una delle sorprese più clamorose ĆØ arrivata da una ricerca francese condotta su decine di campioni di bevande ā acqua, tĆØ, birra, vino ā conservate in bottiglie di vetro, plastica e lattine. I ricercatori si aspettavano di trovare più particelle nella plastica. E invece, i livelli più alti sono stati registrati proprio nelle bottiglie di vetro: fino a 100 particelle per litro, un valore da 5 a 50 volte superiore rispetto ad altri contenitori.
Il colpevole? Non il vetro in sĆ©, materiale notoriamente inerte, ma i tappi. La vernice al poliestere con cui vengono decorati i tappi metallici corrispondeva chimicamente alle microplastiche rinvenute nelle bevande. La buona notizia ĆØ che una semplice pulizia dei tappi prima dellāimbottigliamento ha ridotto del 60% la contaminazione, come ha spiegato Alexandre Dehaut, ricercatore dellāagenzia francese per la sicurezza alimentare ANSES.
Ma cāĆØ di più. Un altro studio condotto dallāOcean Conservancy e dallāUniversitĆ di Toronto ha messo sotto la lente i cibi trasformati. Ć emerso che gli alimenti sottoposti a lavorazioni industriali ā come crocchette di pollo o burger vegetali ā contengono molte più microplastiche rispetto ai corrispettivi freschi. Ad esempio, una porzione di bocconcini di pollo può contenere fino a 62 particelle, contro le sole due presenti in un petto di pollo fresco. Secondo la ricercatrice Britta Baechler, la complessitĆ dei processi industriali ā ricchi di nastri trasportatori e componenti in plastica ā aumenta le possibilitĆ di contaminazione prima ancora che il prodotto venga confezionato.
Nonostante alcune voci minimizzino la portata del problema ā come lāAmerican Chemistry Council, che sottolinea come non esistano prove certe di danni alla salute ā il quadro emerso ĆØ chiaro: la plastica si insinua ovunque, spesso da fonti insospettabili. Come ha spiegato Lisa Zimmerman del Food Packaging Forum, ĆØ opportuno evitare il riscaldamento di contenitori in plastica e ridurne lāuso. Ma la vera sfida, oggi, ĆØ comprendere fino in fondo tutti i canali di esposizione.
Ā«Dobbiamo sapere cosa possiamo fareĀ», conclude Zimmerman. Ed ĆØ unāurgenza che riguarda tutti: cittadini, industria alimentare e decisori politici. PerchĆ©, ormai, la plastica non ĆØ più solo un problema ambientale. Ć questione di ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo ogni giorno.
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