Notizie / Attualità / In Cina è corsa alla riconversione dei vigneti per produrre più vini bianchi. Una vera rivoluzione culturale nel “Paese rosso”

Inversione di tendenza

In Cina è corsa alla riconversione dei vigneti per produrre più vini bianchi. Una vera rivoluzione culturale nel "Paese rosso"

Domanda in forte crescita e prezzi alle stelle. E c'è anche chi, per sopperire alla mancanza di bottiglie, ha iniziato a utilizzare vitigni a bacca rossa per vinificare in bianco

  • 21 Maggio, 2025

In un Paese storicamente dominato dal vino rosso, i consumatori cinesi — soprattutto i più giovani — stanno virando verso vini bianchi freschi e leggeri (anche se si sta assistendo anche a un crescente interesse per i no-alcol). Il risultato? I produttori si reinventano, anche vinificando in bianco uve rosse.

Inversione di tendenza nella produzione

Di fronte a un cambiamento radicale dei gusti del pubblico, la Cina del vino sta vivendo una silenziosa ma profonda metamorfosi: nelle principali regioni vitivinicole del Paese, molti produttori di rossi stanno virando verso il bianco, riconvertendo vigneti e sperimentando tecniche innovative.

Un caso emblematico è quello di Chateau Nine Peaks, cantina della provincia dello Shandong, sulla costa orientale, che ha lanciato un nuovo vino bianco ricavato… da uve rosse.

Moon Light: il bianco che nasce dal rosso

Nel 2024, con una produzione iniziale di 28mila bottiglie, la cantina ha presentato Moon Light, un vino bianco ottenuto da Cabernet Franc, Marselan e Merlot. Le uve — normalmente destinate a rossi strutturati — vengono vinificate in bianco attraverso un processo di filtrazione a carbone attivo che elimina il colore, lasciando però intatto il profilo aromatico.«È nato per necessità» ha detto Lei Yang, responsabile della cantina, a Vino Joy durante il salone ProWine a Hong Kong. «Non avevamo più vino bianco da vendere.»

Il successo è stato immediato: venduto a 198 rmb (circa 25 euro), Moon Light si è imposto tra i giovani consumatori urbani, attenti allo stile, alla leggerezza e al design dell’etichetta. Il trend, cui Yang vede l’inizio durante la pandemia, è ormai una realtà consolidata: «Il bianco è più facile da bere, più leggero, più adatto al ritmo della vita moderna» ha detto Yang.

Fino a poco tempo fa, Chateau Nine Peaks contava solo 10 ettari di uve bianche (Chardonnay e Petit Manseng) su 90 ettari complessivi. Ma la richiesta ha superato ogni previsione: oggi l’azienda produce circa 100mila bottiglie di bianco all’anno, con un sistema di allocazione per distribuire equamente i volumi disponibili.

Prezzi alle stelle, offerta limitata

In questo nuovo scenario, i prezzi dei bianchi hanno superato quelli dei rossi: un’inversione di tendenza impensabile solo pochi anni fa. «La domanda è in continua crescita: anche altre cantine ci hanno confermato di vivere lo stesso fenomeno» dice Yang.

 La rivoluzione bianca non si ferma allo Shandong. Anche nella prestigiosa regione di Ningxia, il cuore del vino cinese, il prezzo delle uve bianche ha superato quello del Marselan, il vitigno rosso simbolo della Cina, come ha evidenziato Xing Wei MW durante un forum a ProWine il 14 maggio.

Nel distretto di Penglai, sempre nello Shandong, produttori come Mystic Island stanno riscontrando un crescente interesse per le loro etichette bianche. Una dinamica che riflette anche l’aumento delle importazioni di bianchi da Germania e Nuova Zelanda, due Paesi dove i vini bianchi dominano l’export. Un segno che è in atto un cambiamento di gusti in un Paese da sempre associato a rossi corposi e strutturati, che assomiglia ad una rivoluzione culturale del gusto.

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