Politica

La Commissione europea valuta una tassa sui cibi ultra processati (finalmente)

Un'imposta proporzionale al grado di trasformazione dei cibi industriali divide Bruxelles tra ambizioni sanitarie e timori economici

  • 27 Settembre, 2025

La Commissione europea sta considerando l’introduzione di una tassa sui prodotti alimentari altamente processati, una misura pensata per orientare i comportamenti dei consumatori verso scelte più salutari. Secondo fonti interne alla Commissione riportate dal portale Euractiv, l’imposizione potrebbe basarsi su strumenti che valutano il grado di trasformazione dei cibi, come l’applicazione Truefood, pensata per misurare quanta “elaborazione industriale” è intervenuta su un determinato prodotto alimentare. Come ha riportato la testata, il commissario europeo alla salute Olivér Várhelyi ha affermato che si possono influenzare le scelte dei cittadini, ed è ciò che si dovrebbe fare, nel contesto di politiche pubbliche finalizzate a promuovere la salute.

Le ragioni dietro la proposta

L’idea di una tassa sui cibi ultra elaborati nasce dalle crescenti evidenze scientifiche che associano il consumo di questi prodotti – spesso ricchi di additivi, zuccheri, grassi saturi e sale – a rischi per la salute come obesità, malattie metaboliche e croniche. In diversi paesi europei, gli alimenti ultra elaborati coprono una quota significativa dell’apporto calorico giornaliero medio. In particolare, alcuni Stati registrano percentuali superiori al 40%. Oltre ai rischi sanitari, la tassa rappresenterebbe anche uno strumento di politica alimentare coerente con la strategia “Farm to Fork” dell’Ue e con la visione futura per l’agricoltura e la nutrizione, finalizzata a integrare salute, sostenibilità e equità d’accesso al cibo.

Sfide e problematiche

L’idea è che l’ammontare del prelievo venga calcolato in proporzione al grado di elaborazione del prodotto, utilizzando modelli come Truefood, una piattaforma che aiuta a individuare nei supermercati gli alimenti meno trasformati. In questo modo i cibi sottoposti a processi industriali più invasivi o arricchiti da grandi quantità di additivi e ingredienti ultra processati verrebbero tassati di più, superando i limiti delle politiche basate soltanto sul profilo nutrizionale – zuccheri, grassi o sale – che non sempre riflettono i rischi legati al livello di trasformazione. La proposta, tuttavia, apre diversi fronti delicati: la definizione legale di “ultra processato” è complessa e potenzialmente controversa, l’industria alimentare potrebbe opporsi a vincoli onerosi, e resta il timore che una tassa di questo tipo finisca per gravare soprattutto sulle famiglie meno abbienti, a meno di adeguate misure compensative. Anche l’efficacia dipenderà dalla chiarezza normativa e dalla capacità di controllare il rispetto delle classificazioni. In passato, l’Unione europea aveva già commissionato studi per valutare il peso dei cibi ultra-lavorati nelle abitudini alimentari, ma non aveva mai introdotto misure fiscali comuni a livello comunitario.

Reazioni e prospettive

Organismi della salute pubblica e associazioni come EuroHealthNet sostengono misure più incisive contro l’eccessiva disponibilità di alimenti ultra processati nell’ambiente alimentare europeo, insistendo sull’importanza di regolamentazioni, campagne educative e incentivi per prodotti meno processati. Nel contesto della visione a lungo termine dell’Ue per agricoltura e alimentazione, la Commissione ha annunciato l’avvio di uno studio sull’impatto di questi cibi come premessa per eventuali politiche coercitive. Se la proposta dovesse prendere corpo, l’iter sarà complesso e richiederà il confronto con Stati membri, Parlamento europeo e stakeholder del settore. Resta da vedere se la tassa sui cibi ultra-elaborati diventerà realtà concreta o rimarrà un’ipotesi in discussione.

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