«È evidente che se siamo di fronte a un vasetto di cibo conservato che ha delle anomalie, il cui tappo è deformato, che ha uno strano colore e puzza, beh, sarebbe da stupidi mangiarlo!». Non va molto per il sottile il professore Andrea Crisanti, microbiologo e volto molto noto dai tempi del Covid. Rispetto agli allarmi diramati nuovamente in un mese di agosto in cui il tema cibo e contaminazioni ha tenuto banco su molti aspetti, lo scienziato non ha dubbi: «Contro il botulino la migliore precauzione è utilizzare solo cibi di produzione industriale e non lavorati in maniera artigianale», afferma. Se poi proprio volete le conserve caserecce, almeno seguite i consigli di uno chef!
«Capita – afferma Crisanti – che l’artigiano possa commettere errori in assenza di controlli e procedure specifiche. Tutti i prodotti etichettati e marchiati CE sono una garanzia: le procedure sono standard e il problema si elimina. Idem per gli insaccati: le salsicce crude artigianali non andrebbero mangiate. Quelle industriali, invece, sono lavorate in modo tale da non presentare problemi».
«Poi c’è un altro aspetto che è uscito fuori in questi giorni – spiega il prof – rispetto al botulino: il problema rispetto a questa tossina non sta nella conservazione. Se il prodotto non è contaminato, quando si aprono il barattolo o il vasetto la tossina non entrerà mai: l’ossigeno la uccide. Quindi, nel caso dei cibi conservati male le contaminazioni che possono sussistere o insorgere sono altre, non il botulino!».
E allora, Crisanti, che facciamo? Non compriamo più i prodotti artigianali – o meglio dire “casalinghi” – che a volte ci affascinano tanto? «Ripeto, non voglio fare allarmismo, ma la mia regola è preferire i prodotti industriali, almeno per quanto riguarda la sicurezza. Poi, essendo il botulino una tossina termosensibile, basta la cottura per eliminarne i rischi. Le salsicce vanno cotte». E non solo per il botulino, aggiungiamo noi.
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