Si complica la situazione della cantina sociale Terre d’Oltrepò. Dopo le dimissioni in massa del Cda e l’elezione del nuovo Consiglio (nominato in quota Confcooperative, Regione Lombardia, Cia e Coldiretti), che ha portato alla presidenza Mattia Affini e Filippo Nevelli, c’è un nuovo complicatissimo stallo: la ratifica delle nomine è stata sospesa per approfondimenti sulla situazione finanziaria della cooperativa (che, a quanto pare, è peggio del previsto). Quindi la Regione ha rinviato il Cda previsto per il 15 luglio, convocandolo per l’8 e 9 agosto.
Da qui le preoccupazioni di dipendenti, conferitori e tutto il territorio. I collegi sindacali della società hanno scritto ai ministeri dell’Agricoltura e del Made in Italy, oltre che alla Regione e alla provincia per chiedere un maggiore coinvolgimento nella vicenda.
«Allo stato attuale – si legge nella missiva – con le risorse disponibili le cantine di Borni e Stradella non sono in grado di aprire gli impianti, non potendo procedere alle necessarie manutenzioni e, quindi, non possono ricevere i conferimenti dei soci della imminente vendemmia 2025». Impossibile chiedere finanziamenti: «Le banche stanno revocando i fidi, i clienti non stanno pagando e i fornitori stanno inviando decreti ingiuntivi. Solo una immissione di capitale può salvare le cantine».
Poi l’affondo: «Constatiamo purtroppo che al momento le istituzioni competenti sono totalmente assenti ed apparentemente disinteressate alla prevedibile e forse attesa chiusura delle cantine. Ci si augura che nella prossima assemblea si provveda alla nomina di un consiglio di amministrazione che prenda in mano seriamente la situazione».
Va dritto al punto il vicepresidente leghista del Senato Gian Marco Centinaio, che in Oltrepò è proprietario della cantina Bosco del Sasso: «È il momento che tutti prendano atto della condizione di crisi in corso, senza ricercare sotterfugi o soluzioni alternative di scarsa efficacia. Salviamo il salvabile per questa stagione, poi arriverà il momento di valutare con attenzione e senza alibi errori e responsabilità del gruppo dirigente». Per l’ex ministro dell’Agricoltura c’è, dunque, solo una cosa fare: commissariare. «La situazione attuale del gruppo Terre d’Oltrepò è tale che, a mio giudizio, solo un rapido commissariamento, affidato a una personalità esterna al territorio, potrà consentire ai soci produttori di mettere in sicurezza l’ormai prossima vendemmia. Mi auguro che il governo agisca presto in questa direzione».
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