guerra commerciale

Da Usa l'opzione peggiore: dazi al 30%. Insorge il mondo del vino e agroalimentare: Trump è un nemico

Il mondo del vino e l'agroalimentare, istituzioni agricole e aziende insorgono: i dazi Usa al 30% sono una dichiarazione di guerra al made in Italy

  • 12 Luglio, 2025

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato ufficialmente l’introduzione di dazi del 30% sulle importazioni provenienti dall’Unione Europea, a partire dal 1° agosto 2025. Una decisione che ha gelato i rapporti diplomatici tra Washington e Bruxelles, vanificando mesi di trattative commerciali. «Un’autentica dichiarazione di guerra economica», secondo Confagricoltura, e «la pagina più nera nei rapporti USA-Italia», nelle parole dell’Unione Italiana Vini.
Il provvedimento, formalizzato in una lettera inviata alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e pubblicata sul social “Truth”, colpisce indistintamente molte eccellenze del made in Italy, dal settore vitivinicolo ai prodotti lattiero-caseari. E la minaccia è chiara: «Se adotterete misure di ritorsione, le aumenteremo», scrive Trump.

“Condanna per l’economia di interi Paesi”

Durissimo il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: «I dazi al 30% all’Europa vanno oltre ogni più cupa previsione e sono assolutamente inaccettabili. Per l’agricoltura europea, e per quella italiana, sarebbero una condanna che va a colpire non solo il settore primario, ma l’economia di interi Paesi».
Giansanti invoca una reazione forte e coesa: «Le nostre imprese non potrebbero sopportare un carico di questo tipo. La questione non riguarda solo la filiera agroalimentare. Come Europa dobbiamo essere uniti nel negoziato e trovare una soluzione che non affossi l’economia del nostro continente».

Allarme del vino: “Rischiamo il collasso”

Tra i settori più esposti c’è il vino, in particolare quello toscano. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato per l’export, con una quota del 37% e un valore superiore ai 400 milioni di euro all’anno. A.VI.TO., l’Associazione Vini Toscani DOP e IGP – che rappresenta 24 Consorzi – ha indirizzato una lettera aperta a ministeri italiani, negoziatori UE e istituzioni regionali.
«È ormai da troppo tempo che questa minaccia mette in discussione il nostro mercato. Il rischio è devastante – avverte il neopresidente Andrea Rossi – Serve un intervento tempestivo e deciso da parte delle istituzioni italiane ed europee per scongiurare l’applicazione di tali misure. È necessario riprendere un dialogo costruttivo con le controparti americane per tutelare il nostro settore, eccellenza del made in Italy».
Tra le proposte avanzate dall’associazione: semplificare l’accesso ai fondi OCM, snellire la burocrazia e aprire nuovi canali commerciali, ad esempio accelerando l’accordo di libero scambio con il Mercosur.

Frescobaldi: “Quasi un embargo per l’80% del vino italiano”

Il tono si fa ancora più acceso nella dichiarazione di Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini (UIV): «È bastata una lettera per scrivere la pagina più nera dei rapporti tra due storici alleati dell’Occidente. Il 30% di dazio sul vino sarebbe quasi un embargo per l’80% del vino italiano».

Frescobaldi avverte: «Il destino nostro e di centinaia di migliaia di posti di lavoro è vincolato ai tempi supplementari, che saranno fondamentali. È impensabile collocare altrove, nel breve periodo, questi volumi. Contestualmente, servirà senz’altro un intervento straordinario dell’Ue».

Grana Padano: “Trump è un nemico”

Ancora più netto il giudizio di Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Tutela Grana Padano: “La decisione di Trump equivale ad una vera dichiarazione di guerra economica. Non può più essere considerato un competitor, ma un nemico”.

Il formaggio dop più consumato al mondo ha negli USA il suo terzo mercato di riferimento, con oltre 220 mila forme esportate nel 2024. Berni spiega che il dazio, già salito al 25% nei primi anni di Trump, «oggi incide per quasi 6 dollari al kg. Con il nuovo aumento, il dazio arriverebbe a circa 10 dollari al kg, e il prezzo al consumo supererebbe i 50 dollari/kg».

Le conseguenze? «Un crollo inevitabile delle vendite negli Stati Uniti, con danni non solo per la filiera, ma anche per i consumatori americani che negli anni hanno premiato la qualità del nostro prodotto. Trump ha agito con miope tracotanza e sta mettendo a rischio gli equilibri geopolitici. Gli europei così perdono un paese amico».
Berni lancia infine un appello politico: «Trump è un tycoon aggressivo e volubile. Speriamo Giorgia Meloni gli faccia fare alcuni passi indietro. Altrimenti, gli Stati Uniti diventeranno un paese molto difficile per noi finché sarà lui a governarlo».

Un’Europa chiamata all’unità

Lo spettro di una guerra commerciale si staglia ora all’orizzonte. L’Unione Europea dovrà decidere se negoziare, contrattaccare con misure simmetriche, o cercare un compromesso per difendere settori strategici come quello agroalimentare. Per ora, la richiesta degli operatori italiani è unanime: serve un fronte compatto. Il conto, altrimenti, rischia di essere pagato non solo dalle imprese, ma da interi territori che sull’export hanno costruito il proprio futuro.

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