Cinque anni di incremento dei dazi sul mercato cinese per l’acquavite di vino e di vinaccia, incluse Grappa e brandy, made in Ue. Il ministero del Commercio cinese ha annunciato il 4 luglio di avere emesso un provvedimento definitivo che dal giorno 5 fa scattare le tariffe, alla luce della conclusione dell’indagine antidumping che Pechino aveva avviato dal 2024, dopo che Bruxelles aveva imposto dazi sulle auto elettriche cinesi. Le conclusioni dell’indagine, come fanno sapere le autorità cinesi, affermano che sussiste una condizione di dumping (la vendita all’estero di beni a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno), che c’è una minaccia per l’industria nazionale del brandy e che c’è un nesso causale tra i due fattori.
Cina – Lanterne rosse – capodanno cinese – foto fanjianhua by Freepik
L’inchiesta era partita a gennaio 2024 per i brandy in contenitori sotto 200 litri importati dall’Ue. A fine agosto 2024, l’autorità aveva emesso un provvedimento preliminare, prima della conclusione dell’indagine che ha portato alla decisione di istituire dazi antidumping che vanno dal 27,3 per cento al 34,9 per cento. Non ci sarà retroattività per i prodotti importati tra 11 ottobre 2024 e 4 luglio 2025 incluso.
Molte imprese, soprattutto francesi delle regioni Charente e Guascogna avevano collaborato nei mesi scorsi con il governo cinese, impegnandosi ad applicare un prezzo minimo (si intende il prezzo pagato dagli importatori cinesi) per i distillati spediti in Cina (che rappresenta il primo mercato di destinazione). Le autorità di Pechino hanno siglato degli accordi individuali, consentendo di evitare l’applicazione del dazio a chi ha accettato (e firmato accordi) per incrementare il prezzo di listino del prodotto. I tre principali gruppi produttori di cognac francese che sono stati coinvolti nell’inchiesta, Hennessy (Lvmh), Martell (Pernod Ricard) e Rémy Martin (Rémy Cointreau) potranno beneficiare di questo schema d’accordo. Tuttavia, come evidenziato dai sindacati francesi di categoria, molte imprese firmatarie di accordi non hanno avuto questa possibilità.
Critico il sindacato europeo degli industriali spiritsEurope in una nota ufficiale, in cui non si approva la decisione di Pechino sui dazi antidumping e si chiede una «soluzione urgente» al problema. Il presidente Hervé Dumesny, infatti, saluta con favore la conclusione degli accordi sui prezzi con alcune imprese, con cui si offre «un parziale sollievo», ma da un altro lato sollecita che «tale opzione venga estesa a tutte le aziende che hanno firmato».
Giacomo Ponti – presidente Federvini
Forte biasimo e preoccupazione da parte della Federvini per la decisione di Pechino. Il comparto europeo, ricorda la federazione presieduta da Giacomo Ponti, per oltre un anno ha fornito documentazione ampia e puntuale per dimostrare l’assenza di pratiche di dumping sul mercato cinese. «Ciononostante, il dazio medio definitivo, che si discosta in misura minima da quello provvisorio imposto unilateralmente lo scorso ottobre, costituisce un grave ostacolo al libero commercio internazionale». Decisione ingiustificata, secondo Ponti, che rappresenta «un ulteriore elemento di preoccupazione, in uno scenario globale sempre più sotto attacco sotto il profilo della libera circolazione delle merci e dell’interscambio commerciale. Da domani – afferma – dovranno affrontare un dazio estremamente pesante e penalizzante».
Federvini ricorda anche come alcune imprese abbiano sottoscritto con la Cina impegni sui prezzi «che potrebbero attenuare parzialmente gli effetti delle misure, ma che restano in ogni caso soluzioni soggette a condizioni specifiche». Ragion per cui, il presidente Ponti chiede «che sia riaperto tempestivamente un dialogo istituzionale bilaterale con le autorità cinesi».
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