In Giappone, il ministro dell’Agricoltura Taku Eto è stato costretto alle dimissioni dopo una dichiarazione ritenuta inopportuna in un momento di forte tensione economica. Durante un evento di raccolta fondi nella prefettura di Saga, Eto aveva affermato: «Non compro riso da un po’ perché me ne regalano in grandi quantità i miei sostenitori, potrei quasi iniziare a venderlo». Le parole, pronunciate con tono scherzoso, sono state accolte con dure critiche da parte dell’opinione pubblica e dell’opposizione, che ha minacciato una mozione di sfiducia se il premier Shigeru Ishiba non fosse intervenuto.
La gaffe di Eto ha colpito un nervo scoperto: negli ultimi dodici mesi, il prezzo del riso in Giappone è più che raddoppiato. Alla base dell’aumento ci sono raccolti scarsi, inflazione generalizzata e un boom della domanda legato anche alla ripresa del turismo. Il ministero dell’Agricoltura aveva da poco annunciato il rilascio di ulteriori scorte d’emergenza fino a luglio, nel tentativo di calmierare i prezzi. In questo contesto, la battuta di Eto è apparsa ancora più sorda e lontana dalla realtà quotidiana di milioni di famiglie giapponesi. Sebbene il ministro abbia provato a chiarire dicendo che si riferiva al riso integrale ricevuto in regalo e che continua a comprare riso bianco per la sua famiglia, le scuse non sono bastate. Un recente sondaggio ha mostrato che l’87% dei cittadini è insoddisfatto della risposta del governo all’aumento dei prezzi e che il gradimento del premier Ishiba è crollato al 27,4%.
Per cercare di contenere i danni politici, il primo ministro Ishiba ha accettato le dimissioni di Eto e nominato Shinjiro Koizumi come nuovo ministro dell’Agricoltura. Koizumi, 44 anni, figlio dell’ex premier Junichiro e già ministro dell’Ambiente, ha dichiarato che si occuperà in via prioritaria della crisi del riso, definendosi “essenzialmente il ministro incaricato del riso”. Il cambio di poltrona arriva in un momento delicatissimo per il governo: a luglio si terranno le elezioni per la Camera alta e la gestione dell’emergenza alimentare potrebbe rivelarsi decisiva per la tenuta dell’esecutivo.
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