
Negli ultimi giorni ha fatto scalpore la notizia secondo cui l’Arabia Saudita fosse in procinto di legalizzare l’alcol in alcune aree turistiche del Paese in vista dei Mondiali di Calcio del 2034. Secondo queste voci, il divieto che dura da oltre 70 anni sarebbe stato parzialmente sospeso in luoghi selezionati come hotel di lusso, resort a cinque stelle, in vista dell’afflusso globale previsto per l’evento Fifa. La notizia, precisa Drinks Business, sarebbe stata lanciata da un wine blog, per poi essere ripresa, senza conferme ufficiali, da alcuni media internazionali.
L’entusiasmo è però durato poco. Dopo qualche giorno è arrivata una smentita ufficiale. Un portavoce del governo saudita, citato da Reuters, ha definito le voci «infondate» e «prive di riscontro da parte delle autorità competenti». Una fonte anonima, poi, ha ribadito ad Arab News che non esiste alcun piano formale per legalizzare l’alcol, e che le politiche del Regno in merito restano immutate.
Lo stesso ambasciatore saudita nel Regno Unito, Khalid bin Bandar Al Saud, ha dichiarato in febbraio che l’alcol non sarà disponibile negli stadi durante i Mondiali, sottolineando: «Il nostro è un Paese “secco”, come il nostro clima. Non cambieremo la nostra cultura per compiacere altri».
Eppure, qualche cauta apertura verso l’alcol è avvenuta ultimi anni. Nel gennaio 2024 ha aperto il primo negozio autorizzato di alcolici a Riyadh, situato nella zona diplomatica. L’accesso è riservato esclusivamente a diplomatici non musulmani, soggetti a rigorosi controlli: iscrizione tramite app (Diplo), approvazione del Ministero degli Esteri e obbligo di sigillare lo smartphone all’ingresso per evitare la diffusione di immagini.
Sempre in tempi recenti, l’Arabia ha visto anche l’apertura del primo pub che produce e serve birra. Non solo, la Heineken , aveva paventato l’idea di uno stabilimento produttivo a Dubai che vedrà la luce nel 2027.
Operazioni che si inseriscono nell’ampia strategia del principe ereditario Mohammed bin Salman, denominata Vision 2030, che punta a diversificare l’economia saudita, oggi centrata sul petrolio, e a trasformare il Regno in un polo di turismo, innovazione e investimenti. Un piano ambizioso che ha già visto l’introduzione di cinema, concerti, sfilate di moda, la fine del divieto per le donne di guidare e un parziale allentamento della segregazione di genere.
Tuttavia, il tema dell’alcol rimane particolarmente sensibile. Il re Salman detiene il titolo di “Custode delle due Sacre Moschee” e l’Arabia Saudita è considerata il cuore spirituale dell’Islam. Di conseguenza, qualsiasi cambiamento sul fronte dell’alcol viene osservato con cautela estrema, sia sul piano interno sia in ambito geopolitico.
Se l’idea di servire alcolici durante i Mondiali 2034 non trova al momento alcuna conferma ufficiale, tuttavia, le recenti mosse del governo saudita indicano un interesse concreto verso un’apertura selettiva, che potrebbe evolvere nei prossimi anni, compatibilmente con le sensibilità religiose e culturali del Paese. Il bicchiere, insomma, non è ancora pieno. Ma neanche più del tutto vuoto.
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