A Taranto lโex Ilva plasma da decenni lโeconomia, lโambiente e la vita quotidiana dei cittadini. Eppure, mentre lโindustria siderurgica arranca โ proprio in questi giorni si gioca una partita cruciale per il futuro dellโimpianto โ cโรจ un’ altra protagonista che paga il prezzo delle scelte industriali del passato e del presente. ร la cozza nera di Taranto, gioiello del Mar Piccolo e presidio Slow Food. Un fiore allโocchiello della mitilicoltura locale che rischia di scomparireย da mercati, pescherie e tavole perchรฉ strangolato da un mix letale di inquinamento e riscaldamento globale.
Non si tratta solo un prodotto gastronomico d’eccellenza, ma un simbolo di una tradizione millenaria che affonda le radici in un ecosistema unico. Da secoli, la bassa salinitร e le particolari condizioni ambientali della laguna del Mar Piccolo favoriscono la crescita di questo mollusco, dal 2022 Presidio Slow Food. Un riconoscimento che non รจ solo un sigillo di qualitร , ma un impegno concreto di oltre 40 allevatori a rispettare un disciplinare tecnico rigoroso per garantire tracciabilitร , sostenibilitร ambientale e salvaguardia dellโecosistema marino.ย Oggi la pesca della cozza tarantina รจ perรฒ in ginocchio. Lโeccezionale ondata di caldo nellโestate 2024 ha fatto schizzare le temperature marine fino a 32 gradi, ben oltre la soglia di sopportazione dei mitili.
Il risultato รจ stato drammatico: circa il 70% delle cozze adulte e del novellame sono andate perdute proprio a causa della persistenza di queste alte temperature, come confermato da uno studio del CNR-Irsa. Una crisi che si starebbe ulteriormente aggravandoย questโanno, con previsioni per lโestate 2025 che indicano temperature marine record.ย Il danno economico รจ enorme. Solo lo scorso anno, la perdita di 9 mila tonnellate di cozze si รจ tradotto in circa 8 milioni di euro persi, con circa mille posti di lavoro a rischio eย un impatto sociale che coinvolge circa 400 famiglie. Numeri che hanno spinto le associazioni di categoria e i sindacati a chiedere a gran voce un riconoscimento dello stato di calamitร naturale, riconosciuto solo lo scorso aprile dal Ministero dellโAgricoltura. per aprire accedere al fondo di solidarietร nazionale per le imprese colpiteย
A questa emergenza climatica si aggiunge poi il problema dellโinquinamento, in particolare quello storico prodotto dallโex Ilva, ma anche dalla raffineria Eni, dallโarsenale militare e dalla cantieristica navale. I livelli di metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze tossiche nelle acque e nei sedimenti hanno reso infatti impossibile la coltivazione e la commercializzazione delle cozze provenienti dal primo seno del Mar Piccolo, tradizionale cuore della mitilicoltura. Per questo motivo dal 2012 una specifica ordinanza regionale vieta la coltivazione e la commercializzazione di cozze di dimensioni superiori ai 3 centimetri provenienti da questa zona.ย
La situazione si รจ ulteriormente aggravata nel 2021, quando questa stessa area รจ stata sequestrata per lโelevata contaminazione da diossine. Dopo quattro anni, perรฒ, il dissequestro รจ ancora lontano. Nonostante lโautorizzazione a rimuovere gli impianti abusivi presenti nellโarea, la magistratura ha infatti confermato che le condizioni ambientali non sono migliorate, prolungando cosรฌ il blocco di una delle zone piรน importanti per la coltivazione dell’oro nero tarantino. Secondo i mitilicoltori, serviranno almeno dieci anni per completare le bonifiche, smantellare gli impianti abusivi e ottenere le concessioni necessarie, condannando cosรฌ il settore a una crisi prolungata.
La produzione si รจ cosรฌ spostata nel secondo seno del Mar Piccolo, ormai anch’esso sovraffollato e compromesso, rendendo urgente il trasferimento dell’allevamento delle cozze tarantine nel Mar Grande per favorirne la maturazione e ridurre la contaminazione da inquinanti. Al momento si tratta solo di un progetto, ma l’ombra di un rigassificatore nella rada del Mar Grande (frutto di un memorandum per la decarbonizzazione dell’acciaieria tra Adi, Ilva e Dri dโItalia)ย potrebbe complicare ulteriormente la situazione e il rilancio della pesca delle cozze tarantine. Senza unโinversione ambientale, il rischio di perdere questa eccellenza e con essa una parte fondamentale dellโidentitร e dellโeconomia di Taranto rimane elevato.
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