Congiuntura

Bene i formaggi, male il vino. Chi sale e chi scende nell'export agroalimentare del primo semestre 2025

L'analisi di Nomisma per Italia del Gusto mette a nudo la fragile geografia commerciale: "Bisogna diversificare i mercati, puntare sul sostegno istituzionale e su nuovi accordi di libero scambio"

  • 18 Settembre, 2025

L’export agroalimentare italiano si dimostra capace di affrontare la congiuntura negativa in questo primo semestre 2025, tuttavia l’imperativo, alla luce delle prospettive economiche future, deve essere quello di diversificare. Il messaggio arriva dall’analisi dell’osservatorio Nomisma per Italia del Gusto, condotta sulle vendite estere dei prodotti trasformati alimentari made in Italy. Tra gennaio e giugno 2025, i numeri dicono che le esportazioni segnano quasi il +6% in valore rispetto allo stesso periodo di un anno fa, dopo che il 2024 ha chiuso con oltre 58 miliardi di euro. Ma non tutti i comparti sono in positivo. E, a guardare l’andamento dei principali segmenti dell’agrifood, ci sono alcune sorprese.

Il vino perde terreno tra i top exporter

In generale, tutto il food and beverage italiano si è dimostrato meno performante nei primi sei mesi dell’anno (+5,9%) rispetto a quanto fatto in tutto il 2024 (+8,8%). Prima dell’Italia, nella classifica dei top exporter, ci sono Belgio (+7,8%), Germania (+9%), Polonia e Paesi Bassi. Questi ultimi con crescite nel semestre in doppia cifra, intorno all’11 per cento. Guardando ai singoli prodotti (quelli più importanti che sono elencati nella tabella qui sotto), l’export di vino nel semestre perde lo 0,5% in valore e il 3,1% a volume, secondo dati doganali elaborati da Nomisma per Italia del Gusto. Momento no anche per aceti e spiriti, con cali rispettivi in valore e volume di -2,1% e -2,3% per i primi e di -2,8% e -10,4% per i secondi.  Nella classifica spiccano in positivo le performance di cacao e cioccolata, prodotti lattiero-caseari, prodotti da forno, derivati della carne e del gruppo caffè, tè e spezie.

 

fonte Nomisma per Italia del Gusto – Primo semestre 2025

 

La diversificazione diventa strategica

A riflettere sullo scenario globale è Denis Pantini, responsabile agrifood di Nomisma. «Il quadro – ha dichiarato – evidenzia un’alterazione negli scambi di prodotti alimentari, principalmente a causa degli impatti della politica commerciale dell’amministrazione americana, con effetti che vanno oltre il commercio diretto verso gli Stati Uniti, estendendosi ad altri mercati di sbocco del nostro food&beverage». Una situazione che impone un cambio di strategia: «In una logica di diversificazione, lo sviluppo di nuovi mercati diventa prioritario in questo nuovo contesto geopolitico, da perseguire anche attraverso il supporto istituzionale, ad esempio, mediante nuovi accordi di libero scambio e sinergie promozionali e commerciali tra imprese», ha concluso Pantini. «Senza mercati più aperti e senza una forte regia istituzionale e associativa – ha sottolineato Alberto Volpe, dg di Italia del Gusto – l’Italia rischia di perdere quote in segmenti chiave».

Hand holding wine glass with city skyscrapers rooftop view

Focus Stati Uniti

Gli Stati Uniti sono, come è noto, uno dei mercati chiave per l’export del food and beverage italiano. Nel semestre 2025, il suo import in campo agroalimentare è salito del 12% (in base ai dazi doganali analizzati da Nomisma), con l’Italia terzo fornitore e una quota del 6 per cento. Tuttavia, gli andamenti tra i due trimestri sono molto diversi. Dopo il +14% del periodo gennaio-marzo, ci sono stati rallentamenti tra aprile e giugno. Il vino, per esempio, è passato dal +17% del primo trimestre al -10% del secondo; i formaggi da +18% a -41 per cento. Le simulazioni Nomisma mostrano che dazi al 15% negli Stati Uniti penalizzerebbero, in particolare, filiere come vino, pasta e lattiero-caseario.

Alcuni mercati alternativi

Spiccano, tra i mercati alternativi, la Spagna, tra i più dinamici d’Europa, con acquisti di prodotti italiani a +13% nel semestre, con forti crescite per formaggi (+65%) e bakery (+55%). Vini in calo del 5% a valore e del 12% a volume. Nomisma cita anche la Polonia, terzo mercato di sbocco Ue per l’Italia, con +16% generale nel semestre, e performance particolarmente interessanti per cioccolato (+37% a valore e -3% a volume), prodotti da forno (+15% e +6%) e formaggi (+11% e +5%). Qui il vino italiano tiene, con crescite a volume e valore intorno all’1 per cento. Per quanto riguarda, infine, il Brasile (principale mercato del Mercosur), la performance del semestre segna un +2% di acquisti dall’Italia, con cioccolata, prodotti da forno e formaggi sugli scudi, e un settore vitivinicolo che porta a casa un +8% a valore e un calo del 2% nelle quantità.

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