Il döner kebab non entrerà tra le specialità tutelate dall’Ue. A confermarlo a Euractiv è stato un portavoce della Commissione europea, precisando che il ritiro della richiesta del 23 settembre scorso ha interrotto automaticamente la procedura. Una vittoria del buonsenso con la Turchia che ha fatto un passo indietro nella richiesta di riconoscimento del döner kebab come Specialità Tradizionale Garantita in Europa.
Nell’aprile 2024 la Turchia, tramite la Federazione Internazionale del döner con sede in Turchia, ha chiesto alla Commissione europea di riconoscere il kebab come Specialità Tradizionale Garantita, vincolandone preparazione e servizio a una ricetta turca precisa che include l’uso di carni marinate specifiche. La proposta ha incontrato la netta opposizione della Germania, dove il döner kebab, introdotto negli anni ’70 dagli immigrati turchi, è diventato parte integrante della cultura alimentare e si è diffuso in versioni differenti come riflesso della diversità del Paese.
Il modello tedesco di kebab si è affermato anche oltre confine, soprattutto in Polonia, dove l’industria del settore oggi vale quasi mezzo miliardo di euro e il consumo tocca i 5 milioni di porzioni al giorno. Oggi il piatto viene proposto in forme sempre più varie, comprese le versioni vegetariane, segno della sua evoluzione e della capacità di adattarsi ai nuovi gusti dei consumatori europei.
Se fosse stata accolta la richiesta turca, la certificazione avrebbe imposto regole precise a chi vende kebab sotto la denominazione “döner” che avrebbero riguardato lo spessore delle fette di carne, l’età dell’animale macellato, ma anche le caratteristiche del coltello utilizzato per il taglio. Parametri che per molti consumatori potrebbero sembrare dettagli minori, ma che avrebbero potuto aprire un lungo contenzioso giuridico e commerciale. Un tema, questo, particolarmente sensibile in Germania, dove il döner kebab rappresenta un settore economico di rilievo con un fatturato annuo stimato di circa 3,5 miliardi di euro e un indotto che dà lavoro a circa 60mila persone, in gran parte legato alla presenza di una vasta diaspora turca che conta quasi tre milioni di residenti. Proprio questo legame culturale e sociale rende sorprendente la mossa turca, che avrebbe rischiato di trasformare una pietanza simbolo di condivisione in motivo di tensione diplomatica. Non a caso, la decisione da parte di Ankara di ritirare la propria richiesta, ha evitato potenziali frizioni ed è stata accolta con sollievo dai ristoratori europei.
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