A guardarlo il Pandorì, la nuova merendina di Bauli, tra le quasi 700 referenze della storica azienda veronese, è invitante, dalla consistenza soffice, la forma che ricorda quella di un fiore, avvolto nella tipica confezione color lilla che contraddistingue tutti i prodotti del marchio. Esteticamente sa il fatto suo, meno convincente, invece, il gusto. Il prodotto è arrivato quasi in concomitanza con l’annuncio dell’acquisizione di Olivieri 1882, storica pasticceria artigianale di Arzignano (VI).
Le merendine in commercio, si sa, sono tantissime. Abbiamo deciso di assaggiare il nuovo prodotto Bauli perché meglio di altri parla di un trend che sta crescendo negli ultimi anni, ovvero destagionalizzare i grandi lievitati natalizi. Prima fra tutti il panettone, e ora tocca al pandoro. Un’idea figlia di una visione attenta alla contemporaneità.
Il nome ammicca al dolce iconico prodotto anche da Bauli, ma avrà anche lo stesso sapore? Partiamo dall’odore. Nulla di sorprendente, è quello che ci si aspetta dalle merendine industriali: note dolciastre, assenti invece i sentori di vaniglia e burro tipici del pandoro. L’assaggio è in linea con la percezione olfattiva: tornano le note dolci che nel complesso però risultano un po’ eccessive. Il profilo aromatico richiama aromi artificiali, lasciando una sensazione amara una volta svanito l’effetto dolce e zuccherato.
Per quanto riguarda la struttura dei Pandorì ripieni, sia della “soffice pasta pandoro” sia della farcitura interna, con crema al latte e con crema al cioccolato (con olio di palma in entrambe), risulta un po’ collosa. Si appiccica al palato. Un plauso va sicuramente all’uso del lievito madre della casa, dal nome “Futura”.
Era il 2023 quando il pandoro Bauli arrivava primo nella nostra classifica dei pandori industriali. Fare un paragone che il nuovo prodotto, per quanto il richiamo in etichetta sia esplicito, è molto difficile. Certo è che il lievitato dell’azienda veronese ci aveva stupito, e nella scheda di degustazione riportavamo infatti sensazioni diverse da quelle odierne: «Il profumo promette bene con sentori di tuorlo d’uovo, vaniglia, odori di pasticceria che ricordano il pan brioche e la crema, puliti e rassicuranti. Altrettanto valido è l’assaggio, con note lattiche e sentori di caramello, un sapore dolce e infantile, equilibrato, che invoglia a mangiarne ancora. La struttura è soffice, ben lievitata, dalla buona masticabilità. La differenza con gli altri pandori in degustazione è netta».
Dal punto di vista degli ingredienti, il Pandorì contiene gli stessi del pandoro natalizio. A cambiare è l’ordine e quindi la composizione della ricetta: se nel grande lievitato i primi quattro componenti sono farina di grano tenero tipo “0”, uova fresche, zucchero e burro, nella merendina l’ordine cambia in farina di grano tenero tipo “0”, burro, zucchero, lievito naturale (frumento), con l’uovo (solo tuorlo) che balza in quinta posizione. Forse anche per questo nella confezione è indicato in modo chiaro che si tratta di una “ricetta speciale”.
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