Scrive il Corriere: “Genio o provocazione?” Probabilmente entrambe le cose! Ecco, parliamo della nuova cotoletta “alla milanese” di Carlo Cracco che non è certo nuovo a bersagliare la tradizione, in particolare la milanesità di una cucina che a Milano – che pure è città sufficientemente gastrofighetta – non accetta troppi sgarri sulla tipicità! Risotto e cotoletta non si toccano. E lui, chef Cracco, gioca e provoca. E magari fa pure cose buone, interessanti – come nell’ultima uscita – ma decisamente anche golose. Ma usciamo dalla retorica: parliamo della nuova boutade gastronomica dello chef acquisito-milanese che sostituisce la carne col pane raffermo e recupera la ciccia nel brodo di scarti. Quindi: zero waste. Ma tanto gusto, non c’è dubbio. E anche provocazione… geniale.
Il nome è un programma: Milano che avanza. Appunto, la cotoletta-non-cotoletta si fa a partire dagli avanzi. Un bel green washing per il piatto-bandiera della vecchia Milano, ma anche una dimostrazione di genio e di gusto – oltre che di eleganza e intelligenza nel rivisitare la tradizione – che punta appunto al zero sprechi: usa gli avanzi avanzati dalla “sua” Milano, ma fa anche avanzare un pochino il dibattito sul futuro del cibo senza “tradire” più di tanto, ma fiusto quel che basta a far discutere. Del resto, se non ci deve più sfamare perché siamo già alquanto satolli, a cosa serve la cucina d’autore se non a farci riflettere, pensare e discutere… Se la cultura e l’immaginazione sono le armi principali dell’umanità, beh, allora usiamole, no?
Sempre chef Cracco, più di una decina di anni fa, aveva tirato fuori un’altra provocazione bersagliando ancora il suo obiettivo preferito, la cotoletta: in questo caso però l’aveva scomposta unendo dopo averli tenuti separati carne e pane. E anche allora fece centro: polemiche, sconcerto, discussioni… ma in poco tempo quello divenne uno dei piatti più famosi sul web. Era una sorta di frittella di pane raffermo accanto a una bella fettina di Fassona battuta. La finezza, in quel caso, era nella frittura: olio di oliva e burro chiarificato, a recuperare la grassezza più antica della ricetta tradizionale. E per chiudere, niente spicchio di limone, ma agrume puro e dolce con una grattata di scorzetta: contrasto e nervo per un piatto di per sé comunque già poco… piatto!
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