“Sono passati ventotto anni e Pranzi d’autore torna in libreria. In questo lungo periodo il libro ha resistito in un suo percorso sotterraneo. Ha incontrato lettori che l’hanno custodito e apprezzato. La speranza è che ora ne trovi di nuovi.” Questo è l’augurio che Davide Orecchio riserva al libro della madre Oretta Bongarzoni nella postfazione di Pranzi d’autore. Le ricette della grande letteratura che uscirà a novembre per minimum fax. Il progetto grafico, la copertina e le illustrazioni sono di Agnese Pagliarini.
Nata nel 1939 a Roma, dopo non essere stata ammessa all’Accademia d’arte drammatica trovò la sua strada: si è laurea in filosofia e diventa giornalista. È stata redattrice culturale e cronista di Paese Sera, e ha collaborato con diverse riviste e agenzie di stampa, tra cui Wimbledon, Nuovi Argomenti e Ansa. Ha passato la sua vita tra la scrittura di articoli, libri e editoriali, viaggi e reportage, e interviste a filosofi. Tra le sue pubblicazioni, oltre a Pranzi d’autore. Le ricette della grande letteratura (Editori Riuniti, 1994), la Guida alle case celebri nel 1985.
Nel 2014 il figlio di Oretta, anche lui scrittore, nel suo blog (D.O) inizia a pubblicare le ricette letterarie e le pagine del vecchio libro di O.B, raccontando anche la sua personale storia sulla madre e sul libro. È lui a occuparsi della postfazione della nuova edizione dove, come nel blog, racconta della malattia in maniera dettagliata e cruda, ricordandola nel suo ultimo periodo di vita che coincise con la stesura di Pranzi d’autore.
Iniziò a batterlo a macchina nell’estate del 1994, dopo aver trovato l’editore era indecisa sul tema della pubblicazione e chiese consiglio al figlio: un saggio su mistiche e sante del Seicento o un manuale di ricette letterarie, questo era il dilemma. Lui scelse il primo, ma lei si mise subito a lavorare sul secondo, che ultimò in pochi mesi. Lo finì a settembre, e a novembre era già stato pubblicato, regalò una copia al figlio definendo il suo ultimo saggio: “il libro-sfizio di una madre avariata”. Ma è nel pieno della reclusione forzata per la pandemia che Davide capisce la più grande dote di Pranzi d’autore: dà sollievo, tira su il morale anche nelle giornate più buie, proprio come quelle in cui la madre lo stava scrivendo. E in un certo senso decide di allungare la vita del libro, calmante e lenitivo, nella speranza che possa dare beneficio anche ad altri.
Il progetto nasce dall’idea di sposare letteratura e cucina: “Il nostro elenco di autori e di relative ricette – incompleto, limitatissimo, steso un po’ anche per gioco – nasce dall’intenzione di andare a scovare il cibo fra le pagine di libri che, per così dire, «pensano ad altro»”. L’autrice a questo proposito chiama a raccolta i propri autori e libri preferiti da tutto il mondo, da cui seleziona le pagine che parlano di pasti, banchetti e piatti delle culture più diverse: dalla Louisiana di Chopin al Brasile di João Guimarães Rosa, dall’Irlanda di Joyce alla Francia di Flaubert. Dopo questa operazione critica si circonda di manuali per trovare i procedimenti di quelle ricette letterarie, dando origine a uno dei primi esempi di un genere che poi ha avuto gran successo.
Il libro ha la suddivisione classica in capitoli, ma è una sorta di Elenco delle pietanze, in cui si trovano: Antipasti, Primi piatti, Pesci, Carni, Piatti intermedi, Dolci, Frutta conservata e Pane per un totale di 60 ricette. Dalle melanzane dell’amore de L’amore ai tempi del colera di Gabriel García Márquez alle triglie fritte all’algerina de Lo straniero di Albert Camus, dalla Farinata (porridge) di Vita e morte del sindaco di Casterbridge di Thomas Hardy alle quaglie en sarcophage de Il pranzo di Babette di Karen Blixen. Queste e tante altre delizie che hanno insaporito le pagine delle nostre letture, ora possono appagare anche il nostro palato.
A ogni ricetta della grande letteratura è dedicata una parte che parla del libro da cui è tratta la pietanza, talvolta con virgolettati del testo stesso, la lista degli ingredienti e il procedimento per preparare il piatto, il tutto accompagnato dalle bellissime illustrazioni di Agnese Pagliarini. Le pietanze sono figlie del tempo delle opere letterarie da cui provengono, ovvero l’Ottocento e il Novecento, periodo in cui in tavola la carne primeggiava ed era anche la prediletta dell’autrice. Nella postfazione, Davide Orecchio conclude scusandosi a tal proposito: “P.S. Mi dispiace che le pietanze vegetariane siano poche, ma nell’Ottocento e Novecento, e nella letteratura di allora, regnava la carne. Il libro e la sua autrice sono figli di quel tempo”. Tuttavia l’Insalata di mele e sedano statunitense di Penne di Raymond Carver e il Salame di spinaci bulgaro dal romanzo La lingua salvata di Elias Cannetti, sono ottimi esempi di piatti a base di verdure del secolo scorso.
Pranzi d’autore. Le ricette della grande letteratura – Oretta Bongarzoni – minimum fax – 125 pp. – 20€
a cura di Vivian Petrini
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