
Che edizione sarà per l’Italia quella dei 50 Best Restaurants che verrà giocata in casa a Torino? In attesa del vero boom che si verificherà l’anno prossimo, quando le visite di questi giorni dei ristoranti torinesi, piemontesi e di tutta Italia da parte dei “voter” si trasformeranno in pacchetti di voti, non è lecito aspettarsi particolari exploit. L’Italia arriva a Torino 2025 con soli quattro ristoranti nella top 50 sancita dall’edizione di Las Vegas 2024: Lido 84 di Gardone Riviera (chef Riccardo Camanini) al 12° posto, Reale di Castel di Sangro (chef Niko Romito) al 19°, Piazza Duomo di Alba (chef Enrico Crippa) al 39°, Uliassi di Senigallia (chef Mauro Uliassi) al 50°. A questi si sommano Le Calandre di Rubano (chef Massimiliano Alajmo) al 51° posto e Atelier Norbert Niederkofler di Brunico al 52°. Sei ristoranti nella top cento, forse un po’ poco rispetto al peso della nostra gastronomia nel mondo, ma va considerato che negli ultimi anni il campo di azione della 50 Best si è allargato a livello geografico, includendo insegne di tanti Paesi un tempo marginali, e questo grazie anche ad azioni di marketing territoriale di molte nazioni che hanno preso a invitare critici, gastronomi, food writer a visitare i propri territori. L’anno scorso 26 Paesi piazzarono un’insegna nella top 50 e tra essi Eamirati Arabi, Colombia, Singapore, Cile, Corea del Sud, Messico, Argentina, Slovenia e Sudafrica. Insomma, la concorrenza è aumentata, prendiamone atto.
Crippa, il padrone di casa della 50 Best: “Io, un’anomalia nella classifica”
L’edizione 2024 fu piuttosto deludente rispetto alla precedente: a Valencia 2023 Lido 84 si era piazzato al 7° posto, il migliore risultato mai raggiunto da un ristorante italiano a parte l’Osteria Francescana, vincitrice nel 2016 e nel 2018 e nove volte nella top 10 prima che venisse introdotta la discutibile norma che impedisce a chi ha già vinto di concorrere ancora, relegandolo nella “hall fo fame” del Best of the Best. Camanini aveva quindi preso, in Nevada, cinque posizioni, mentre Reale di Niko Romito ne aveva perse tre (dal 16° al 19°), Uliassi 16 (dal 34° al 50°) Le Calandre 10 (dal 41° al 51°). Alla fine gli unici a sorridere erano stati Enrico Crippa (+3, dal 39° al 42°) e Norbert Niederkofler, al suo esordio nella lista con l’Atelier di Brunico (c’era già stato al 29° posto nel 2022 con il St. Hubertus).
Riccardo Camanini di Lido 84, 12° nel 2024
Quest’anno è possibile immaginare un’ulteriore crescita proprio di questi ultimi due. Enrico Crippa potrebbe avvantaggiarsi del fatto che tra gli “inventori” del 50 Best torinese c’è la famiglia Ceretto, regina del Barolo e proprietaria del suo ristorante di Alba. Naturalmente il processo di voto è indipendente (e certificato come tale da Deloitte) ma non è da escludere una sorta di gratitudine preventiva da parte di alcuni voter per i padroni di casa più padroni di tutti. E’ poi probabile che Niederkofler faccia ingresso trionfale nella top 50 scalando qualche posizione. Scommetteremmo sul fatto che Camanini, Romito e Uliassi si confermino nel Gotha internazionale ma è difficile capire in quale posizione. La fluttuazione dei ristoranti nella classifica dipende infatti da vari fattori, alcuni imprevedibili, tra i quali la reputazione di un certo ristorante, l’hype globale, il legame con gli sponsor della manifestazione e con il mondo 50 Best in generale, il turn over tra i giurati (il 25 per cento ogni anno cambia) e i viaggi da loro compiuti negli ultimi tempi. Perché al di là di ogni altra considerazione, nessuno dei 1080 voter (40 ciascuno per 27 regioni del mondo) potrà scegliere di segnalare un ristorante dove non ha avuto occasione di andare perché sconosciuto, lontano o sperduto. Esemplare da questo punto di vista il caso di Jessica Rosval del Gatto Verde di Modena, il secondo ristorante di Bottura. La chef canadese è indubbiamente bravissima, ma ha dalla sua la poderosa influenza del suo mentore, uno che nel circo dei 50 Best pesa tantissimo, il suo ruolo di chef ambassador di illy, che dei 50 Best è sponsor, e il premio ricevuto l’anno scorso a Las Vegas come Champions of Change. Per questo l’ingresso quest’anno del Gatto Verde al posto numero 92 nella lista dal 51° al 100° posto, che viene svelata sempre qualche settimana prima dei 50 Best – l’unica new entry italiana – è una bella ma non certo sorprendente notizia. Diciamo che era nell’aria.
Jessica Rosval, che del Gatto Verde, al 92° posto
Norbert Niederkofler
E il resto? Tremano gli Alajmo; l’anno scorso erano al 51° posto, quest’anno nella lista 51/100 non ci sono, quindi o sono stati promossi e hanno fatto ritorno nella top 50 in cui sono di casa (con 16 presenze sono in testa in Italia) o sono stati clamorosamente esclusi. Pensiamo sia molto difficile che ci sia stato un nuovo ingresso tricolore in alto in classifica, le uniche possibili sorprese potrebbero riguardare Giancarlo Perbellini, nella sua piena maturità di splendido sessantenne, e Diego Rossi, amato e conosciuto nel mondo e molto incline alle relazioni internazionali eppure con quell’allure da dropout che in chiave 50 Best può funzionare: sarebbe un bel regalo per il decimo compleanno del suo Trippa a Milano. Ma sono suggestioni su cui non scommetteremmo più di un euro. Del resto da diversi anni i ristoranti italiani da 50 Best sono più o meno sempre quelli, con esclusi eccellenti come Antonino Cannavacciuolo, Heinz Beck, Enrico Bartolini (che ha fatto una fugace comparsa solo alla posizione 85 nel 2023), Moreno Cedroni, i Cerea, i Santini, l’Enoteca Pinchiorri. Il ristorante Italia, secondo la giuria della più importante classifica internazionale, questo può servire.
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