Con il deposito presso la Corte Suprema di Cassazione prende il via la raccolta delle 50mila firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Introduzione dell’insegnamento dell’Educazione alimentare, ambientale e agli stili di vita sani nelle scuole, enti di istruzione e formazione di Forze Armate, Forze di Polizia e di pubblico soccorso”, promossa dal Comitato Longaevitas. La norma punta a promuovere stili di vita sani attraverso l’educazione alimentare e ambientale, valorizzando la dieta mediterranea e il patrimonio culinario italiano. Ne abbiamo parlato con il portavoce del comitato promotore Federico Menetto.
Come nasce questa proposta di legge?
Anzitutto, mi preme specificare che questa si tratta di una campagna di sensibilizzazione che non ha colore politico. L’esigenza di avere uno stile di vita sano non può essere attribuita ad alcuno schieramento politico. Detto ciò la proposta di legge di iniziativa popolare nasce dall’esigenza di rendere le scuole di ogni ordine e grado protagoniste nella formazione e nella conoscenza di ciò che rende uno stile di vita sano e salubre. In questo contesto l’alimentazione è fondamentale per gettare le basi di un percorso che, se ben applicato, porterebbe la popolazione a subire meno l’effetto di determinate patologie che oggi intasano il sistema sanitario nazionale. Mangiare bene ci fa ammalare meno e, nel prossimo futuro, ne potremo beneficiare tutti.
Nel 2023 il deputato Antonino Minardo depositò una proposta di legge simile di cui però non si è saputo più nulla. Avete deciso di riprendere in mano quei concetti?
Quella proposta di legge la conosciamo bene perché è stato il primo step attraverso il quale abbiamo deciso di muoverci. Se si passa attraverso deputati e senatori l’iter per queste leggi è sicuramente più veloce in quanto non c’è bisogno di raccogliere 50mila firme. Purtroppo in quel caso la legge è rimasta bloccata in Commissione Cultura e abbiamo deciso di riprovarci attraverso l’iter della proposta di legge di iniziativa popolare che obbligherà il Parlamento a discuterla.
Quali sono i messaggi che verrebbero veicolati nelle scuole?
Noi vorremmo che ogni cittadino abbia gli strumenti per vivere meglio a cominciare da quelli nozionistici. In Italia è sempre più crescente il problema del sovrappeso e dell’obesità, compresa quella infantile, ma ci sono anche le questioni relative ai disturbi del comportamento alimentare, della sedentarietà e delle patologie croniche generative. Queste sono problematiche che un Paese si porta avanti per decenni, con ricadute importanti sulla salute delle singole persone e sul sistema sanitario nazionale. Le parlo, inoltre, di un percorso che ho vissuto su me stesso. Io fino a poco tempo fa pesavo 30 chili in più ed era diventato problematico anche il fatto di fare da portavoce di un’iniziativa del genere. Oggi con 30 chili in meno mi è cambiata la vita e lo devo alla mia forza di volontà e a ciò che mi ha insegnato il coach che mi ha seguito. Ecco noi vorremmo dare la possibilità a tutti di avere degli esperti che li indirizzino verso uno stile di vita più sano che potrebbe essere la chiave per migliorare sia la vita delle singole persone che, in prospettiva, la salute del Paese.
Chi sarebbero gli attori coinvolti nei progetti educativi nelle scuole? Si punta alla formazione di personale interno o di esperti esterni?
Ogni anno dalle nostre università escono centinaia di esperti che potrebbero mettere a disposizione il loro know how, come succede in altri settori, combinando attività formativa e libera professione. Mi riferisco ovviamente a figure come dietologi, nutrizionisti e professionisti del settore che facciano capire il valore aggiunto di una giusta alimentazione e di uno stile di vita sano. Ma queste sono specifiche che si affronteranno nel dettaglio quando il testo arriverà in Parlamento.
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