Coldiretti, Cia-Agricoltori italiani e Confagricoltura hanno incontrato una delegazione del Governo a Palazzo Chigi in vista della Legge di bilancio 2026, in fase di definizione. Il settore primario ha messo sul tavolo le urgenze delle imprese agricole, concentrandosi sulle necessità delle filiere più in difficoltà, chiedendo diversi interventi tra cui misure di natura fiscale, un sostegno per il rilancio dei consumi interni, una maggiore promozione compreso il settore vitivinicolo, a cui il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha recentemente promesso sia risorse straordinarie sia una campagna di comunicazione da abbinare alla candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’Unesco.
Sul vitivinicolo, in particolare, si è concentrata la Cia-Agricoltori italiani. «Le difficoltà legate a problematiche climatiche, crisi dei mercati e costi di produzione in aumento stanno mettendo a rischio la competitività delle imprese vitivinicole, con ripercussioni pesanti sull’intera filiera», ha sottolineato il presidente Cristiano Fini. Durante l’incontro, la Cia ha rinnovato al Governo l’appello ad adottate misure «concrete e tempestive per stimolare la ripresa dei consumi alimentari. In un contesto di mercato sfidante, sono necessari interventi mirati a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie e per la promozione dei prodotti agricoli nazionali, valorizzando qualità e sicurezza alimentare Made in Italy». La Cia (che ha sollecitato interventi anche per il comparto cerealicolo) ha apprezzato lo sforzo del Cdm che ha licenziato il Ddl Coltiva Italia, chiedendo che il provvedimento sia incardinato da subito in Parlamento: «Sarebbe auspicabile che alcune delle misure contenute fossero anticipate, per produrre i propri effetti a partire dal primo gennaio 2026».
Confagricoltura, preoccupata per una riforma della Pac che, nel disegno della Commissione Ue, prevede tagli di oltre il 20% alle risorse, ha chiesto la proroga del regime speciale dell’Irpef agricola agevolata, con esenzione fino a 10mila euro e riduzione al 50% fino a 15mila euro. «Misura importante – ha detto Roberto Caponi, direttore generale – che dovrebbe diventare strutturale. Abbiamo chiesto, inoltre, di continuare a investire sulla digitalizzazione, rifinanziando Transizione 4.0, largamente utilizzato dalle imprese agricole, con risorse Pnrr non impiegate per il 5.0». Il sindacato di Palazzo Della Valle ha proposto al Governo Meloni di «rendere più attrattive le retribuzioni, attraverso una riduzione della tassazione sugli incrementi derivanti dai rinnovi contrattuali e dagli straordinari». Chiesto, infine, il rifinanziamento della Zes unica (zona economica speciale) per il Mezzogiorno, l’Iva agevolata al 4% per tutti i prodotti avicoli e l’istituzione di un fondo con dotazione adeguata per le emergenze destinato alle aziende agricole «utilizzabile senza particolari oneri burocratici».
Rafforzare le politiche di internazionalizzazione per valorizzare il Made in Italy agroalimentare, anche potenziando il ruolo dell’Ice e delle altre agenzie. La Coldiretti, attraverso il presidente Ettore Prandini, ha chiesto nuove risorse per nuovi investimenti, in modo da «mantenere i mercati già consolidati e favorire la crescita nei mercati emergenti». Sull’Irpef per i redditi fino a 50mila euro, il sindacato ha chiesto di accompagnare la misura con la conferma dell’esonero dal prelievo Irpef sui redditi agrari e dominicali dei coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti alla gestione previdenziale agricola: «Occorre dare un segnale concreto in busta paga, in particolare ai giovani». Chiesta la proroga e il rafforzamento del credito d’imposta 4.0, insieme all’ampliamento della platea delle imprese agricole riconosciute come energivore. Infine, Prandini ha auspicato l’estensione al settore brassicolo delle norme su enoturismo e oleoturismo e l’inserimento stabile del lavoro occasionale in agricoltura, dopo i risultati positivi della fase sperimentale.
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