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Il lato b ella ristorazione

Un libro racconta lo sfruttamento visto da un cameriere

"Risto Reich" di Luigi Chiarella racconta in forma di romanzo (autobiografico) la vita di chi lavora nei ristoranti italiani di Vienna, tra straordinari ignorati, giornate di 14 ore e pochissimi diritti

  • 01 Maggio, 2025

Cโ€™รจ un โ€œworking class heroโ€ piรน โ€œheroโ€ di un cameriere, al giorno dโ€™oggi? Sรฌ, forse cโ€™รจ, basti pensare, senza allontanarsi troppo dal ristorante, ai poveri rider, ultimi anelli della catena alimentare della gastronomia, con i loro scooter sfiatati e le loro pizze da non far diventare (troppo) fredde. Perรฒ anche i camerieri, nel loro piccolo, si incazzano. Invocati come messia da ristoratori a corto di personale e malgrado ciรฒ sempre e comunque con il coltello dalla parte della lama, sono i veri proletari del nostro tempo, anche se con scarpe lucide e papillon (talora).

La copertina di “Risto Reich”

Dining room confidential

Certo, non รจ per tutti cosรฌ, non รจ dappertutto cosรฌ. Ci sono storie virtuose di rispetto, di stipendi giusti, di orari osservati, di straordinari pagati, che riguardano soprattutto il fine dining e i gruppi gestiti con precisione imprenditoriale. Ma queste sono storie che non fanno notizia, anzi non fanno romanzo. La letteratura sulla ristorazione si nutre soprattutto di storiacce, come quelle raccontate ds Luigi Chiarella nel libro Risto Reichย (sottotitolo โ€œIl Lavoro del Cameriereโ€) da poco uscito per Alegre (368 pagine, 17 euro), il โ€œdining room confidentialโ€ raccontato dal punto di vista di chi come lโ€™autore questo lavoro lo ha fatto.

Luigi Chiarella

Storie vere, troppo vere

Calabrese, classe 1976, Chiarella รจ attore e autore di testi teatrali, vive a Vienna, dove ha dovuto spesso mantenersi lavorando nei ristoranti della capitale austriaca. Un clichรฉ, questo: ricordate la battuta che gira molto tra gli attori squattrinati che gravitano attorno a Broadway? โ€œChe lavoro fai?โ€. โ€œLโ€™attoreโ€. โ€œAh, e in quale ristorante?โ€. Chiarella questa vita lโ€™ha fatta davvero, per dieci anni, e la circostanza che le sue esperienze siano state vissute a Vienna non rende la denuncia meno forte: il protagonista del romanzo (che tanto romanzo non รจ, lโ€™avrete capito) รจ appena giunto in Austria, mastica poco di tedesco e quindi cerca lavoro nel giro dei ristoranti italiani, dove puรฒ parlare la sua lingua con proprietari sfuggenti, direttori nazisti (โ€œo cosรฌ o la porta รจ quellaโ€), colleghi nonnisti, ladri, scorretti, loschi, violenti e qualche volta perfino umani.

Il lato B della ristorazione

Quello che Chiarella racconta รจ il lato B della ristorazione, le โ€œcene di lotta di classeโ€ che sono alla base dellโ€™industria del piacere gastronomico. Un mondo fatto di contratti a dieci ore per lavorarne cinquanta a settimana, di giorni di riposo saltati, di tutele assenti, di mance sparite, di cazziatoni e minacce, di tatuaggi coperti e orecchini fatti togliere, di clienti cafoni, di cuochi incattiviti, di regole insensate. โ€œNon cโ€™รจ giorno โ€“ racconta il protagonista Luigi descrivendo il clima di uno dei primi ristoranti in cui si trova a lavorare โ€“ che passi senza che Toni minacci qualcosa o qualcuno. Anche se non รจ successo nulla, anche se non serve. E poi non cโ€™รจ giorno senza una nuova legge, le regole che sforna di continuo le chiama leggi. Troviamo i fogli degli editti appiccicati con lo scotch sui muri dello spogliatoio, nellโ€™angolo nascosto dietro al bar, sul muro della cucina di fronte allโ€™ingresso, cosรฌ che entrando ce li troviamo sempre davanti agli occhiโ€.

Un ristorante italiano a Vienna

La banalitร  dell’abuso

Naturalmente la vita da cameriere per chi รจ come Luigi รจ una vita di perenni cambiamenti. A volte viene licenziato in tronco, altre volte รจ lui stesso ad andarsene per evitare che la situazione trascenda, in un caso addirittura viene scambiato tra due ristoranti di titolari amici come fosse un calciatore un poโ€™ scarso. Malgrado questo lui si adatta, migliora, si fa furbo, usa lโ€™ironia come arma e la bellezza come via di fuga, capisce come muoversi e riesce sempre a cavarsela, in qualche modo. Cโ€™รจ da giurare che di vessazioni, nel mondo della ristorazione (austriaca o italiana) ce ne siano di ben peggiori di quelle raccontate da Chiarella. Eppure รจ proprio questa mancanza di un climax drammatico che sembra sempre in procinto di arrivare ma alla fine non arriva mai a dare il verso senso del racconto di โ€œRisto Reichโ€: la banalitร  dellโ€™abuso, lโ€™assuefazione a un sistema di prepotenze e diritti negati che in molti accettano per mancanza di alternative e perchรฉ alla fine quello del cameriere รจ il primo lavoro che ci si adatta a fare quando non si sa cosa altro fare, sempre meglio che morire di fame, perchรฉ di camerieri cโ€™รจ sempre bisogno e nellโ€™incessante turn-over alla fine cโ€™รจ posto per tutti. Ma sappiate che ogni volta che mangiate un piatto in un ristorante, probabilmente quel piatto ha un ingrediente che non figura nel menu: lo sfruttamento.

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