Era il “brontolone d’oro” del tennis mondiale. Andy Murray, scozzese fiero, mascella contratta e rovescio bimane chirurgico, ha costruito la sua leggenda su una miscela esplosiva di talento, ossessione e malinconia. Tre Slam, due ori olimpici, un trionfo a Wimbledon che lo ha portato a conquistare anche il titolo di Sir essendo stato nominato Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico per i suoi meriti sportivi. La sua è stata una carriera costellata da infortuni, rimonte impossibili e interviste sgarbate. Oggi, a 37 anni e con una protesi all’anca, Murray è ancora in campo. Ma con una nuova sfida: ottenere la stella Michelin.
Il campo da gioco? Cromlix, la tenuta vittoriana che possiede dal 2013 nei pressi di Dunblane, suo paese natale. Fino a poco fa un boutique hotel elegante e un po’ freddo. Ora un progetto gastronomico vero, ambizioso, personale. La notizia è fresca: Murray ha affidato la cucina a James Mearing, giovane chef con pedigree da Londra e mano decisa che sostituisce il suo collega Darin Campbell. Obiettivo dichiarato: entrare nella Guida Rossa entro il 2027.
Chef James Mearing (a sinistra) e il collega Darin Campbell
La mossa non è solo di immagine. Murray ha finanziato la costruzione di un orto biologico a pochi passi dalla cucina, selezionando colture antiche e varietà locali. «Voglio che ogni piatto racconti la Scozia – ha detto a The Times – ma senza nostalgia da cartolina». Il menu cambia ogni settimana, ma ruota attorno a pochi capisaldi: capriolo delle Highlands, cavolfiori affumicati al legno di betulla, agnello con menta e whisky, uova d’anatra fritte in burro di alghe.
Il servizio è sobrio, il luogo incantevole. Nulla di lezioso. Cromlix oggi è un luogo in cui l’ex numero uno del mondo, ancora in pantaloncini, supervisiona l’orto al mattino e discute con sommelier nel pomeriggio. Non ha ceduto alla retorica delle celebrity kitchen. Qui si respira concentrazione, e qualcosa che somiglia alla pace.
È come se Murray avesse tradotto il suo tennis (preciso, nervoso, cerebrale) in un’esperienza di sala. Poca scena, zero urletti. Ma se assaggi l’antipasto di cervo marinato e cavolo riccio, capisci subito che è la solita, ostinata, rincorsa alla perfezione.
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