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Tendenze gastronomiche: cosa, come e dove mangeremo? Il futuro del cibo

Radicalizzazione, estremizzazione, eccessoโ€ฆ Sembrano queste, nel bene e nel male, le parole dโ€™ordine attraverso cui chef, ristoratori, imprenditori del food business si preparano ad affrontare il futuro prossimo. Che si tratti di concetti, di ingredienti, di ambienti, di atmosfere, tutto sembra concentrarsi e spingersi a conclusioni radicali.

Le tendenze del futuro: come, dove e cosa mangeremo

โ€œLโ€™ospite รจ sovranoโ€, diceva qualche mese fa Elena Arzak dal palco del Kursaal di San Sebastiรกn. Dal congresso Gastronomika lanciava una riflessione dalla portata rivoluzionaria, in quel contesto: โ€œC’รจ un nuovo pubblico con molteplici e diverse sensibilitร , con intolleranze e che vuole sfuggire al menu degustazione: perchรฉ vuole scegliere, vivere un’esperienza unica e personaleโ€. Non รจ un’ovvietร , soprattutto nel paese della dittatura dei tasting menu infiniti. Che sia un’idea poi rimasta tale, o un seme che germinerร  con i tempi dovuti, รจ comunque una riflessione emblematica di un mondo: quello dell’alta ristorazione, che deve farsi i propri conti, talvolta in senso letterale, in tasca e sul campo.

Cambiamenti e ricerca

Se un gigante come Albert Adriร  โ€“ sรฌ, proprio lui โ€“ ha dovuto cambiare in corsa il format del suo Enigma, eliminando il โ€œdegustazione obbligatoโ€ e adeguando gli orari alle esigenze dei suoi clienti, significa che i tempi sono davvero cambiati. O stanno cambiando: lรฌ in Spagna, cosรฌ come โ€“ tutto lascia supporre โ€“ qui da noi. Non solo per i venti di crisi che si abbattono su un’Europa giร  prostrata dal Covid (e ora agitata da echi di guerra), ma proprio per un ribaltamento di esigenze e prioritร , di chi frequenta i ristoranti come di chi ci lavora. E non รจ un caso se proliferano locali informali che si pongono a metร  tra wine bar e ristorante, spesso a opera proprio di persone che hanno trascorsi nell’alta ristorazione, che hanno scelto di svincolarsi da certe ritualitร  e da obblighi dati per scontati. Eccoli cosรฌ rimodulare cantine molto personali, cucine precise, carte smilze firmate da chef e imprenditori che spesso rinunciano alla tradizionale ripartizione in portate a favore di un elenco unico di piatti, grandi e piccoli, fruibili in modo libero. รˆ il segnale di un desiderio di leggerezza e libertร . รˆ un indizio, non l’unico, di un mondo che ripensa se stesso, nelle forme come nei contenuti.

Proprio dei contenuti, spesso, si percepiscono anteprime proprio nei congressi che presentano riflessioni, ricerche, proposte e novitร  in movimento allโ€™interno del settore. E se si immagina che si rivolgano a un auditorium ristretto, quello del fine dining che secondo qualcuno ormai sta appassendo, bisogna ascoltare Niko Romito quando dice che no, non รจ cosรฌ. โ€œC’รจ un dialogo aperto tra cucina alta e bassaโ€, riflette lo chef abruzzese. L’alta ristorazione ha tempi, spazi, risorse umane (anche se non sempre quelle economiche!) per fare ricerca, quella sperimentazione che poi verrร  assorbita dall’intero mondo ristorativo e spesso (guarda proprio la storia di Adriร ) anche dallโ€™industria alimentare. Se oggi ci sono strumenti alla portata di tutti, se si hanno conoscenze tecniche che rendono la nostra tavola piรน sicura, leggera e gustosa, questo si deve alla ristorazione โ€œaltaโ€ che รจ stata pioniera e alle sue conquiste poi declinate in diverse forme: โ€œUn sistema gastronomico funziona quando la cucina di ricerca influenza altri tipi di modelli piรน democratici, persino quelli legati alla ristorazione collettivaโ€, come l’esperienza di Intelligenza Nutrizionale di Romito, nella mensa dell’ospedale Cristo Re, dimostra.

Ingredienti e ruolo del cuoco

Il compito di certa cucina รจ anche porsi delle domande, e spesso il luogo per farlo sono i congressi, come nel caso di Identitร  Golose, dove Romito e Cracco, in momenti diversi ma perfettamente allineati, hanno suggerito l’esigenza di riformulare il concetto di rispetto della materia prima, perchรฉ quella narrazione che vuole che un prodotto di qualitร  non si debba toccare affatto รจ un enorme fraintendimento: โ€œIl rispetto deve arrivare a monte, nella conoscenza approfondita del prodotto, dopo dobbiamo usare tutte le conoscenze tecniche a disposizione per farla esprimere al massimoโ€, รจ il punto di vista di Romito, sintetizzato dalla chiosa di Carlo Cracco, โ€œaltrimenti il cuoco che ci sta a fare?โ€. E se le esigenze alimentari si fanno sempre piรน impellenti, รจ la ricerca che spinge per trovare risposte adeguate, per esempio per ampliare il paniere alimentare, indagando il potenziale gastronomico di alcuni elementi o di parti di essi (piaccia o no, l’apertura alla farina di grilli va in questa direzione: trovare fonti di proteine animali che non gravino sull’ambiente in termini di emissioni e consumo del suolo.

E a proposito di entomofagia: secondo la Fao gli insetti edibili sono parte della cultura alimentare di oltre 2 miliardi di persone nel mondo, e alcuni di questi hanno fatto il loro ingresso nella cucina d’autore giร  da tempo, come le formiche dal sapore di lemongrass nei piatti di Alex Atala), o per trovare formule efficaci di sostenibilitร  gastronomica, quella che passa attraverso il riuso, la riduzione degli scarti, la valorizzazione in ogni parte delle materie prime. Ma la strada della sostenibilitร  รจ tortuosa, se affrontata con senso critico; prendi il concetto del no waste: siamo sicuri che cuocere delle bucce per un’intera notte non abbia un impatto ambientale maggiore che buttarle? โ€œDipende, soprattutto dalla quantitร  di scartiโ€, replicano Valerio Serino e Lucia De Luca (Terra a Copenaghen, Green Star Michelin per la sostenibilitร ). Oppure il foraging, che tutt’altro che essere un bene in sรฉ e per sรฉ, puรฒ rappresentare una minaccia al mondo selvatico: raccogliere quel che รจ raro puรฒ danneggiare gli ecosistemi. Di questo e di altro si parla nei congressi, quando โ€“ accanto alla genesi dei nuovi piatti โ€“ si cerca di andare a fondo su temi chiave non solo della tavola, ma del nostro presente. Abbiamo cercato di riunire qui gli spunti piรน interessanti, ascoltati nelle prime settimane del nuovo anno, in Spagna, tra Gastronomika e Madrid Fusiรณn, e a Milano, nei giorni di Identitร  Golose. Ne emerso un reticolo di connessioni e ragionamenti che portano a disegnare il profilo del cibo che sarร .

a cura di Antonella De Santis
illustrazioni di Andrea Morini

QUESTO รˆ NULLAโ€ฆ

Comunicazione, eccessi e showbusiness, co-working e restaurant sharing, private dining, autarchia alimentare, texture e struttura, monoingredienti e monocromatismi sono solo alcune tra le tendenze analizzate nellโ€™articolo completo uscito sul Mensile di marzo del Gambero Rosso.

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