
Tra un set a Palermo e una scena sul Lago Maggiore, Theo James ha trovato il tempo per dare forma a un progetto che racconta più di ogni ruolo il suo legame con l’Italia. Si chiama Lupa, aprirà a fine giugno a Londra, e sarà un’osteria romana nel senso più sincero del termine: pochi coperti, tavoli condivisi, piatti popolari. Un’idea nata dai suoi viaggi, dal tempo passato a Roma durante le riprese di White Lotus e da quell’affinità profonda con il nostro paese che l’attore – britannico di origini greche – definisce parte integrante della sua identità.
Lupa sorgerà nel quartiere di Highbury, a nord di Londra, in un piccolo spazio da 28 coperti, arredato con gusto essenziale, senza formalismi. Tavoli in legno da condividere, tovagliette di carta, piatti da osteria. Lo chef è Naz Hassan, già nei team di Pidgin, Clipstone, Neo Bistro e BiBi, con una formazione anche in Italia: la sua cucina propone piatti romani classici – carbonara, amatriciana, cacio e pepe, fiori di zucca ripieni, carciofi alla romana, porchetta con fegatini – e nei weekend si aggiungeranno lasagne, maritozzi e patate alla romana. In occasione delle partite dell’Arsenal, sarà disponibile anche un servizio da asporto con panini alla porchetta. Il bere è all’italiana, con spritz, cocktail semplici e una selezione di vini accessibili. Il locale si trova al civico 73 di Highbury Park, laddove un tempo sorgeva l’Highbury Arts Club, e punta a diventare un classico del quartiere, più che una meta da copertina. Gli interni sono stati curati da Templeton e James con un’estetica calda e semplice: panchine artigianali, vasi in ceramica, luce naturale. Un progetto costruito con calma, in 18 mesi di lavoro, che racconta il legame profondo dell’attore con l’Italia, non solo cinematografico ma personale, affettivo e culturale.
«Mi sono sposato in Toscana. Ho lavorato in Sicilia. Ora sto girando sul Lago di Como», racconta James a Repubblica. «L’Italia fa parte della mia identità: per clima, cultura e cibo, sento una vicinanza naturale». L’idea di aprire un ristorante nasce da lì: da un sentimento più che da una strategia. «Ci tenevo a fare qualcosa che avesse un legame reale con ciò che amo», dice. E aggiunge, ironico: «Domani torno a Londra a dipingere i muri. Scherzo. Più o meno».
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