Da mesi, lโIndia รจ in allerta per le proteste diffuse degli agricoltori, in dissenso con le nuove leggi in materia di agricoltura approvate dal governo di Narendra Modi, senza prima consultare le parti in causa. Col passare delle settimane lโinsofferenza รจ montata fino a degenerare in scene da guerriglia urbana, con le forze armate chiamate ad arginare la rabbia dei manifestanti, sfociata in episodi di violenza. Quella che si configura, dunque, รจ una vera rivoluzione agricola che ha giร trovato il suo simbolo nella โpresaโ del Forte Rosso, lo scorso 26 gennaio, nel giorno della Festa della Repubblica, a opera dei contadini in rivolta. Tra i monumenti piรน celebre di Delhi, la cittadella rossa costruita in epoca Mughal รจ stata vandalizzata dai manifestanti, riportando danni evidenti ancora non quantificati dalle autoritร . Sono queste le immagini che hanno fatto il giro del mondo, sovrastando il senso di una protesta che in realtร molti agricoltori stanno conducendo pacificamente ormai da due mesi alle porte della cittร e in altre localitร indiane.
Cosa sta succedendo, davvero, in India? E perchรฉ il settore agricolo รจ in rivolta? Allโinizio di novembre scorso, piรน di 200 sindacati agricoli di 22 stati indiani organizzavano un blocco stradale nazionale contro la riforma agraria introdotta allโinizio dellโautunno dal primo ministro Modi, che in India governa con la maggioranza assoluta, accusato di avvantaggiare le multinazionali a discapito degli agricoltori. Il disappunto รจ legato principalmente allโabolizione del sistema tradizionale dei mercati โmandiโ, che permette agli agricoltori di vendere direttamente i propri prodotti a punti di raccolta statali presenti nei centri rurali, confrontandosi con il governo locale per il pagamento di eventuali dazi e tasse. Un sistema, questo, che garantisce grande potere economico ai governi locali, di fatto principali distributori dei prodotti agricoli del territorio di pertinenza (non a caso, le istituzioni locali si occupano anche dello stoccaggio dei prodotti, mediante agenzie pubbliche). A beneficiarne, finora, sono stati soprattutto gli Stati piรน produttivi, come il Punjab e lโHaryana, considerati i granai dellโIndia, che gestiscono il commercio dellโ85% dei cereali in India, godendo di un prezzo calmierato.
Lโintenzione della riforma agricola, invece, รจ quella di favorire gli investimenti privati per produzione e distribuzione, sottraendo potere agli stati locali, per stimolare la competitivitร nel settore agricolo. Ma questo minaccia di complicare lโattivitร dei contadini, abituati ad avere un referente diretto e sicuro per la vendita dei propri prodotti, senza lโinterferenza di intermediari (mentre il timore piรน grande รจ che al sistema โstataleโ si sostituiscano potenti monopoli privati, disinteressati a retribuire il lavoro dei contadini al prezzo finora garantito, e pagato in anticipo, dagli Stati; ma il governo centrale assicura che non sarร abolito il โprezzo di sostegno minimoโ). La questione riguarda il 70% delle famiglie indiane, dipendenti dal lavoro agricolo su piccoli appezzamenti e giร prostrate dalla siccitร . Inoltre, la liberalizzazione del commercio agricolo finirebbe, inevitabilmente, per danneggiare gli stati che finora hanno proliferato sulle proprie risorse agricole. Ecco perchรฉ, dietro alla protesta che ormai infiamma il Paese, a partire dalla prima โmarciaโ su Delhi, si intrecciano motivi economici, sociali e politici, interdipendenti gli uni dagli altri.
Dopo settimane di proteste, allโinizio di dicembre, mentre migliaia di persone scioperavano a sostegno del settore agricolo (paralizzando anche la circolazione ferroviaria), il governo รจ tornato a riunirsi per discutere eventuali emendamenti alla riforma, presentati dal partito di opposizione, il Congresso Nazionale Indiano, che ha sempre sostenuto gli agricoltori nella rivolta. Lโimpossibilitร di giungere a un compromesso, nonostante i ripetuti negoziati e lโintercessione della Corte Suprema (che allโinizio di gennaio ha bloccato la riforma per esaminarne la validitร costituzionale), perรฒ, ha rinsaldato la resistenza degli agricoltori, che tuttora sono accampati alle porte della capitale indiana, con i loro trattori al seguito. Cosรฌ si arriva agli ultimi giorni, con la disponibilitร del Ministro dellโAgricoltura a rinviare per un periodo di 18 mesi lโintroduzione delle nuove leggi, per ridiscuterle con i sindacati. Proposta al vaglio del movimento agricolo, che perรฒ non ha impedito ai manifestanti โ decine di migliaia di agricoltori โ di entrare a Delhi con mezzi agricoli e cavalli lo scorso 26 gennaio, nel corso di una marcia autorizzata che ha finito per deviare dal percorso consentito, rompendo le barricate della polizia. Bilancio: un morto, centinaia di feriti, diversi arresti. Ora i sindacati, che hanno condannato le violenze – come peraltro la maggior parte degli agricoltori, che hanno sempre agito in modo pacifico – premono per la prudenza: la marcia verso il Parlamento prevista per il prossimo 1 febbraio รจ stata cancellata. Sarร invece indetto uno sciopero della fame. Resta da capire come โ e se โ sarร possibile trovare un accordo, mentre il governo di Modi annaspa tra le difficoltร .
a cura di Livia Montagnoli
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