Cosa pensereste se vi dicessimo che il 94% dei bimbi in etร da biberon sono a rischio tumore? Ci prendereste per divulgatori di panico e per un esibizionista in cerca di clamore. E se a dirlo fosse lโUniversitร di Napoli Federico II dopo una ricerca su una selezione molto ampia di biscottini per neonati? Sapete, di quelli che le mamme sciolgono nei biberon. Ecco, supponendo che ogni mamma mediamente ne sciolga tre al giorno nel latte dei bimbi, la stima del rischio tumore da acrilammide calcolato in base ai parametri e ai dati forniti dagli studi dellโEfsa (Agenzia europea sulla sicurezza alimentare) arriva appunto al 94% dei neonati.
Ma cosa รจ lโacrilammide? Provate a googlerare la parola su internet: esce una pagina dellโAirc (autorevole, dunque) che spiega: รจ una sostanza utilizzata in diversi processi industriali e anche contenuta nel fumo di tabacco. Si puรฒ formare nella cottura di alimenti che contengono amido (patate, biscotti, pane, eccetera) e nella tostatura dei cereali e del caffรจ, ma solo ad alte temperature. E avverte: studi su animali di laboratorio hanno dimostrato il legame tra lโaumento del rischio di sviluppare tumori e lโesposizione allโacrilammide, a dosi molto elevate. Negli esseri umani mancano studi sperimentali che possano confermare questo risultato.
Beh, peccato sia un documento del 2018. Oggi lo stato delle conoscenze รจ ben diverso: nonostante digitando su google โacrilammide efsaโ il primo risultato รจ una pagina ben piรน preoccupante della precedente, non ci sono gli ultimi risultati del 2022 in cui, in base a studi specifici sugli esseri umani, lโEfsa esprime un forte alert sullโacrilammide. In sostanza, tutte le fasce di etร della popolazione sono interessate dai rischi di tumore legati allโacrilammide (mentre, per esempio, a proposito di olio di palma le fasce di etร a rischio erano solo i bambini o i grandi consumatori) e che la dose di rischio รจ di 20 microgrammi al giorno. Che vuol dire? Che cโรจ una incidenza dellโ1% (uno su cento) di tumori legati allโacrilammide con quel livello di consumo. In soldoni: bastano 50 grammi di biscotti troppo cotti o 10 caffรจ per arrivare a quella soglia. Bastano 70 grammi di patatine fritte e dal colore bello scuro per assumerne 35 microgrammi.
Ecco, tutto questo ha scatenato la curiositร professionale di una nutrizionista bolognese che si occupa in particolare di medicina culinaria. Chiara Manzi, presidente dellโAccademia Europea di Medicina Culinaria e titolare di Libra โ il primo ristorante anti-aging in Italia โ nel 2007 per caso incontra lโacrilammide: era stato scoperto 5 anni prima. Da quel momento, la nutrizionista anno dopo anno trova e studia documenti che portano ad aumentare sempre piรน in lei le preoccupazioni su questa sostanza. โTanto che nel 2016 ne faccio il protagonista di un capitolo del mio libro di cucina anti-aging. Spiego come evitarne la formazione in cucina, come fare e quali accortezze seguire per evitare ogni rischio senza rinunciare al gustoโ.
Chiara perรฒ continua a studiare e spulciare documenti, sempre piรน incuriosita e preoccupata per questo elemento cancerogeno di cui โ a parte gli studi accessibili a pochi addetti ai lavori, spesso in inglese e in genere comprensibili solo agli esperti โ nessuno parla. E decide di scrivere un libro. Il percorso รจ difficile, studia e studia, mentre va avanti nella conoscenza e nella scrittura produce una serie di video che pubblica sui suoi social: come riconoscere lโacrilammide. โChe รจ molto facileโ sorride lei โbasta vedere il colore del cibo. Parliamo di prodotti da forno e patatine fritte, sostanzialmente. Ma insomma, il colore scuro, bruno, รจ indice di pericolo per la presenza di acrilammide. Meglio: se per esempio un pane, un panettone, un biscotto sono decisamente scuri, bisogna valutare due alternative per capire se quel colore dipenda dalla cottura o da altre sostanze come cacao, segale o farina integrale, cannellaโฆ Quindi: se il colore esterno รจ simile a quello dellโinterno, non cโรจ problema, sarร dovuto a ingredienti scuri in partenza. Se invece il colore dellโesterno รจ sostanzialmente molto piรน scuro dellโinterno, allora il colore รจ legato alla cottura e siamo in presenza di acrilammide. Molto semplice, no? Non solo: รจ molto piรน facile da individuare rispetto ad altri elementi che invece non si riconoscono alla vista. Ma รจ anche molto facile da evitare in fase di produzione: basta cuocere meglio e diversamente senza rinunciare al gusto e senza produrre acrilammideโ. In effetti, sembra una cosa abbastanza semplice e di facile soluzione. Mentre perรฒ negli anni passati si scatenรฒ una bagarre mediatica sullโolio di palma (molto meno pericoloso) e una sua messa allโindice, non si รจ mai parlato dellโacrilammide.
โSe un gruppo industriale utilizza olio di palma e possiede piantagioni e magazzini di stoccaggio pieni di olio di palmaโ spiega Chiara โallora sรฌ che sarร difficile superare il problema. Ma se si tratta solo di accorgimenti in cottura per produrre un cibo buono e non nocivo, sarร molto piรน semplice, no?โ. Eh no. O almeno, cosรฌ non sembra proprio.
Quando, prima dellโuscita dellโultimo libro, vengono diffusi i video in cui Chiara insegna a riconoscere dal colore lโacrilammide, a Bologna, nella sede della sua Accademia, arriva una lettera. โMi scrive lโamministratore delegato di un importante gruppo industriale di cui non voglio fare il nome che mi diffida dal continuare a sostenere che lโacrilammide si riconosce dal colore. In caso io insista, promette denunce e richieste di danni enormiโ. La paura di farsi la nuova Davide contro il Golia dellโindustria frena un poโ Chiara. โSe anche di fronte a una denuncia del genere avessi dovuto anche solo difendermi prima di vincere, sarei rimasta decisamente in mutandeโ, fa lei.
Perรฒ poi il successo dei suoi video la spinge ad andare avanti. Ed esce il libro: Acrilammide. Il cangerogeno tabรน. Nessuna denuncia, per ora. Chiara, cosรฌ, continua a lavorare: ha una consulenza con un gruppo di industrie che realizzano prodotti da forno e gelati. Li aiuta a migliorare la salubritร e anche il gusto dei loro prodotti: meno zuccheri, piccoli accorgimenti in fatto di fibre e simili. E soprattutto insegna a cuocere a temperature e umiditร tali da evitare completamente la formazione del famigerato acrilammide. โTutto procedeโ racconta Manzi โAddirittura riesco a portare nei loro laboratori anche una troupe Rai per realizzare un video che mostrasse quanto fossero virtuosi a preoccuparsi nellโevitare lโacrilammideโ. Per esempio, nei coni dei cornetti, meno scuri e croccanti allo stesso modo. โA un certo punto, perรฒ, mi si avvicina un dirigente e mi fa: ‘Non puoi dire che il colore scuro รจ indice della presenza di acrilammide. Altrimenti la gente non vuole piรน i cornetti scuri’. Beh, rispondo io: sono qui apposta, per evitare che i prodotti siano scuri, ovvero che siano sani e ugualmente buoni. Che problemi avete? ‘No, Chiara โ mi avverte โ o la smetti di dire queste cose o noi rompiamo la collaborazione’. Decido di non assecondarlo. E nel giro di una settimana mi arriva una PEC con la rescissione de contratto. Senza motivazione alcunaโ.
Insomma: chi tocca lโacrilammide muore! A quanto pare, sia in senso letterale che in senso figurato! โQuelle che vi ho raccontato non sono le uniche cose che mi sono successeโ sorride Chiara, rassegnata โLo scorso gennaio mi invitano a partecipare a un evento sul porro. Cโera anche Luigi Pelazza (Le Iene): ci conosciamo e penso che sarebbe il tramite perfetto per riuscire a parlare di acrilammide in tv. Cosรฌ gli chiedo se in quanto a sponsor sono molto condizionati o no. Lui mi rassicura sulla loro indipendenza e sulla libertร della redazione. Beh, gli propongo: parliamo dellโacrilammide, allora. Lui rimane colpito da tutto quello che gli racconto, dei dati reali sullโacrilammide e gli dร il mio libro. Dopo un poโ, mi chiama e si presenta a Bologna: si piazza per tre giorni da me, mobilitiamo il laboratorio, il ristorante resta chiuso due giorni per le riprese, facciamo tutto quello che cโรจ da dire, da fare e da sapere sullโacrilammide. Invitiamo anche il Direttore dellโIstituto Ramazzini di Bologna, oltre ad altri ospiti anche dallโUniversitร di Ferrara. Abbiamo fatto anche esami specifici e analisi sui prodotti realizzati per misurare lโacrilammide. Conclusione: Publitalia li ha bloccati. Quel servizio non andrร mai in ondaโ.
Cโรจ da dire, comunque, che invece ne parla la Rai: con trasmissioni interessanti e seguite su Rai3 e in Medicina 33. E i suoi video totalizzano un milione di visite a settimana. Ora la โbomba acrilammideโ รจ esplosa e speriamo che faccia vittime solo tra le abitudini, le convinzioni e tra i sistemi di cottura sbagliati e non tra chi continua a pensare che nero (anzi, scuro: sul pane, sui biscotti o sulle patatine) sia meglio.
Come cucinare, allora? Ecco i consigli di Chiara Manzi
ร opportuno prediligere cotture piรน lunghe a temperature piรน basse: lโacrilammide si forma a partire dai 120ยฐC e si produce piรน velocemente a temperature superiori a 180ยฐC. Cotture al di sotto dei 160ยฐC ritardano la formazione dellโacrilammide. Quando รจ necessario disidratare i prodotti (per esempio crackers e biscotti), รจ meglio iniziare la cottura per 2-3 minuti ad alte temperature e poi proseguire a 130-140 ยฐC.ย Aggiungere vapore saturo durante le cotture in forno permette una migliore idratazione del prodotto e riduce la formazione di acrilammide. Esistono forni in grado di immettere vapore saturo anche ad alte temperature.ย Precuocere i cibi, abbattere rapidamente la temperatura (anche sotto ghiaccio) e finirli di cuocere successivamente riduce la formazione di acrilammide.
Nella frittura, invece, รจ meglio utilizza sempre una friggitrice con termostato per mantenere la temperatura costante e friggi a 150-160 ยฐC.ย Tenere sotto controllo la colorazione: le patate, ad esempio, devono rimanere appena dorate. Bastano 30 secondi di distrazione per raddoppiare lโacrilammide. ย Friggere in olio addizionato di estratti di rosmarino (1g/l) diminuisce del 26% la formazione di acrilammide, menyre aggiungere allโolio di frittura foglie fresche di origano al 5% riduce la formazione di acrilammmide nelle patate del 93%ย Durante la frittura eliminare briciole o frammenti di cibo che cadono nellโolio. Evitare tassativamente la pratica della โricolmaturaโ (aggiunta di olio fresco allโolio usato). Lโolio fresco si altera molto piรน rapidamente a contatto con lโolio usato.
a cura di Stefano Polacchi
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