Agricoltura

In Sicilia sta nascendo la food forest di Partinico: produzione etica su un terreno strappato alla mafia

Il progetto unisce la cooperativa NoE allโ€™associazione svizzera Crowd Container, impegnata ad alimentare filiere agricole sostenibili e trasparenti. Grazie al crowdfunding, la foresta commestibile prenderร  forma per rigenerare lโ€™ecosistema, tutelare la biodiversitร , creare nuovi posti di lavoro.

  • 02 Novembre, 2020

Una food forest in Sicilia

La campagna di crowdfunding avviata sulla piattaforma Wemakeitย ha giร  raccolto oltre la metร  dei fondi necessari a finanziare il progetto, nel giro di un paio di settimane. Ma i conti si faranno tra una ventina di giorni, quando si chiuderร  la fase di donazione, che punta a raccogliere 60mila franchi svizzeri (circa 56mila euro) per finanziare la realizzazione di una food forest su terreni confiscati alla mafia. Nonostante il respiro internazionale della squadra che ha unito le forze per concretizzare la rinascita di un terreno altrimenti destinato allโ€™abbandono, lโ€™agroforesta che sta per nascere vedrร  la luce in Sicilia, a Partinico, nella campagna palermitana. Il terreno in questione, il fondo Parrini, รจ giร  da tempo sotto la tutela della cooperativa sociale NoE, progetto antimafia incentrato sul valore della terra, come fonte di cibo sano, pulito e legale. Qui la cooperativa ha ripristinato un sistema di produzione in regime biologico, che unisce orto e uliveto, in collaborazione con la cooperativa agricola Valdibella. Ma lo step successivo, che apre il progetto a forze internazionali โ€“ con la partecipazione dellโ€™associazione svizzera Crowd Container e dellโ€™ecologo brasiliano Rafael da Silveira Bueno โ€“ prevede la realizzazione di una foresta commestibile in permacultura per promuovere un sistema agricolo e ambientale virtuoso, inno alla biodiversitร , che sia dโ€™esempio per la Sicilia.

Gelsi sulla pianta

Cosโ€™รจ una food forest

Una food forest, come abbiamo visto tempo fa nel presentare il progetto analogo che sta nascendo a Milano, ha infatti lโ€™obiettivo di integrare la produzione agricola allโ€™interno di un ecosistema autosufficiente e rigenerante, che nel caso specifico beneficerร  dellโ€™installazione di un biolago e di una zona di compostaggio, lasciando spazio alla vegetazione spontanea (come i rovi) e insistendo su alcune colture che ormai da anni hanno dimostrato di adattarsi perfettamente al microclima siciliano, come lโ€™avocado. Al tempo stesso, il terreno โ€“ 5 ettari complessivi โ€“ darร  modo di mettere in pratica sistemi di coltivazione a basso impatto ambientale, come lโ€™aridocoltura, peraltro giร  praticata con tenacia sul versante siciliano etneo dal progetto Saja.

Il progetto della food forest

Tra corbezzoli e avocado

Dunque, la food forest di Partinico ospiterร  alberi da frutto di varietร  pressochรฉ scomparse, piante aromatiche e mellifere, specie riconducibili alla macchia mediterranea che producono bacche commestibili, dal mirto al corbezzolo, alla rosa canina. Resterร  la zona destinata allโ€™uliveto, consociato con frassini, noci e piante di asparagi. Unโ€™altra area, invece, permetterร  la messa a dimora di 160 piante di avocado e 60 di annona (frutto dolce e succoso di origini sudamericane, coltivato nel Sud Italia dalla fine del Settecento). Ma ci sarร  spazio per maracuja e passiflora edulis, a creare una sorta di isola esotica. La frutta prodotta finirร  sul mercato locale, ma viaggerร  anche alla volta della Svizzera, dove Crowd Container, occupata ad alimentare una rete etica di produttori e consumatori, si preoccuperร  di raccontare al produttore finale la storia del progetto. Del resto, sul versante commerciale, la finalitร  della food forest รจ quella di investire sul rapporto diretto tra produttore e consumatore. Mentre sul territorio di Partinico il progetto si tradurrร  in posti di lavoro, โ€œimportantissimo considerando il momento storico che stiamo vivendo e il luogo in cui ci troviamoโ€, spiega Ninni Conti della cooperativa NoE alla testata Balarm.

 

a cura di Livia Montagnoli

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