La campagna di crowdfunding avviata sulla piattaforma Wemakeitย ha giร raccolto oltre la metร dei fondi necessari a finanziare il progetto, nel giro di un paio di settimane. Ma i conti si faranno tra una ventina di giorni, quando si chiuderร la fase di donazione, che punta a raccogliere 60mila franchi svizzeri (circa 56mila euro) per finanziare la realizzazione di una food forest su terreni confiscati alla mafia. Nonostante il respiro internazionale della squadra che ha unito le forze per concretizzare la rinascita di un terreno altrimenti destinato allโabbandono, lโagroforesta che sta per nascere vedrร la luce in Sicilia, a Partinico, nella campagna palermitana. Il terreno in questione, il fondo Parrini, รจ giร da tempo sotto la tutela della cooperativa sociale NoE, progetto antimafia incentrato sul valore della terra, come fonte di cibo sano, pulito e legale. Qui la cooperativa ha ripristinato un sistema di produzione in regime biologico, che unisce orto e uliveto, in collaborazione con la cooperativa agricola Valdibella. Ma lo step successivo, che apre il progetto a forze internazionali โ con la partecipazione dellโassociazione svizzera Crowd Container e dellโecologo brasiliano Rafael da Silveira Bueno โ prevede la realizzazione di una foresta commestibile in permacultura per promuovere un sistema agricolo e ambientale virtuoso, inno alla biodiversitร , che sia dโesempio per la Sicilia.
Una food forest, come abbiamo visto tempo fa nel presentare il progetto analogo che sta nascendo a Milano, ha infatti lโobiettivo di integrare la produzione agricola allโinterno di un ecosistema autosufficiente e rigenerante, che nel caso specifico beneficerร dellโinstallazione di un biolago e di una zona di compostaggio, lasciando spazio alla vegetazione spontanea (come i rovi) e insistendo su alcune colture che ormai da anni hanno dimostrato di adattarsi perfettamente al microclima siciliano, come lโavocado. Al tempo stesso, il terreno โ 5 ettari complessivi โ darร modo di mettere in pratica sistemi di coltivazione a basso impatto ambientale, come lโaridocoltura, peraltro giร praticata con tenacia sul versante siciliano etneo dal progetto Saja.
Dunque, la food forest di Partinico ospiterร alberi da frutto di varietร pressochรฉ scomparse, piante aromatiche e mellifere, specie riconducibili alla macchia mediterranea che producono bacche commestibili, dal mirto al corbezzolo, alla rosa canina. Resterร la zona destinata allโuliveto, consociato con frassini, noci e piante di asparagi. Unโaltra area, invece, permetterร la messa a dimora di 160 piante di avocado e 60 di annona (frutto dolce e succoso di origini sudamericane, coltivato nel Sud Italia dalla fine del Settecento). Ma ci sarร spazio per maracuja e passiflora edulis, a creare una sorta di isola esotica. La frutta prodotta finirร sul mercato locale, ma viaggerร anche alla volta della Svizzera, dove Crowd Container, occupata ad alimentare una rete etica di produttori e consumatori, si preoccuperร di raccontare al produttore finale la storia del progetto. Del resto, sul versante commerciale, la finalitร della food forest รจ quella di investire sul rapporto diretto tra produttore e consumatore. Mentre sul territorio di Partinico il progetto si tradurrร in posti di lavoro, โimportantissimo considerando il momento storico che stiamo vivendo e il luogo in cui ci troviamoโ, spiega Ninni Conti della cooperativa NoE alla testata Balarm.
a cura di Livia Montagnoli
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