Marco Ambrosino: la mia Procida, Capitale della Cultura 2022

21 Gen 2021, 13:28 | a cura di
Il periodo più bello per andare a Procida? La Pasqua, quando riti religiosi e tradizioni gastronomiche si mescolano nei vicoli e tra le casette colorate dell'isola Capitale della Cultura 2022. Chef Marco Ambrosino ci racconta la sua isola.

“È come vincere uno scudetto che non immaginavamo di poter conquistare” insomma, una “gioia enorme” per Marco Ambrosino (procidano doc, chef e patron del ristorante 28 Posti a Milano) la nomina di Procida a Capitale della Cultura 2022. Un'investitura che consegna all'isola immortalata da Elsa Morante, un ruolo da protagonista nella vita culturale italiana, quasi a ufficializzare una rilevanza già emersa tra le pagine dei libri e i fotogrammi dei film che negli anni hanno tradotto l'incanto di questo paradiso formato mignon. Neanche 4 chilometri quadrati, appena 16 chilometri di coste e una vita che conserva orgogliosamente la propria identità senza mai sottrarsi all'incontro con il mondo.

Procida

Procida. Capitale appartata

Una nomina che ha il sapore della vittoria inaspettata di una squadra cadetta nel campionato maggiore, “è da sempre la nostra condizione: un po' perché siamo piccolissimi, rimaniamo nell'ombra di altre isole; e un po' per scelta: siamo rimasti in disparte, anche volontariamente”. Un riserbo innato, di chi alla visibilità urlata ha preferito l'understatement, mai troppo glamour, mai troppo pop, mai scomposto. Per questo tanto amata da intellettuali, nomi del mondo della cultura e della politica che sin dagli anni '50 e '60 hanno battuto le stradine che si snodano tra le celebri case colorate. “Mai come in questo momento” aggiunge lo chef “ci sarà modo per raccontare in modo corretto questo aspetto. Ora il passo da fare è internazionalizzare, far conoscere al mondo questo carattere che fa parte del nostro bagaglio; questa è un'occasione importante” continua Ambrosino. Che pur se da 15 anni ormai ha lasciato l'isola, non ha reciso il cordone che lo rende figlio di questa terra e di questo mare “noi” commenta “rimaniamo procidani anche dopo anni di lontananza; ho sempre cercato di fare un racconto del Mediterraneo con i miei mezzi e i miei linguaggi” dice e aggiunge: “In fondo non penso mai di essere andato via da Procida, penso di essere rimasto in Italia”.

Corricella Foto www.procida.net

Procida Capitale della Cultura 2022. Da traguardo a percorso

Questa designazione è un traguardo importante che porterà visibilità, movimento e darà nuovo slancio a questi luoghi - “è anche la conferma che ci stiamo muovendo nel modo giusto” - ma oltre a essere una conquista è anche “un percorso da fare per crescere e mettere a posto una serie di cose”. Ci sono ancora 12 mesi a fare da cerniera tra l'annus horribilis funestato dal Covid e il futuro da Capitale. In mezzo c'è un anno di rinascita e ripartenza da perseguire anche attraverso la cultura, risorsa essenziale spesso lasciata in secondo piano nel nostro paese, “la cultura è un mezzo per fare delle cose, noi procidiani siamo coscienti di questo valore”. Adesso partirà la macchina dell'organizzazione, con le molte iniziative che nasceranno sulla scia di una vivacità culturale diffusa. “Ci sono tantissime persone che si dedicano in modo disinteressato ad attività culturali, eventi letterari, iniziative volte alla condivisione, all'accoglienza. Mettono in campo storie, professionalità, informazioni. Ora” continua Marco Ambrosino “Procida è pronta ad accogliere gli artisti che arriveranno per raccontare l'isola, un po' come è successo in passato, così potrà essere un megafono e raccogliere la potenzialità di tutta l'area dei Campi Flegrei”. E in questo senso il tema La cultura non isola risulta quando mai azzeccato.

Un turismo di misura che guarda al futuro

Procida è una estensione della terraferma “ha sempre avuto una vocazione turistica blanda. Questo” aggiunge “è sempre stato un posto dove le persone viaggiavano per lavoro, qui ci sono marittimi, pescatori, gente che andava in mare, poi tornava a casa per stare nel suo piccolo spazio”. L'isola di Arturo è un luogo dell'anima, non solo nell'immaginario collettivo ma anche in chi in questo angolo immerso nel mare è nato e cresciuto. Poco incline a lasciarsi prendere, anche se le cose stanno cambiando: “negli ultimi anni c'è stata una crescita esponenziale rispetto a quel che era prima, rispetto a se stessa. Credo ci sia stata una presa di coscienza dell'enorme attrattiva turistica, anche internazionale, non solo come posto di mare. Quello di Procida” aggiunge “è un turismo rilassato, riflessivo”.

marco ambrosino. Foto Marco Varoli

Foto Marco Varoli

Marco Ambrosino: Procida e la gastronomia di prossimità

Luogo di marinai, Procida, in cui generazioni hanno attraversato il mondo, raggiungendo posti lontanissimi, “che non sapevano neanche esistessero davvero, e ci sono arrivati imbarcandosi per mesi. Mio nonno, per esempio, è stato in Giappone e anche mio padre è andato lontano”. Molti dei cuochi procidani, soprattutto quelli della vecchia guardia, hanno cominciato a cucinare a bordo. “Anche io ho lavorato con qualche cuoco anziano che veniva da lì”. E cosa è rimasto di questa storia di lunghe traversate? “Per un po' di anni si trovava un richiamo alle cucine di bordo, per esempio nell'uso di spezie che per noi era nuovo ma sulle navi era una pratica comune”. Non abbastanza da condizionare la cucina isolana: “in realtà quella di Procida è una cucina di prossimità, di prodotti locali, una cucina che ha cercato sempre di consacrare quel che ha a disposizione, come nell'insalata di limone, il nostro limone pane, o nella pasta con i ricci di mare, che ognuno raccoglieva per sé, senza finalità commerciali: bastava solo un fornello per fare un piatto di pasta”. E poi c'è la colazione dei contadini: “una cosa così poetica, la zuppa con il pesce fijuto, con pane spugnato pomodoro e quel che c'era nell'orto. Pesce no, per questo era fujuto”. E cosa porti tu di Procida nella tua cucina? “Al di là di prodotti e preparazioni specifiche, porto l'approccio del procidano: una persona che si è spostata, è andata in giro, è curiosa ma consapevole della sua condizione di isolano, che è una condizione anche privilegiata: Procida ti offre riparo, protezione”.

Procida, Corricella Foto www.procida.net

Procida: quando andare?

“Il momento migliore, il più caratteristico, è Pasqua, che è più sentita del Natale da noi” racconta ancora Ambrosino che non manca mai agli appuntamenti della Settimana Santa “la più bella dell'anno”, quando cucina e riti religiosi si mescolano: “per le strade c'è il profumo della cannella che viene messa nella pastiera e si ritrova anche sulle statue che vanno in processione: l'odore della cannella è l'odore di quel periodo dell'anno per noi”. E poi ci sono i cortei religiosi e le tavole allegoriche che si rifanno alla passione di Cristo: “una delle cose più riprodotte è l'ultima cena, e ovunque c'è l'agnello alla brace e l'odore dell'alloro”, è allora che sapori profumi e tradizioni si mescolano al di là dell'aspetto strettamente religioso.

 

Marco Ambrosino: Procida. I locali imperdibili

In un posto così piccolo, ci si conosce tutti, e i locali che si frequentano sono quelli di amici. Posti storici, immutabili, e altri che hanno conquistato vigore con l'arrivo delle nuove generazioni, giovanissimi impegnati nelle attività ricettive, in strutture alberghiere nuove o rinnovate, nei ristoranti che segnano un nuovo corso. Come La Medusa, al Porto, “sono due fratelli molto giovani, che stanno facendo moto bene”, poi c'è la Vineria Letteraria, “un posto fantastico che mette insieme vino e letteratura soprattutto quella legata all'isola”, e poi c'è Gorgonia, a Marina di Corricella, “sono stati pionieri, uno dei locali più longevi di Procida”, mentre a Chiaiolella c'è un personaggio incredibile, della ristorazione procidana “si chiama Girone, e poi c'è suo fratello Crescenzo che ha la struttura più antica di Chiaioliella”. Una cucina di mare genuina, “dove il menu cambia anche più di una volta al giorno in base a quel che c'è”. Si tratta da una parte di persone cresciute lavorativamente sull'isola, che hanno preso coscienza del valore delle caratteristiche di questo luogo, anche sul piano gastronomico; più recentemente, invece tanti ragazzi vanno fuori a imparare: “è una generazione che sta prendendo sempre più consapevolezza, è un passaggio che sta avvenendo e questo grande risultato, la nomina a Capitale della Cultura, deve essere uno stimolo per perfezionare quel che già abbiamo”.

La Medusa - Procida (NA) - via Roma, 116 - 081 8967481

Gorgonia - Procida (NA) - via Marina di Corricella, 50 - 081 8101060

Girone Lungomare - Procida (NA) – via Cristoforo Colombo, 4, - 081 8967367

Crescenzo - Procida (NA) - Via Marina Chiaiolella, 3 - 081 8967255

Vineria Letteraria - Procida (NA) - via Marina di Corricella, 40 - A 081 896 9500

a cura di Antonella De Santis

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