Tra gli effetti del cambiamento climatico c'è lo scioglimento dei ghiacciai. Il danno ambientale è inestimabile e così i rischi per l'incolumità nostra e del nostro paesaggio. Ma tra le conseguenze ce ne è anche una inattesa: lo spostamento dei confini, come quello attorno al Cervino tra Italia e Svizzera, ma lo stesso accade anche al confine con la Francia vicino a Ginevra. Perché il tracciato della frontiera è definito dal crinale dei ghiacciai, dei nevai o delle nevi perenni e cambiando questi, cambia anche la linea di frontiera. L'area interessata vicino al Cervino è quella della Testa Grigia/Plateau Rosa, del rifugio Carrel e della Gobba di Rolli, tutte famose località sciistiche, tra cui Zermatt: un'importante meta turistica che potrebbe ora cambiare passaporto. La Svizzera ha già approvato il documento, mentre l’Italia deve ancora firmarlo.
Già in passato ci sono stati altri adeguamenti della frontiera, in genere senza dirette conseguenze per la popolazione, ma la presenza di insediamenti e attività commerciali rende tutto più complicato. Non è un fulmine a ciel sereno, in realtà: già a maggio 2023 la Commissione mista per la manutenzione del confine italo-svizzero ha studiato un progetto per correggere il confine nella zona della Testa Grigia/Plateau Rosa, del rifugio Carrel e della Gobba di Rollin, «conformemente agli interessi economici delle due parti», ridefinendo anche la responsabilità della manutenzione di specifiche aree naturali e con conseguenze dirette sulle attività invernali di uno dei più grandi comprensori sciistici del mondo.
Il Guide del Cervino, rifugio sul confine
La riduzione dei ghiacciai e lo spostamento del confine potrebbe dunque avere pesanti conseguenze, il tutto a vantaggio della Svizzera, che conquista una decina di metri. Pochi, forse, ma non per chi vive quel territorio. Come nel caso di Lucio Trucco, gestore del Guide del Cervino. Un rifugio a 3.480 metri, ideale punto di partenza per escursioni sul Monte Rosa che ora si troverebbe al di là del confine, in terra svizzera. Costruito nel 1984, il rifugio funziona come ristorante e come locanda, e accoglie alpinisti, sciatori e trekkers italiani e svizzeri, già assidui frequentatori del rifugio.
L'enclave italiana in terra svizzera
Ancora non è detto, però, perché tra le ipotesi anche che il rifugio rimanga parte del Comune di Valtournenche, diventando di fatto una enclave italiana in terra svizzera, alla stregua degli impianti di risalita, che resterebbero negli attuali Paesi. Ma cosa succederebbe se invece il rifugio perdesse la nazionalità italiana? Dovrebbe sottostare a nuove leggi? Probabilmente dovrebbe cambiare il sistema fiscale, adeguarsi alla normativa di un paese che non fa parte dell'Unione europea, e pur accettando l'euro come mezzo di pagamento, ha come prima moneta il franco svizzero, leggi e normative diverse. Il gestore, Luigi Trucco, rimanda al Comune di Valtournenche, «non abbiamo idea di quel che accadrà» spiega.