Nel cuore di Trastevere dal 1935 c’è una delle tavole più “romane de Roma”. È quella di Checco er Carettiere, ristorante autentico e senza troppi fronzoli, che si appresta a celebrare un importante anniversario. Francesco Porcelli, per tutti Checco, prima di aprire quella che poi sarebbe diventata una delle tavole romane più autentiche della città, di mestiere faceva il carrettiere. Tutte le sere verso le 22 saliva sul suo carretto, lo caricava di damigiane vuote e andava in direzione castelli. Qui tra Monteporzio, Frascati, Colonna faceva il giro delle cantine per prendere il vino che poi, alle prime ore del mattino, avrebbe venduto ai ristoratori di Roma. Un lavoro mica da poco quanto a fatica, per questo nel 1935 decide di cambiare mestiere e così insieme a sua moglie Diomira aprono l’Osteria del Burino al civico 10 di via Benedetta, nel cuore di Trastevere. Checco stava in sala a mescere vino, Diomira in cucina a preparare pasta di acqua e farina, qualche zuppa di fagioli, la trippa, il quinto quarto. Del resto, questo dettava la tradizione romana e soprattutto i tempi di allora: l’Italia era a un passo dalla seconda guerra mondiale e la Capitale soffriva la povertà come ogni altra città del “regno”. Comunque gli affari andavano bene, Checco e Diomira erano felici.
Qualche anno dopo l’apertura, avviene il fatidico cambio di nome con quello che ormai oggi conosciamo tutti e che svetta appena s’imbocca il vicolo. La scritta verde s’illumina con l’imbrunire e invita a fermarsi da Checco er Carettiere che in questi 90 anni di ininterrotta attività, è sempre stato un posto autentico e schietto. Un’identità che mai è stata intaccata dal naturale susseguirsi delle generazioni e così verso la metà degli anni ’50 a prendere le redini del ristorante sarà il figlio di Checco, Filippo. E una manciata di anni dopo sarà invece la volta delle sue figlie, la terza generazione che oggi porta avanti il ristorante di famiglia con passione e grinta: parliamo di Susy, Diomira, Laura e Stefania, quest’ultima è la cuoca che abbiamo imparato a conoscere anche attraverso i nostri canali social grazie alle bellissime ricette romane che ci racconta. «Qua io e le mie sorelle ci siamo praticamente cresciute – racconta Stefania – dopo scuola non ci passavamo proprio per casa. Si veniva direttamente al ristorante per un piatto di pasta e man mano che crescevamo, ci fermavamo in cucina per dare una mano».
Ma spesso, trovarsi di passaggio per un pranzo o una cena da Checco poteva voler dire incontrare celebrità di tutto il mondo. «Mio nonno era un buon conoscitore dei vini laziali, ai tempi non era una cosa scontata da trovare nelle osterie – dice Stefania – questo gli era valso l’amicizia di Trilussa, che spessissimo si sedeva per bere un bicchiere di vino e fare due chiacchiere con lui». Ma la lista è lunga, a partire da Sergio Leone e Ennio Moricone compagni di classe del papà di Stefania, che frequentavano regolarmente il ristorante. Sergio Leone peraltro passava quotidianamente, aveva il suo tavolo dedicato, abitava a due passi dal ristorante; ed è proprio grazie a queste amicizie che negli anni della Dolce Vita e quelli poi a venire, l’osteria di via di Benedetta diventò il locale preferito dalle star del cinema internazionale di passaggio a Roma. E poi sì, qui da Checco si svolse quella cena assurda, quando allo stesso tavolo in modo del tutto casuale e grazie a un giro veloce di telefonate, si sederono Robert De Niro, Muhammed Alì, Sergio Leone, Garcia Marquez e Gianni Minà. Quella foto ha fatto il giro del mondo, ma una copia ben incorniciata è ovviamente da Checco er Carettiere proprio accanto al tavolo in cui questi giganti si accomodarono, poco più in là il carretto. Forse meno celebre dei grandi nomi citati, ma certamente non meno importante.
«Quel 2020 è stato veramente un anno terribile», a parlare è di nuovo Stefania che senza timori ci dice che in quei giorni di confinamento, non vedeva grandi alternative se non quella di chiudere definitivamente l’attività di famiglia. A farle cambiare idea, pensando ad un profondo progetto di restyling generale, ci pensa Michela sua figlia che oggi rappresenta la quarta generazione qui da Checco. «Appena la pandemia ce ne ha dato la possibilità, abbiamo iniziato a fare dei lavori strutturali interni del locale. L’abbiamo cambiato, reso più fruibile, ma di certo non l’abbiamo stravolto». Stefania ci racconta di come abbia voluto, insieme a tutte le sue sorelle, custodire quell’anima accogliente che da sempre caratterizza il loro ristorante. Ed effettivamente, nonostante le importanti modifiche, l’aria che si respira è quella di un tempo… così come la proposta gastronomica che continua ad essere quella voluta da Checco 90 anni fa. I grandi classici romani, la pasta fresca, i carciofi secondo stagione, la frittata di patate di Checco che di fatto è senza uova ma con l’aggiunta di un poco di pomodoro e poi il pesce, che arriva fresco tutti i giorni dalle acque del litorale romano. Bella la carta dei vini che, pur offrendo una grande scelta di etichette laziali, conta un totale di oltre 350 bottiglie con una bella selezione di vini naturali.
«Ancora non abbiamo pensato cosa fare per questo importante traguardo, qualcosa certamente c’inventeremo. Ma abbiamo ancora qualche mese perché l’apertura ufficiale avvenne nell’ottobre del 1935, l’estate ci porterà consiglio». Stefania è una donna forte, risoluta. Da come parla e si muove, si capisce che non è mai stata con le mani in mano e che il lavoro non le ha mai messo paura. Ma quella scorza di donna impenetrabile, un poco si sgretola quanto le facciamo una domanda che tocca le corde del cuore. Le chiediamo se crede che suo nonno Checco sarebbe contento di vedere cosa è oggi quel piccolo ristorante di allora. “Qua ci abbiamo messo tutti l’anima e continueremo a farlo sempre. Quando penso a mio nonno, ricordo quell’abbraccio stretto che mi dava ogni volta che ci vedevamo, m’infondeva un senso di protezione che in poche altre occasioni ho percepito. Delle volte, quando sono in cucina a preparare i piatti, mi sembra di sentirlo ancora”.
Checco er Carettiere – via Benedetta 10 – Roma, Trastevere – Tel. 06 580 0985
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