Lievito madre

Tòcio, la micro-bakery veneta aperta da un'ex concorrente di Masterchef

A Noale, in provincia di Venezia, è un punto di riferimento per chi cerca un pane di qualità che racconta un modello di lavoro sostenibile

  • 16 Luglio, 2025

È una realtà piccola quella di Tòcio a Noale (VE), ma non lo sono le idee e gli obiettivi di coloro che ci lavorano; è una tutta al femminile che nasce dalla creatività di Giulia Busato – ex-avvocato e concorrente di Masterchef che ha scoperto la sua passione per la cucina grazie a un pezzo di pasta madre -, ed è stata valutata Tre Pani dalla Guida Pane e Panettieri d’Italia 2026. Qui la ricerca attenta delle materie prime e la cura dei processi di fermentazione guidano la produzione, e l’obiettivo è quello di trasmettere alla clientela un’idea di pane che va oltre la qualità organolettica, passando soprattutto da valori di condivisione, rispetto delle persone e valorizzazione della materia prima.

La storia di Tòcio

«Probabilmente mi sono avvicinata alla cucina mentre lavoravo come cameriera per mantenermi gli studi, poi con il tempo questa passione è cresciuta, mentre quella per la mia professione da avvocato diminuiva a causa di alcune situazioni che non mi convincevano dal punto di vista etico». È così che Giulia si convince a partecipare a Masterchef 9 – al quale era stata iscritta di nascosto da sua moglie – superando la paura che partecipare a una trasmissione televisiva potesse compromettere la sua credibilità professionale. Le selezioni vanno bene, conquista il grembiule bianco e lotta nella masterclass fino alle fasi finali, affrontando la sua paura dei riflettori e la sua ansia da prestazione in una vera e propria terapia d’urto emotiva, dopo la quale si decide finalmente a cambiare professione. Per qualche tempo si dedica alla cucina in generale, ma la sua attenzione viene spesso catturata dalla necessità di innovare i metodi di produzione del pane e quindi decide di avviare una IAD (Impresa Alimentare Domestica), riadattando gli spazi della sua cameretta d’infanzia a laboratorio di panificazione e vendendo i prodotti ai suoi amici ristoratori. Nel 2023 arriva il riconoscimento come Panettiera Emergente da parte del Gambero Rosso e da lì a qualche mese – grazie ai profitti della IAD – Giulia riesce da sola ad aprire la sede di Tòcio a Noale.

L’attività e i prodotti

Un locale dal nome evocativo – Tòcio in Veneto indica il gesto di far scarpetta – nato dalla ricerca e dalla sperimentazione autonoma di Giulia, e fondato sui suoi valori. Oggi Tòcio è aperto al pubblico dal martedì al sabato e lavora con spazi limitati, viste le dimensioni ridotte del laboratorio, ma l’ambizione è quella di ingrandirsi per poter sostenere volumi maggiori di produzione e ridurre ulteriormente i giorni di lavoro, senza perdere la natura accogliente e calorosa che caratterizza il rapporto con la clientela. L’idea è quella di avvicinarsi sempre più a un modello nordico: lavorare meglio, non di più, valorizzando un prodotto che, grazie alla lunga shelf-life, non richiede acquisti quotidiani e consente di abbattere gli sprechi. È una visione che mette al centro la qualità, il benessere di chi lavora e una relazione consapevole con chi acquista.
Anche il pubblico di Tòcio è sorprendentemente eterogeneo: non solo appassionati o ristoratori attenti, ma anche persone anziane, spesso legate a un’idea più tradizionale di pane, che scelgono di fidarsi e si lasciano conquistare da un prodotto capace di parlare da solo. Giulia: «Io investo molto tempo a parlare con i clienti, che siano ristoratori o privati non importa, perché credo che sia fondamentale capire il prodotto che si ha davanti».

A completare la visione di Tòcio, c’è una riflessione che nasce dalle esperienze di Giulia e delle sue collaboratrici – tutte formate nella ristorazione – sulle dinamiche del mondo gastronomico: «Gli chef devono finirla di essere così egoriferiti, non si può fare tutto da sé. È importante affidarsi agli artigiani e capire qual è il loro ruolo, creando sinergia con produttori e fornitori». Tòcio si fa quindi portavoce di un modello alternativo, dove l’ambizione passa attraverso un equilibrio tra qualità, consapevolezza e rispetto, e dove il pane è il punto di partenza per costruire relazioni profonde con il cibo e con le persone.

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