Nell’era del digitale e della popolarità facile, c’è chi ancora può vantare di “essersi fatto da solo” dopo anni di impegno e gavetta. Stiamo parlando di Andrea Graziano, mente geniale dell’imprenditoria italiana che, grazie alla sua devozione per la cucina, ha creato un impero dello street food in Sicilia che oggi fattura quasi 5 milioni di euro.
La sua storia è classica, inizia con una passione e finisce con un lavoro, o meglio con un mestiere desiderato da sempre, quello nella ristorazione. «Sono appassionato di cucina fin da piccolo, volevo fare il cuoco, in particolare il pizzaiolo, fra la disperazione dei miei genitori che avevano una galleria d’arte e immaginavano per me un percorso artistico», racconta Andrea Graziano. Conclusi gli studi in Ragioneria, parte per l’estero e ci rimane qualche anno: «In Inghilterra e Scozia provai a fare il cuoco nei ristoranti», spiega Andrea. Il ritorno in Sicilia non è di quelli facili: il desiderio di aprire un locale ribolle dentro, ma intanto bisogna guadagnarsi da vivere e per Andrea vendere televisori nelle grandi catene di elettrodomestici è la scelta giusta: «Ero così appassionato di gastronomia che anche al negozio di televisori li sintonizzavo tutti su Gambero Rosso Channel», sorride Andrea Graziano. Di lì al ristorante il passo non è stato breve e nemmeno facile: ci è voluto qualche anno, ma il terreno se l’è preparato bene. «Cercavo di racimolare soldi per andare a cena nei ristoranti stellati, facevo spedizioni da Carlo Cracco, allora aveva ancora Peck».
Andrea Graziano
Passa qualche anno e quell’idea diventa concreta. È rischiosa, ma geniale: apre un ristorante in una viuzza abbandonata del centro storico di Catania, nella galleria d’arte dei genitori. «Venticinque anni fa era un posto desolato, una stradina dove si faceva il mercato e i borseggiatori depositavano bottini degli scippi, c’era solo un ristorante messicano» racconta Andrea. Nasce così il Sal Art Cafè, che nei primi anni Duemila è un locale all’avanguardia: «Era un ristorante pizzeria, ma la cucina era innovativa e fece scalpore in Sicilia, era la prima volta che si usavano prodotti artigianali di piccoli produttori: non era usuale provare diversi oli e formaggi di piccoli casari oppure avere in carta dieci Nero d’Avola, infatti all’inizio andò malissimo». Proprio come il viaggio dell’eroe in un film, non mancano le difficoltà. Andrea capisce che anche la comunicazione è importante, soprattutto le pubbliche relazioni: «Piano piano imparai a farmi conoscere, ero ovunque: fiere, eventi, poi nel 2006 aprii anche uno dei pochissimi foodblog in Italia, Caponata Web, che ebbe molto successo: andavo in giro e raccontavo le cene, cominciai a fare cene a quattro e sei mani, a trasmetterle in diretta con le prime telecamere grosse e rudimentali».
Così cominciano ad arrivare i primi sponsor e, piano piano, quello che era un ristorante astruso crea scalpore in tutta la Sicilia: aumentano le richieste, si arriva anche a un centinaio di persone al giorno fuori dal locale, in attesa di sedersi. Come in ogni film che si rispetti, il plot twist, la svolta, arriva sempre: «In quel periodo iniziai a girare un po’ tutti gli street food italiani e mi balenava in testa l’idea di abbandonare la mia fissa per la cucina laccata di Sale Art Cafè, andare oltre i premi e le guide che ci avevano menzionato e reso noti, per aprire qualcosa di più semplice e allo stesso tempo di qualità». Ed ecco l’idea ancora embrionale: «Per ottimizzare la fila e intrattenere i clienti, in un locale vicino al ristorante iniziai ad offrire un paninetto e un bicchiere di vino». Nasce proprio così FUD Bottega Sicula, a Catania, in una viuzza dove si stava facendo la storia della ristorazione italiana: «Il progetto era super innovativo, si mettevano in un panino i prodotti artigianali dei piccoli produttori, presidi Slow Food di altissima qualità. Oltre alla qualità del cibo c’era anche il design super moderno, curato da un architetto francese con materiali poveri come la pietra lavica, il ferro e il legno del territorio; e poi questo linguaggio, il fudish, nato per caso durante una sbronza».
Foto Alberto Blasetti
I pianeti si allineano e il successo è enorme: «Per me le cose buone dovevano essere per tutti, pensai a un posto semplice e la fortuna fu inaspettata». Ai tavolini di FUD si siedono persone di ogni genere ed età: «dal professionista in giacca e cravatta al pensionato, sino ai bambini con i genitori, e poi l’innovazione fu anche il tavolo sociale in cui potevi trovare chiunque, non si prenotava e ci si dava del tu», racconta Andrea Graziano. Il progetto scoppia in mano all’imprenditore siciliano, tant’è che i coperti si attestano fra i seicento e settecento al giorno. E se i clienti apprezzano il cibo e l’accoglienza, gli imprenditori apprezzano l’idea: «Arrivarono circa 250 richieste di apertura in franchising del progetto», ma Graziano non cede e cerca di far crescere il suo bambino nel migliore dei modi, anche attraverso la comunicazione, usando un immaginario quasi food porn su Instagram, che all’epoca era ancora poco conosciuto (parliamo del 2012 circa). Dopo Catania, Graziano decide di aprire a Palermo, con un bel risvolto sociale: «Al tempo Palermo aveva problemi di occupazione e io decisi di assumere 50 persone. Ci arrivarono 3500 cv e alla fine entrarono nello staff persone provenienti da contenti vulnerabili, ad esempio ex detenuti e rifugiati politici». Poi tocca a Milano, sui Navigli, nel 2018. Ma quando, a quasi 10 milioni di fatturato, la destinazione del nuovo FUD è Malta, scatta la pandemia, tutto si ferma e si chiude anche Milano.
Graziano decide di preservare i posti di lavoro dei suoi dipendenti, non senza sforzi importanti, e negli anni successivi al Covid apre nuovi progetti temporanei, anche sulle coste siciliane, vendendo panini di pesce e fritti. Oggi, con 5 milioni di fatturato, FUD Bottega Sicula è una case history di imprenditoria ristorativa di grande interesse. Andrea Graziano, alla soglia dei 50 anni, non molla e continua a espandersi: ha aperto anche una agenzia di servizi integrati per la ristorazione (comunicazione, grafica e marketing). Il suo ultimo progetto, lanciato da qualche settimana, va oltre il cibo e ingloba anche il turismo: Suitt Dreams è una collezione di case vacanze dislocate tra Catania e Palermo, proprio nei pressi dei FUD Bottega Sicula, dove alloggiare e godere anche dell’innovativo design con cui gli appartamenti sono stati pensati. Se questo è il risultato degli ultimi 25 anni, quando sarà al giro di boa cosa farà Graziano? Ci aspettiamo sicuramente grandi cose.
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