Basta superare i confini delle città per entrare in un’altra epoca. A meno di due ore d’auto da metropoli come Pittsburgh o Cleveland, la modernità sembra dissolversi. Il ritmo che conosciamo rallenta, e iniziano a sparire i segnali di civiltà a cui siamo avvezzi: cartelloni pubblicitari sul ciglio delle strade, automobili, linee elettriche che attraversano i campi.
Le strade sono perlopiù percorse da calessini neri trainati da cavalli, nei cortili si costruiscono fienili in legno, e la sera le case si illuminano a lume di candela. È il mondo degli Amish, una comunità che rifiuta le innovazioni tecnologiche e continua a seguire precetti religiosi e sociali fissati secoli fa. Il loro è uno stile di vita semplice, fatto di lavoro agricolo, artigianato, distacco dalle comodità tecnologiche e la medicina moderna. Anche il cibo, nella loro quotidianità, segue regole antiche e tradizioni dal profondo legame con la terra.
Gli Amish sono una corrente cristiana anabattista nata in Svizzera e nei Paesi Bassi tra il XVI e il XVII secolo, in risposta alla Riforma protestante. Per sfuggire a persecuzioni religiose emigrano in Nord America tra il 1693 e il 1730, e trovano stabilità nelle campagne della Pennsylvania e successivamente in Ohio, Indiana, Wisconsin e in piccole enclave rurali sparse tra Canada e Stati Uniti.
Oggi, si stima che siano circa 380 mila, con la popolazione in costante crescita grazie a un alto tasso di natalità. La loro identità si fonda sulla semplicità, sull’autosufficienza e su una rigida separazione dalla società moderna. La cucina Amish riflette in pieno questi principi. Si basa quasi esclusivamente su ciò che viene prodotto localmente.
L’agricoltura è ancora manuale, o supportata da macchinari, ma non elettrici; gli orti familiari forniscono una varietà di verdure stagionali, ortaggi come fagiolini, patate, mais dolce, cavoli e barbabietole. Le conserve, preparate in estate, garantiscono scorte per i mesi freddi. La carne proviene da allevamenti domestici: pollame, maiale e, più di rado, manzo. Molto diffuso anche il consumo di latticini prodotti in casa, tra cui burro, panna, e formaggi freschi. Tra i piatti più rappresentativi si trovano il Chicken pot pie, uno stufato di pollo con una copertura di patate, l’Amish breakfast casserole, pietanza al forno a base di patate, uova, formaggi e bacon, la Beef and barley soup, zuppa di nervetti e cartilagine di manzo con orzo. Molti i dolci tra cui la Shoofly pie, torta a base di melassa e crumble e il Snitz pie, torta di mele essiccate. Gli Amish sono anche grandi panettieri, sono tante infatti le varietà di pane fatto in casa.
Nonostante il legame con un’agricoltura a basso impatto, rustica e sana, la dieta Amish non può considerarsi priva di eccessi. Alcune ricerche, come quella pubblicata sul Journal of the American Medical Association, evidenziano che il consumo calorico è certamente elevato, ma viene in parte compensato dallo stile di vita attivo: tra lavoro nei campi e attività manuali, gli uomini e donne Amish percorrono in media quasi 18 mila passi al giorno, una cifra ben lontana dagli standard urbani. Studi scientifici come quelli condotti dall’Ohio State University nel 2016, mostrano che, sebbene l’attività fisica quotidiana contribuisca a mantenere basso il tasso di obesità, sono però frequenti problemi legati al consumo elevato di grassi saturi e zuccheri.
Inoltre, la diffidenza verso la medicina moderna e le vaccinazioni ha avuto, in passato, ripercussioni sulla salute collettiva, anche se in alcune comunità questa rigidità si è attenuata. Un dato interessante riguarda la longevità e la genetica. Uno studio pubblicato su Science Advances nel 2017 ha rilevato una rara mutazione presente tra gli Amish dell’Indiana, associata a una maggiore longevità e a una minore incidenza di diabete, probabilmente frutto di secoli di isolamento riproduttivo. Si tratta però di casi specifici e non rappresentativi dell’intera popolazione Amish.
Il cibo per gli Amish è un atto comunitario, un rito quotidiano che consolida legami e identità. Se da un lato il loro stile di vita agrario offre un’alternativa al consumismo esasperato, dall’altro dimostra che nemmeno le comunità più isolate possono sottrarsi alle sfide della salute e della modernità, che, in un modo o nell’altro, bussano sempre alla porta.
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