Rocchetta di Cengio è un piccolo comune in provincia di Savona dove la torre saracena domina la borgata e le leggende locali. Riparo di un amore che non aveva futuro è oggi la testimonianza di un passato fatto di battaglie storiche strategie militari. Intorno a essa si è sviluppata una comunità che negli anni si è anche dedicata alla coltivazione della zucca locale e del moco delle Valli della Bormida, un antico legume di queste aree. Fra storie e coltivazioni tipiche spicca però una nuova attività che ha contribuito a riabilitare il nome di un paese per anni denigrato per via dell’inquinamento causato da una fabbrica chiusa da un quarto di secolo. Il Giardino di Prince segna la rinascita di una porzione di Liguria attraverso la coltivazione delle erbe aromatiche.
«La passione per il giardino è nata quando avevo dodici anni, ero andato alla fiera di Sale San Giovanni, a Cuneo, la “Fiera non solo erbe”, quella che si tiene in corrispondenza della fioritura della lavanda e avevo comprato le mie prime sei piantine» dice Alessandro al Gambero Rosso. «Vedere da vicino le varie piante e quello che viene prodotto con i corrispettivi profumi, mi avevano portato ad avvicinarmi a questo mondo». Il luogo di nascita è stato un fattore determinante e Rocchetta di Cengio con la sua campagna ha aiutato il giovane a intraprendere il suo percorso. La passione per la natura non è stato l’unico motivo scatenante nella scelta di dedicarsi a un giardino con circa 300 varietà, ma è stata il punto di partenza ideale. «Il giardino è iniziato per una mia passione, non nasce come qualcosa da presentare a un pubblico. Le prime visite iniziarono nel 2023 con l’obiettivo di condividere le informazioni sulle piante».
Prima di iniziare ogni visita Alessandro spiega l’origine di questo nome a lui molto caro: «Alcuni pensano che io voglia definirmi il Principe del giardino, ma in realtà non è così. Prince era il mio cagnolino che è mancato nel 2022 e a cui ho voluto dedicare il progetto». Nella prefazione che introduce la visita non mancano i cinque punti fondamentali che hanno portato all’apertura delle porte di quest’oasi. Passione, utilità, tradizione, futuro – con riferimento ai fiori eduli impiegati nella cucina contemporanea – e mondo. Fattori che si intersecano fino a creare una varietà unica dove alcune erbe spiccano su altre per la loro propensione all’utilizzo in cosmesi, medicina e, soprattutto, in cucina. «Un piatto dove si utilizza, ad esempio, l’erba ostrica, la cosiddetta ostrica vegetariana, cambia completamente, è un’idea di futuro che stiamo già vivendo». Ad Alessandro, studente di Lettere all’università, piace unire alle sue spiegazioni storie e aneddoti collegati all’arte e alla letteratura, un modo per rendere la visita completa sotto ogni punto di vista.
Per quanto riguarda le varietà coltivate, si spazia dalle più conosciute rosmarino, maggiorana, menta piperita e lavanda, arrivando alle specie esotiche e particolari. Oltre alla già citata erba ostrica appare l’erba fungo, dall’incredibile sapore di porcini, che più viene cotta più aumenta i suoi sentori di sottobosco. «Abbiamo la menta che sa di banana, quella che ricorda l’arancia. Poi abbiamo una specie poco conosciuta, l’erba oliva, che in cucina è molto versatile. Cito anche l’erba dei sogni, di origine messicana, e che è una delle poche erbe legali in tutto il mondo in grado di consentire i cosiddetti sogni lucidi». È l’assenzio la pianta che riesce a coinvolgere maggiormente il pubblico, grazie alla sua aura passata di quando personaggi come Baudelaire e Van Gogh erano soliti bere la “fata verde”, il rituale delle cinque che ha unito questi artisti bohemien. Quel tocco di cultura che Alessandro unisce alle sue visite botaniche e che tanto piace ai visitatori.
Non solo visite, ma anche laboratori didattici con bambini dove instillare curiosità e quel seme che un giorno potrebbe cambiare la visione del mondo di queste giovani menti. Da novembre Alessandro vende anche le sue piante, inserendo quest’attività tra gli studi e l’organizzazione degli eventi presso il Giardino di Prince. «Sono io che ci metto la faccia durante le visite, ma posso contare sul supporto e sulla collaborazione delle mie sorelle e dei miei genitori sia per quanto riguarda la parte social, ma soprattutto per il giardino». In cantiere, con la solida squadra alle spalle, ci sono già nuovi progetti, come l’itinerario letterario nel noccioleto ricreando attraverso pannelli descrittivi un sentiero dedicato alla letteratura. Non manca la volontà di espandere ancora di più la coltivazione, non nell’ottica di raggiungere un nuovo primato, ma con la volontà di espandere la conoscenza e la divulgazione di un mondo che ha molto da raccontare.
Il Giardino di Prince – località Laione, via Bricco, 4, Cengio SV Instagram
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