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Cambio vita

“Ho avuto un gravissimo problema di tossicodipendenza, ma ho lottato”. L’incredibile storia della chef nomade Daniela Maiorano

Dall'Abruzzo all'Australia, passando per Roma. La cuoca nomade per un giorno approda a Roma in una delle migliori bakery d'Italia, Tulipane

  • 23 Maggio, 2025

Il bisnonno ha aperto una cantina nel 1927 a Sulmona, dopodiché nonno e nonna l’hanno trasformata in trattoria – «Mia nonna era tipo la Sora Lella abruzzese, ci assomigliava pure, e mio nonno era il norcino di Sulmona» – per poi aprire il ristorante Clemente, attualmente attivo. Clemente è il nome del bisnonno e del papà di Daniela Maiorano, cinque fratelli, quarta generazione di cuochi, con un percorso di vita, fatto di cadute e rinascite, cominciato in cucina quando era poco più che una bambina e continuato in Australia, dove ha puntato su catering, eventi e food e wine tour in Abruzzo. Ora con Carola Calò di PizziCàrola, Flaminia Fratini e Sara Bonamini di Tulipane ha creato il progetto Amiche Mie. Primo appuntamento il 26 maggio a Roma.

La nonna di Daniela Maiorano nella cucina del ristorante Clemente a Sulmona

La nonna di Daniela Maiorano nella cucina del ristorante Clemente a Sulmona

Quando è entrata per la volta in una cucina?

Come molti figli di ristoratori, sono cresciuta nel ristorante di famiglia, già a 12-13 anni avevo le mani in pasta.

Quanto ha lavorato al ristorante Clemente?

Poco. Non appena maggiorenne ho deciso di andarmene da Sulmona, all’epoca non ci vedevo troppe prospettive e poi mi sono voluta allontanare da alcune dinamiche.

Che dinamiche?

Ho avuto un gravissimo problema di dipendenza dalla droga, un problema che purtroppo mi sono portata dietro per tanti anni, perdendo parecchia vita, cercando di sopravvivere a questa cosa. Ora ne ho 41 di anni, ma si può dire che dieci li abbia persi, o meglio, ho dovuto lottare, attraversare un percorso di darkness, che poi è anche quello che mi ha fatto diventare la persona che sono adesso. Ora non ho paura dei cambiamenti, mi lancio con grinta nei progetti.

Riavvolgiamo il nastro. Dopo che se ne è andata da Sulmona cosa ha fatto?

Ho studiato fotografia e antropologia a Roma, per poi riavvicinarmi alla cucina. Ho lavorato in moltissimi posti sconosciuti, ho gestito un ristorante con la mia ex partner in via Vittorio Veneto, dopodiché sono finita da Retrobottega.

Quando da Retrobottega ci si apparecchiava in autonomia la postazione tirando fuori forchette, coltelli e calici dal proprio cassetto (sigh).

Sì! Alessandro (Miocchi, ndr) e Giuseppe (Lo Iudice, ndr) li ho conosciuti da Bonci. Ho lavorato per un po’ in via Trionfale, nello stesso periodo in cui sono passati per di là Roberta Pezzella, Adriano Del Mastro, Franco Palermo, Pasquale Polito, praticamente le persone più importanti della mia vita, professionale e non. Compresi, appunto, Alessandro e Giuseppe, che quando hanno aperto Retrobottega hanno deciso di coinvolgermi.

Era il dicembre del 2015.

Sono tornata dall’Australia, dove nel frattempo ero andata in esplorazione per un po’ di mesi appoggiandomi da mio fratello che si era trasferito lì, per occuparmi dell’apertura e ci sono rimasta per un anno.

Poi?

Ho gestito un ristorante italiano a Berlino ma la “chiamata australiana” ha avuto il sopravvento. Avevo bisogno di un cambiamento radicale. Sono andata a Byron Bay con pochissimi soldi e un inglese discutibile, senza conoscere nessuno, e pian piano mi sono reinventata, mi sono fatta conoscere, ho lavorato per vari ristoranti della città e ho cominciato a organizzare alcuni eventi, come i miei pop-up dinner. Da qui è partito tutto. Sono pure diventata la head chef di un ristorante rinomato ma alla fine ho deciso di aprire il business di catering, insieme a mio fratello Attilio (anche lui “reduce” di Retrobottega, ndr), che mi ha consentito di viaggiare per tutta l’Australia, e nel contempo di creare connessioni con farmers e piccoli produttori.

DANIELA MAIORANO

In Australia sono ospitali?

Sì. In Australia ho imparato tutto, dalla gentilezza, all’ospitalità, a come fare community in un certo modo. In Australia ho imparato a fare business, tanto da essere riuscita in pochi anni a comprare una casa insieme alla mia compagna. Insomma la mia vita si è completamente ribaltata, da che vivevo una sofferenza ed ero sempre sull’orlo, anche in termini monetari, a essere riuscita pure a comprare un palazzo nel centro di Sulmona, dove vorrei aprire una piccola scuola di cucina.

Esattamente oggi qual è il suo “business”?

Oltre a occuparmi di catering per vari eventi (anche matrimoni), organizzo dei food and wine tour  in Abruzzo, insieme alla mia partner Bess Prescott, che fatico anche a chiamarli “tour”. Porto le persone a casa mia, a Sulmona, faccio fare loro le cose amo. Ieri, ad esempio, abbiamo portato il gruppo in campagna da mio zio, abbiamo cucinato gli arrosticini, abbiamo fatto provare loro la genziana fatta in casa. È un’esperienza intima, infatti le persone si emozionano e a fine tour ci si saluta tra le lacrime.

ATTILIO E DANIELA MAIORANO

Come funziona esattamente?

Loro si prenotano tramite il sito, pagano la quota e il volo, vengono in Abruzzo e poi si possono scordare il portafoglio, a meno che non vogliano comprarsi qualche souvenir.

Quanto costa il tour?

Cinquemila dollari australiani (circa 2.700 euro) per sette giorni, comprensivo di colazioni, pranzi, cene, degustazioni di vino. Ho deciso di rendere abbordabile il prezzo per attrarre persone giovani, non mi interessa avere il riccone, voglio passare il mio tempo con persone che “vibrano” come me, insomma non attiro seguaci di Trump!

In cosa consiste?

L’obiettivo è di proporre tour educativi allontanandomi quanto più possibile dal concetto di “turismo” che oggi non è affatto un bene. Cerco di far conoscere i piccoli produttori abruzzesi, anche se non operano in contesti instagrammabili, cerco di comunicare le nostre usanze, le nostre tradizioni, provo a istillare anche solo un piccolo seme nelle persone che arrivano in Abruzzo e che magari quando andranno a fare i turisti altrove si comporteranno in maniera diversa.

Cos’è Amiche Mie?

È il nuovo progetto condiviso con Carola, Flaminia e Sara (Carola Calò è la proprietaria della bottega virtuosa PizziCàrola, Flaminia Fratini e Sara Bonamini sono le fautrici di Tulipane, uno dei migliori panifici di Italia, ndr). Ho cominciato a mandare loro dei messaggi dall’Australia, “ragazze dobbiamo fare qualcosa in Italia, dobbiamo fare qualcosa a Roma, perché vedo sempre le stesse facce che fanno sempre le stesse cose, e per la maggior parte sono uomini. Facciamo pure noi qualcosa!”. Parlando e confrontandoci, siamo diventate amiche, così il progetto lo abbiamo chiamato Amiche Mie.

Come si svilupperà?

Ogni mese faremo un evento da Tulipane a Roma con una persona che ha più o meno la nostra visione del mondo, che sia una cuoca o una produttrice. La prima puntata di questa serie sarà il 26 maggio con le verdure selezionate da Carola e i miei piatti che accompagneranno il pane di Sara.

Torna a fare la cuoca?

Non ho mai smesso, il posto dove sono cresciuta è la cucina, per me è naturale stare in cucina. Ma sono una cuoca nomade, senza fissa dimora, fautrice di una cucina contaminata e inclusiva.

Rimarrà nomade per sempre?

Se mi state chiedendo se aprirò mai un mio ristorante: per ora la risposta è no.

Foto di Jess Kearney

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