Ci sono prodotti che nascono da un laboratorio, altri da una ricetta tramandata. E poi ci sono quelli che nascono quasi per caso, tornando a casa dal lavoro, pensando a un giardino pieno di lamponi. È andata così per Diego Fenoglio, imprenditore argentino di origini piemontesi, che ha trasformato un’idea semplice nello snack virale del momento: Franuì, lamponi della Patagonia ricoperti da due strati di cioccolato.
Una storia che affonda le radici nella Torino del 1939, quando Aldo Fenoglio, maître chocolatier, produceva cioccolato e praline sotto la Mole. La guerra cambia tutto: nel 1948 Aldo lascia l’Italia e si trasferisce a Bariloche in Patagonia, dove apre una piccola cioccolateria, Tronador. Due anni dopo nasce Diego. Alla morte del padre, Diego ventenne eredita non solo l’azienda di famiglia, ma anche la passione per il cioccolato e l’inventiva imprenditoriale.
Si occupa dell’attività di famiglia fino al 1996, quando decide di fare il grande salto e creare un proprio brand di cioccolato. L’arrivo a Buenos Aires avviene nel 2012, nel quartiere Recoleta. Come racconta in un’intervista con Forbes, «Sono nato in una pentola di cioccolato», racconta. «Ma ho capito che la strada intrapresa da mio padre non era quella giusta. Ne ho parlato con mia madre e mia sorella Laura, che avevano la maggioranza ma non erano d’accordo. Allora ho preferito andarmene e iniziare con qualcosa di più piccolo, ma facendo ciò che volevo e sentivo». Nasce così la sua piccola produzione di cioccolato artigianale, Rapanui.
Tornando a casa, osservando i lamponi che crescevano rigogliosi nel suo giardino, Fenoglio si chiede come valorizzarli. L’idea è semplice: immergerli prima nel cioccolato bianco, poi nel cioccolato al latte, trasformandoli in uno snack gelato. Il nome unisce le sue radici linguistiche: Frambuesa, ‘lampone’ in spagnolo, e il nome della sua impresa. Il risultato? Una pralina ghiacciata che unisce acidità e dolcezza, frutta e cioccolato. È il 2013, l’anno della nascita del prodotto di punta della giovane azienda.
Nel 2017, con l’intenzione di portare il prodotto fuori dai confini argentini, parte la costruzione dello stabilimento europeo a Valencia. Nel 2020, il mondo si ferma per la pandemia, e Fenoglio è costretto ad una brusca frenata. Il volume di traffico era maggiore, e a causa dei lockdown molte persone ordinavano gelati o cioccolatini. La sfida è stata quella di continuare a investire in Argentina mentre l’Europa era ferma. Scelta saggia, perché oggi, Rapanui è presente con dozzine di punti vendita in Argentina e Spagna, ed è distribuito in Italia, Francia, Austria e Germania; nel breve termine, è in programma l’export in America Latina, altri stati europei e gli Stati Uniti.
A spingere il prodotto oltre le vetrine fisiche, però, è stata soprattutto la viralità social. Su TikTok l’hashtag #franui supera i 120 milioni di visualizzazioni: video di unboxing, prove di assaggio, commenti su consistenza e sapore hanno trasformato il lampone gelato in una piccola ossessione estiva. Il fenomeno Franuì riassume bene due tendenze contemporanee: da un lato il ritorno alla frutta e agli ingredienti naturali anche nei prodotti da freezer, dall’altro la forza comunicativa dei social, che trasformano uno snack di nicchia in un successo trasversale.
Nel panorama sempre più affollato dei gelati industriali, il lampone della Patagonia ricoperto di cioccolato gioca la carta della semplicità e di una storia familiare che attraversa due continenti. Ed è proprio questa miscela di radici italiane, territorio argentino e strategia globale che sta lo sta rendendo lo snack dell’estate. Unica pecca? Bisogna tenerlo 25 minuti fuori dal freezer prima di poterlo addentare.
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