I banconi in legno, le birre alla spina, gli incontri al pub dopo una giornata di lavoro, i tour dedicati agli appassionati di gin a Londra. Difficile immaginare l’Inghilterra senza pensare a un contorno di bicchieri pieni e tintinnanti, in quei rituali che scandiscono le giornate e danno un senso più divertente a qualche giorno di vacanza. Eppur qualcosa si muove, e cambia, perché non si può non considerare lo spirito innovativo di un paese che da sempre è e resta cuore pulsante, nella vecchia Europa, di tendenze e rivoluzioni. Anche quando si tratta di brindisi.
Succede quindi che passeggiando per le strade dell’East End londinese, tra le boutique eleganti e i manifesti dei musical di Covent Garden, ci si possa imbattere proprio in uno dei simboli inglesi del nuovo bere. Insegna pulita, ma ammiccante, arredi bianchi e neri, che rimandano alla tradizione britannica, Club Soda, con le sue ampie vetrate e uno stile semplice, a prima vista può trarre in inganno e mischiarsi a uno dei tanti cocktail bar presenti nel quartiere. La sua vera anima la si scopre una volta varcato l’uscio in legno. Un piccolo bancone in fondo al locale, pochi tavolini a disposizione e tanti scaffali ordinati e divisi per categoria merceologica, vini, birre, spirits e bevande, tutto rigorosamente senza alcol o a bassa gradazione alcolica.
«L’idea di aprire Club Soda nasce da oltre 10 anni di esperienza, iniziata con un festival dedicato alle bevande analcoliche, che ora è giunto alla sua decima edizione. L’idea del negozio è arrivata poi nel novembre 2022, ma il nostro progetto è molto più ampio. Organizziamo corsi per aiutare le persone a modificare le proprie abitudini di consumo e potremmo definirci come un’azienda a impatto sociale, con l’obiettivo proprio di riuscire ad ampliare l’offerta di bevande analcoliche ovunque si venda alcol». Lei è Laura Willoughby e, insieme al suo socio Jussi Tolvi, ha dato vita a un’attività che non vuole essere solo un negozio o un luogo dove andare a bere qualcosa, ma un progetto di sostenibilità, in grado di riscrivere la storia del consumo alcolico in Inghilterra, partendo proprio dai cambiamenti culturali contemporanei.
Sempre più inglesi stanno scoprendo, infatti, un modo nuovo di vivere, scegliendo bevande senza alcol, ma senza rinunciare al piacere di gustare qualcosa di buono e condividerlo. Una via che sta crescendo pian piano, ma sempre con costanza, e che coinvolge un po’ tutti, non solo le nuove generazioni, come spesso si pensa. «La maggior parte dei nostri clienti sono persone che bevono normalmente, e il fenomeno è supportato dai dati: il 74% degli adulti nel Regno Unito moderano il consumo di alcol, spesso sostituendolo con versioni analcoliche o alternando le due tipologie durante una serata». Da Club Soda si trova un po’ di tutto, con oltre 150 marchi, che comprendono dalle bevande più classiche al vino, birra, passando per i pronti da bere. E ovviamente con la possibilità di sedersi per provare uno dei cocktail in carta. Ci sono anche i più conosciuti, come il Dirty Martini, il Negroni o il Daiquiri e possono essere accompagnati da una pizza o da uno dei piatti preparati dalla cucina del vicino Caravan Restaurant: ovviamente, essendo questo un luogo inclusivo, non mancano di certo le proposte vegane e senza glutine.
«Sempre più persone riducono il consumo di alcol, ma desiderano comunque uscire, sentirsi uguali e avere un’esperienza adeguata all’occasione – ci spiega Laura – Un fenomeno che è iniziato nel Regno Unito nel 2017, si è accelerato negli USA nel 2019, ma ora si sta diffondendo nel mondo. È una scelta di stile di vita diverso, che attiva una parte differente del cervello rispetto al passato, quella più orientata alla salute». Si discute, infatti, tanto dei nuovi consumi, e si cerca di capire se siano più frutto di una moda passeggera o qualcosa di più stabile, quasi una controtendenza culturale, ma qui da Club Soda non hanno davvero dubbi: c’è posto per tutti i segmenti di mercato e di clientela, per chi vuole bere qualcosa di classico e per chi invece desidera bevande non alcoliche. Anzi, le due cose non per forza si annullano l’un l’atra, ma possono coesistere in un modello di consumo, che semplicemente ha un ventaglio di possibilità maggiori, rispetto al passato.
Quel che conta, come sempre, è la giusta informazione, tanto che Laura e i suoi soci non si limitano a vendere prodotti o a creare cocktail analcolici da gustare al bancone, ma organizzano periodicamente corsi e degustazioni per avvicinare persone comuni e lavoratori del settore a questa nuova categoria di drink. «Tra due settimane lanceremo anche un’accademia, con corsi digitali disponibili gratuitamente grazie alla partnership con The Drinks Trust, ente di beneficenza dedicato alla forza lavoro nell’ospitalità, che ha lo scopo di responsabilizzare le persone e sviluppare le competenze, attraverso un’industria equa in cui le opportunità di prosperare siano aperte a tutti». Stessi obiettivi condivisi con Club Soda, che va oltre la sostenibilità di facciata, ma si impegna concretamente dall’interno a garantire un vero cambiamento sociale. Anche attraverso un’idea imprenditoriale etica, con pratiche aziendali rispettose e attente alle esigenze della società, delle persone e delle future generazioni. E potrebbe sembrare quasi superfluo che Club Soda sottolinei l’importanza di offrire prodotti sicuri e di qualità, di pagare fornitori e lavoratori nel modo giusto o di adempiere ai proprio obblighi fiscali, ma tant’è che forse anche nella vecchia ed educata Inghilterra ci sono valori che stanno venendo meno e vanno difesi. E forse sta qui la vera rivoluzione, in un’inversione di tendenza fatta di valori sani a 360 gradi.
Club Soda – 39 Drury Ln – London – WC2B 5RR – joinclubsoda.com
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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