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La prima volta di 4 trentenni in quel Luna Park dello Champagne chiamato Krug

Rigoroso silenzio, paura reverenziale e gioia: ecco il racconto di 4 giovani alla prima nella maison Krug

  • 03 Giugno, 2025

Quattro giovani appassionati, poco più che trentenni, raggiungono in macchina il cancello di quella che è forse la più celebre maison di Champagne al mondo: Krug. Nell’abitacolo, dove fino a poco tempo prima regnavano allegria ed entusiasmo, cala un silenzio che è uno strano mix di tensione e rispetto reverenziale.

Varcato il cancello, ci accolgono in un elegante salotto vestito dell’emblematico color bordeaux della maison. Ci viene subito offerto un calice della 172ème Édition della Grande Cuvée, annata base 2016 e vini di riserva fino alla 1998. È un bicchiere intriso di freschezza e dinamismo, perfettamente bilanciati con i classici profumi di nocciola e zenzero candito, non si poteva desiderare un inizio migliore. Ci viene sottolineato quanto questa cuvée sia il cuore pulsante di Krug: La Grande Cuvée viene prodotta ogni anno, proprio perché attraverso l’assemblaggio riesce a dare la miglior espressione raggiungibile di ogni annata.

Il rito

Mentre sorseggiamo, ci raccontano la storia della famiglia Krug, della cantina e della casa che ci ospita, una delle dimore storiche della maison. Poi scendiamo nelle cantine: ci viene spiegato il metodo produttivo, dalla fermentazione in legno, all’utilizzo dei vini di riserva conservati in acciaio, separati per vendemmia e vigneto d’origine. Ogni dettaglio è legato a una sola parola: pazienza. Risaliti in superficie, ci accomodiamo in una sala unica nel suo genere. Davanti a noi, su una parete illuminata, sono disposte decine di piccole bottiglie trasparenti che rappresentano i vini base utilizzati per l’assemblaggio della cuvée. È qui che ogni anno la Chef de Cave, affiancata dai membri della famiglia Krug, degusta e seleziona con pazienza ciascun vino, alla ricerca dell’equilibrio perfetto.

Di fronte a noi troviamo tre calici, un quaderno in pelle con il marchio Krug e un assaggio insolito: una carota ‘ricomposta’, simbolo del progetto della maison dedicato agli ingredienti stagionali e alla creatività di chef-ambasciatori provenienti da tutto il mondo. Prima di iniziare con la degustazione ci immergiamo nel territorio dello Champagne con tre composizioni musicali, che raccontano perfettamente la personalità dei tre uvaggi utilizzati dalla maison: Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay.

Si degusta

Inizia finalmente la degustazione, in ordine inverso: si parte con Krug 2000. È uno Champagne mozzafiato. Al naso esprime note evolute: frutta secca, albicocche disidratate, poi una scia agrumata, arancia candita e chinotto, che insieme a una speziatura balsamica ricordano i grandi Barolo d’annata. In bocca è un connubio perfetto di pienezza e tensione: non smette mai di sorprendere.

Proseguiamo con Krug 2011, un’annata più difficile. Il naso è fine, con accenni di limone e una leggera nocciola, ma in bocca manca quell’allungo acido che rende i Krug unici e inimitabili. Proprio per questo ci viene servita, a confronto, la 167ème Édition della Grande Cuvée, che ha come base proprio l’annata 2011, arricchita da vini di riserva fino al 1995. Ed è qui che riusciamo a comprendere quanto l’assemblaggio della cuvée possa portare la miglior espressione possibile di ogni singola annata: nel calice si trova l’equilibrio tra pienezza e freschezza, con profumi di frutta secca, arancia candita, nocciole tostate e ancora un accenno di limone a dare freschezza.

Tutte le bottiglie sono accompagnate da composizioni musicali realizzate da artisti di fama internazionale, scelte per esaltare le caratteristiche dei vini in degustazione. Devo dire che ci hanno colpito meno rispetto a quelle dedicate ai tre vitigni, ma l’effetto sinestetico rende l’esperienza ancora più coinvolgente. Torniamo in macchina. Il silenzio questa volta è diverso: non è più tensione, ma meraviglia. Gli occhi di tutti brillano, come la prima volta che assaggi il cioccolato. Non serve chiedersi com’è stata la visita, è scritto sui nostri volti.

 

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