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Gli effetti dei dazi Usa sul vino italiano sono già evidenti: il mese di aprile va giù del 7,5%

Un crollo annunciato secondo Unione italiana vini che adesso chiede di intervenire per correggere gli evidenti squilibri di mercato

  • 17 Giugno, 2025
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Aprile mostra i segni evidenti delle bizze di Trump. O per usare un gioco di parole, paga letteralmente dazio:  l’export di vino italiano verso gli Stati Uniti ha registrato un calo del 7,5% a volume e del 9,2% a valore (a quasi 154 milioni di euro), con un decremento del prezzo medio del 2%. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini, che ha elaborato i dati export relativi al primo mese soggetto ai dazi dell’amministrazione Trump (dal 2 all’8 aprile al 20%, in seguito al 10%).

Quadrimestre Usa sulla linea di galleggiamento

Dopo il dato del trimestre Istat, che avevano evidenziato un marzo complicato, la caduta di aprile si riversa ulteriormente sull’intero quadrimestre verso gli Usa, che resta tuttavia, appena sopra la linea di galleggiamento: +0,9% a volume, dopo l’exploit dell’ultimo semestre caratterizzato da una corsa alle scorte pre-dazi. Un po’ meglio la performance a valore: +6,7%, 666 milioni di euro, comunque dimezzata rispetto ad un mese prima quando il saldo era +12,5%.

Il crollo annunciato degli States

Un crollo annunciato, secondo Uiv, che da mesi invita a guardare ai consumi reali e non alle esportazioni dopate dall’approvvigionamento di vino in vista dei dazi.
«Da tempo – ha commentato il presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi – insistiamo nel guardare agli effettivi consumi e non solo ai dati sulle spedizioni, che solo ora si stanno allineando dopo le evidenti corse alle scorte. Uiv ritiene che si debbano affrontare con estrema urgenza – e sarà il tema chiave della prossima assemblea nazionale del 3 luglio – gli squilibri di mercato sempre più evidenti, anche in vista della prossima vendemmia».

Va giù l’area asiatica, bene il Canada

Secondo l’Osservatorio, senza il traino statunitense, che rappresenta il primo mercato di riferimento per il vino italiano, il saldo nel quadrimestre della domanda extraeuropea a volume scenderebbe da -9% a -15% (-10% il valore), con decrementi in doppia cifra nell’area asiatica (Giappone e Cina, in crescita la Corea del Sud) e in Russia (-65%), dove già il trimestre ha evidenziato il crollo rispetto all’exploit dello scorso anno.
Peggiora anche il terzo mercato al mondo, il Regno Unito che cede 5 punti a volume e oltre 6 a valore, mentre sono stabili il quarto e quinto buyer del made in Italy (Svizzera e Canada, che però cresce in volume di oltre l’8%).

 

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