Per Bacone, filosofo e scrittore inglese del XVII secolo, uno dei padri della scienza moderna, sapere non è solo contemplazione, ma esplorazione dell’ignoto, che prevede una logica della scoperta in grado di condurre al controllo della natura, con lo scopo di migliorare le condizioni della vita umana, senza trascurare i valori dell’etica. Bacone evidenzia, forse per la prima volta, il conflitto tra “il sapere delicato” degli umanisti e quello tecnico-scientifico, libero dalle tradizioni filosofiche e dispute teologiche.
L’uomo non è libero di fare ciò che vuole, incontra sempre dei vincoli e dei limiti, è come assediato dalle leggi della natura, la quale si può vincere solo obbedendo ad essa. La scienza fa coesistere cose che appaiono contradditorie, come la volontà di dominare la natura e l’obbedienza alla natura.
La storia della viticoltura europea è una storia di adattamento ai cambiamenti climatici, che si sono susseguiti fin dagli albori della nascita dell’agricoltura. La lotta del viticoltore contro la “dittatura del clima“, in ogni tempo, si è sviluppata nelle fasi iniziali con la delocalizzazione della coltivazione della vite come, ad esempio, è avvenuto con la scomparsa della viticoltura dalle vallate alpine e dalle regioni del nord Europa dopo l’”optimum climatico medievale”. La vite è una pianta emblematica nella ricostruzione del clima: guerre, carestie, epidemie, grandi emigrazioni sono sempre coincise con grandi cambiamenti climatici.
Il cambiamento varietale ha dato il maggior contributo adattativo, con la scelta di varietà capaci di superare le crisi climatiche, spesso portando vitigni da altre zone. L’introduzione dello Chardonnay e del Gouais in Champagne, in sostituzione del Pinot nero e di altre varietà originarie, è avvenuta durante la cosiddetta “piccola glaciazione“, dal XIV al XVIII secolo. Così, nel Veneto, molte varietà tardive furono abbandonate in occasione della grande gelata del 1709. E, alla ripresa delle condizioni climatiche favorevoli, la forte richiesta di vino favorì la coltivazione dei vitigni più produttivi a discapito di quelli più qualitativi.
vitigno montepulciano d’Abruzzo
La storia si ripete, come si può notare nella regione viticola della Heathcote australiana, dove al posto dei vitigni provenienti dalle regioni continentali più famose di Francia, si stanno introducendo varietà dell’Italia centro meridionale, quali il Montepulciano, il Nero d’Avola, il Sagrantino, l’Aglianico, il Vermentino, il Fiano.
Il professor Attilio Scienza è il coordinatore scientifico del Corso di Alta formazione
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