Ancora un taglio delle rese per lo Champagne. Vigneron e maison del celebre distretto spumantistico francese (16mila i vigneron e 350 le maison) hanno scelto per la vendemmia 2025 di fissare a 90 quintali per ettaro il tetto della produzione di uve. Una decisione, presa mercoledì 23 luglio nella sede del Comité che ha sede a Epernais, nel segno della prudenza, per sostenere i prezzi e soprattutto per evitare un incremento delle scorte in cantina, in un periodo in cui le vendite non sono per niente entusiasmanti. Una scelta che anche in Italia stanno adottando sempre più consorzi.
Non è la prima volta che lo Champagne sceglie questa strada. Nel 2024, la resa fu di 10 quintali/ettaro, mentre nel 2023 di 11,4 quintali/ettaro. Il livello del 2025 è particolarmente basso. Per trovarne uno inferiore bisogna ritornare al periodo del Covid, al 2020, quando il distretto viaggiò a 80 quintali di uve per ettaro.
Le difficoltà di mercato (dopo un ottimo post-pandemia, col 2022 record a 322 mln di bottiglie vendute), che si sono palesate soprattutto nel 2024 (sceso a 271 mln di bottiglie, esportate per il 56%), secondo anno consecutivo di calo, impongono una linea attendista ai soci del Comité. Le vendite di Champagne, rende noto l’ente di tutela, nel 2025 registrano «una relativa stabilità» in un contesto economico mondiale che resta incerto, con un’instabilità geopolitica ed economica a cui si aggiungono comportamenti dei consumatori che vengono definiti imprevedibili e volatili.
La scelta di tagliare ulteriormente le rese del vigneto in Champagne (esteso per oltre 34mila ettari) risponde all’obiettivo di regolamentare i volumi immessi sul mercato da parte della filiera champenoise in base alle reali necessità. E si inserisce, come sottolinea il Comité in via ufficiale, in una strategia di progressivo de-stoccaggio che intende garantire l’equilibrio futuro di tutte le imprese vitivinicole. Maxime Toubart, co-presidente del Comité, evidenzia lo «spirito di coesione di fronte alle difficoltà e la capacità di programmare con ambizione e responsabilità». Secondo David Chatillon, che affianca Toubart alla presidenza, parla di capacità di adattarsi, di innovarsi senza perdere di vista la realtà attuale.
Ma come sta procedendo, a circa un mese dall’inizio della raccolta, la maturazione delle uve nelle tre regioni Grand Est, Hauts-de-France, Île-de-France? La campagne si preannuncia «piuttosto positiva. Il vigneto registra una certa omogeneità, a testimonianza – dicono i tecnici del Comité – di un lavoro rigoroso e attento durante tutto l’anno. Alla luce di condizioni climatiche complessivamente miti, i vigneti hanno beneficiato di un andamento favorevole al loro sviluppo, che ha ridotto i rischi fitosanitari».
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