Si pensava a un 2024 quantomeno con dati lievemente migliori del 2023, ma non รจ stato cosรฌ. La produzione, i consumi e le superfici vitate hanno proseguito il trend discendente degli ultimi anni, con il solo commercio internazionale a reggere in qualche modo l’impatto di un contesto economico sfavorevole.
I dati illustrati martedรฌ 15 aprile dal direttore generale dell’Oiv, John Barker, danno la misura di un anno, quello appena trascorso, definito ยซsfidanteยป dai vertici dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, nella consueta presentazione della congiuntura mondiale. Il settore vino deve fare inevitabilmente i conti con i cambiamenti climatici (il 2024 รจ stato l’anno piรน caldoย in Europa, secondo i dati Copernicus) e con fattori economico-sociali che stanno portando molti importanti mercati a ridurre gli acquisti e i consumatori , in difficoltร per l’incremento dei prezzi e sempre piรน legati a comportamenti salutistici, a cambiare abitudini.
Anche nel 2024 รจ proseguita l’erosione del vigneto mondiale, sceso a 7,1 milioni di ettari (-0,6% sul 2023), al suo quarto calo consecutivo. A pesare, in particolare, sono stati gli estirpi dei vigneti in diverse aree vitivinicole, sia nell’emisfero sud che in quello settentrionale, sia per uso vinicolo (che ha avuto il maggior peso) e sia per la coltivazione di uva da tavola e uva passita (come nel caso della Turchia). L’Ue a 27, con 3,2 milioni di ettari, mantiene la leadership, guidata da Spagna (930mila ettari, -15%), Francia (783mila ettari, -0,7%) e Italia (728mila ettari, +0,8 per cento).
La Cina, terzo vigneto mondiale con 753mila ettari, prima dell’Italia, ha perso un ulteriore 0,4% nel 2024 (gli ettari erano 770mila nel 2015). Va giรน anche il vigneto delle Americhe, con Stati Uniti, Argentina e Cile, mentre il Brasile cresce per il quarto anno consecutivo. Da segnalare, l’aumento del vigneto dell’India, nel 2024 a 185mila ettari con un tasso di crescita annuo del 4,5% dal 2019.
La produzione mondiale di vino (esclusi succhi d’uva e mosti) sta entrando nuovamente in un periodo di alta volatilitร , ha rimarcato l’Oiv, ed รจ stimata a 225,8 milioni di ettolitri, in diminuzione del 4,8% rispetto a un 2023 giร ai minimi storici. Un livello che รจ secondo solo a quello del lontano 1961 (appena 219 milioni di ettolitri). Gelate tardive, forti precipitazioni, siccitร prolungata hanno impattato in entrambe gli emisferi del globo.
L’Ue a 27 perde il 3,5% dei volumi, con l’Italia primo produttore europeo e mondiale che รจ collocata a 44,1 milioni di ettolitri, in recupero del 15% su un pessimo 2023 (ma con -6% sui livelli quinquennali). La Francia si distingue per il -23,5%, il dato peggiore dal 1957 (per clima ed estirpi). La Spagna guadagna il 9,3% dei volumi, a 31 mln/hl, grazie a una buona vendemmia in Castilla-La Mancha. Segni negativi per Germania, Portogallo, Romania, mentre la Russia recupera il 19% a 5,4 mln/hl di vino. La Cina รจ stimata a 2,6 mln/hl (-17%); gli Stati Uniti calano in doppia cifra del 17,2 per cento.
Nell’emisfero sud del mondo, il vino prodotto nel 2024 perde il 3,6% (45,8 mln/hl), a causa dei seg2,6ni meno di Cile, Brasile e Sud Africa. Mentre l’Argentina (con 10,9 mln/hl) recupera il 23,3 per cento dei volumi. In Oceania, al +5,3% dell’Australia (10,2 mln/hl) fa da contraltare il -21,2% della Nuova Zelanda, i cui vigneti sono stati colpiti da una imponente gelata tardiva. Le prime stime di produzione per il 2025 in questo emisfero segnano un +2,6 per cento, a 47 milioni di ettolitri: tutti i Paesi in ripresa, tranne il Cile. Sarebbe il primo segno piรน dopo quattro anni negativi.
C’รจ poco da fare. I consumi di vino sono ai minimi storici. Il 2024 si รจ chiuso, secondo i dati Oiv, a 214,2 milioni di ettolitri, in calo del 3,3% sul 2023. E si tratta del livello peggiore dal 1961 (213,6 mln/hl): un record negativo che, di questo passo, potrebbe essere battuto il prossimo anno. Centrale il calo del mercato cinese, che perde 2 milioni di ettolitri l’anno, dal 2018 in poi. Diversi i fattori concomitanti che, per il direttore Barker, hanno determinato la situazione generale: i lockdown nel periodo pandemico, le tensioni geopolitiche, le pressioni dell’inflazione seguite alla crisi energetica dopo la guerra Russia-Ucraina nel 2022, la riduzione del potere d’acquisto dei consumatori di fronte a prezzi al rialzo e a vendemmie non esaltanti nel 2023 e 2024. Le vendite di vino sono scese anche nei mercati piรน maturi, per una combinazione di fattori che mette assieme trend strutturali e fattori economici congiunturali.
Nella classifica dei Paesi consumatori di vino spicca il -5,8% degli Stati Uniti (33,3 mln/hl), primo mercato mondiale anche nel 2024, e il -3,6% della Francia. In controtendenza, c’รจ l’Italia con +0,1% (22,3 milioni di ettolitri e 47,2 litri pro-capite), poi Germania e Uk rispettivamente con -3% e -1%, mentre sono in crescita Spagna (+1,2%) e Russia (+2,4%).
Ancora un tonfo – ma non fa piรน notizia – della Cina, ora al decimo posto tra i consumatori globali, con -19,3% per un mercato che vale appena il 2,6% dei consumi globali. Cali a due cifre anche per Canada (-6,4%), Olanda (-8,1%), Brasile (-10,1%), Romania (-11,4%), ma anche Svizzera e Giappone perdono tra il 4% e il 5% dei volumi.
Consumi vino mondo – dati Oiv 2000-2024 (in milioni di ettolitri)
Qualche buona notizia c’รจ. Il commercio globale di vino ha subito gli effetti dei prezzi alti e di una domanda in generale diminuzione. Il risultato del 2024 รจ stato, a volume esportato, un -0,1% (per 99,8 mln/hl), grazie ai recuperi di Cile, Australia, Portogallo che hanno bilanciato i segni meno di Spagna, Canada e Germania e, a valore, un -0,3% a quota 35,9 miliardi di euro. Si tratta di un giro d’affari comunque elevato, considerato che si resta vicini ai livelli del 2023. Inoltre, รจ risalito al 47% l’indice di internazionalizzazione degli scambi. ยซSi tratta – ha dichiarato Barker – di un segnale positivo e incoraggianteยป. Il prezzo medio al litro รจ di 3,6 euro, lievemente in calo sull’anno precedente. Un trend che, secondo Oiv, si collega a un’accelerazione negli ultimi anni del fenomeno della “premiumisation” e all’effetto di una scarsa produzione sul rialzo dei listini del vino mondiale. L’Italia guida la classifica degli esportatori a volume (21,7 mln/hl) mentre la Francia รจ leader a valore (11,7 miliardi di euro), ma ha perso il 2,4% rispetto al 2023.
Guardando alle singole categorie, il vino in bottiglia vale metร dei volumi scambiati nel mondo nel 2024, per il 67% dei valori. Questa categoria ha perso l’1,8% in quantitร ed รจ stabile nel giro d’affari, con prezzi in aumento di quasi 2 per cento. Gli spumanti sono piatti a volume e hanno perso il 3,7% nei valori sul 2023 (prezzo medio a 7,9 euro/litro e -3,4%). Male il bag in box (-5% a volume e -4,8% a valore) con un peso sugli scambi globali del 3,6% a volume. Infine, il vino sfuso venduto nel mondo (formati sopra 10 litri) รจ aumentato del 3,3% a volume e di ben 9,8 punti percentuali in valore, con una quota del 34,7% di tutto il vino commercializzato, con listini in crescita del 6,3 per cento nel 2024.
John_Barker direttore generale Oiv
Per quanto riguarda i dazi all’import decisi dall’amministrazione Trump, il direttore generale Barker ha spiegato che l’imposizione di tariffe aggiuntive potrร avere ยซconseguenze su ogni mercato. Oggi – ha sottolineato – una bottiglia di vino su due รจ commercializzata lontano dai luoghi di produzione e questa incertezza non aiuta il business. Il mercato deve essere un’opportunitร per tutti ed รจ legato alla reciprocitร delle regole che lo governanoยป. Sul calo dei consumi, Barker ha spiegato che il mercato negli ultimi anni รจ stato fortemente condizionato dall’andamento climatico, dalle scarse produzioni e dall’inflazione che rappresenta, tra i tanti, l’elemento piรน impattante sui minori acquisti di vino. ยซTuttavia, un tale scenario – ha dichiarato – รจ anche un’opportunitร per le imprese, per migliorare la qualitร dei vini e per cercare di raggiungere nuovi consumatori, anche con nuove forme di comunicazioneยป.
Malgrado i numerosi segni meno, non ci sono, per il direttore generale dell’Oiv, le condizioni per una crisi strutturale alla luce della congiuntura 2024: ยซRegistriamo anche elementi positivi, come la tenuta del valore dell’export, anche rispetto agli ultimi decenni. L’andamento della premiumisation รจ, inoltre, un buon segnale. I consumi restano diversificati in ben 195 mercati, dall’andamento eterogeneo. Non possiamo affermare di essere in mezzo a una crisi profonda del vino: anche i dati sugli stock ci dicono che la situazione รจ vicina all‘equilibrio, dal momento che non c’รจ sovrapproduzione. Anzi, l’impressione รจ che siamo in una fase di sottoproduzioneยป. Guardando al futuro, infine, l’inflazione รจ prevista in calo e questo fattore ยซpotrebbe progressivamente – ha concluso Barker – contribuire alla ripresa nei consumiยป.
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