Niente più vino americano sugli scaffali delle enoteche e dei negozi canadesi. La vistosa, ma decisa protesta contro le politiche tariffarie dell’amministrazione Trump sta dando i suoi frutti visto che, secondo i dati pubblicati di recente da Statistics Canada, ad aprile il Canada ha importato vino americano per un valore di soli 2,9 milioni di dollari, con un calo del 94 per cento rispetto alla media mensile di 49,2 milioni di dollari dell’anno scorso. In questo contesto sono aumentate le importazioni da altre zone vitivinicole come Nuova Zelanda e Australia, aumentate rispettivamente del 31% e del 28%, mentre le spedizioni da Francia e Italia sono incrementate rispettivamente del 13,6% e del 7,6%, secondo Statscan. Insomma i canadesi non mollano la battaglia commerciale iniziata dall’amministrazione Trump tanto che Richard Dittmar, presidente e amministratore delegato della società canadese Trialto Wine Group, che importa nel Canada occidentale, è arrivato a dichiarare che secondo lui non si prevede un ritorno dei consumatori al vino statunitense.
I dati commerciali americani mostrano che quest’anno le spedizioni verso molti altri Paesi sono crollate, anche se non al livello del Canada che è considerato il più grande mercato di esportazione di vino degli Stati Uniti. Subito dopo che la Casa Bianca ha imposto tariffe al Canada all’inizio di marzo, i leader provinciali si sono mossi per vietare l’importazione di bevande alcoliche dagli Stati Uniti, in alcuni casi rimuovendo immediatamente i prodotti dagli scaffali. Una piccola battuta d’arresto al boicottaggio è avvenuta un paio di settimane fa quando l’Alberta ha annunciato che avrebbe ripreso ad acquistare alcolici dagli Stati Uniti, seguita la settimana scorsa dal Saskatchewan. Nel frattempo, Ontario e Nuova Scozia hanno dichiarato questa settimana di non voler fare marcia indietro sulle loro restrizioni.
I vari divieti hanno scosso il business multimiliardario dell’importazione di vino in Canada, costringendo le aziende a effettuare ordinazioni d’emergenza di vini rossi australiani e argentini per colmare un buco nelle loro entrate delle dimensioni di quello americano. Il trend che però sembrerebbe emergere è che anche se le restrizioni venissero allentate, i leader del settore affermano che è possibile che i canadesi aderiscano alla protesta, rinunciando ad acquistare Cabernet Sauvignon dalla California.
Sebbene per gran parte della primavera vi sia stato un effettivo embargo nazionale sulle importazioni di alcolici dagli Stati Uniti, le norme che regolano la vendita e la distribuzione sono variate a seconda della provincia. Ad esempio, mentre il vino, la birra e i liquori prodotti negli Stati Uniti non vengono venduti presso i rivenditori di liquori statali nella Columbia Britannica, i rivenditori privati ??della provincia possono continuare a vendere tali prodotti, seppur con scorte in diminuzione. In Ontario, tuttavia, le normative sono più severe: ad esempio, le scorte di vino statunitense stanno accumulando polvere nei magazzini del Liquor Control Board of Ontario rendendo la vita difficile agli importatori della provincia che fungono da intermediari tra le aziende vinicole straniere e gli acquirenti, compresi i ristoranti.
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