Consumi

"Il dazio al 30% è insostenibile ma a pagare di più saranno i consumatori". L'alert di Francesco Giovannini di Mezzacorona

Il Dg del gruppo trentino parla anche di difficoltà col rapporto di cambio euro/dollaro e vede nel retail l'anello più debole

  • 17 Luglio, 2025

Saranno i consumatori finali a subire maggiormente negli Stati Uniti gli effetti sui prezzi al consumo di eventuali dazi al 30% sulle importazioni dall’Unione europea, soprattutto nelle vendite retail, al dettaglio. Ne è convinto Francesco Giovannini, direttore generale di Mezzacorona, gruppo vitivinicolo cooperativo che negli Usa esporta circa un quarto del fatturato complessivo, che nel 2024 (secondo i dati del bilancio societario) ha superato i 212 milioni di euro. «L’ammontare delle tariffe annunciate dal presidente Trump con la lettera all’Ue di sabato scorso – ha dichiarato al Gambero Rosso – è un valore molto alto rispetto a quanto ci si aspettasse. Avevamo fiducia in un 10% o addirittura in un’esenzione, vista la trattativa in corso con l’Europa su beni come i farmaceutici o gli spirit. Invece, è stato per noi uno shock».

Atteso calo dei volumi

Il Gruppo Mezzacorona, che esporta oltre l’80% della produzione e, in particolare, vende vino in tutti i 50 Stati americani, considera «strategico il mercato Usa» verso il quale sarebbe particolarmente esposto in caso di applicazione del surplus tariffario dal 1 agosto prossimo, come annunciato dal presidente Trump. Lo sottolinea lo stesso Giovannini: «Si tratta del nostro primo mercato, che pesa circa il 25% sul fatturato totale: il più importante e strategico per il nostro Gruppo».

Era già impensabile, secondo il manager di Mezzacorona, mantenere l’abbassamento dei prezzi dei vini tutto sul lato Italia coi dazi al 10 per cento. Con un dazio al 30% siamo in presenza di valori troppo alti per poter garantire una marginalità. Il rischio è che l’aumento dei prezzi sia nella distribuzione moderna sia nel canale Horeca determini una forte contrazione dei volumi di vino venduti. «Inoltre – aggiunge Giovannini – non ci aiuta il fattore cambio euro/dollaro. C’è stata una svalutazione di oltre il 10% e anche questo rappresenta un fattore capace di determinare dei rincari nei prodotti europei per gli importatori americani».

Mezzacorona cantina|Mezzacorona vigne|Mezzacorona vigne

Mezzacorona – quartier generale in Trentino

Il vantaggio dell’avere un importatore negli Usa

Negli Stati Uniti, primo mercato anche per l’Italia del vino, Mezzacorona opera da alcuni decenni con la controllata Prestige Wine imports corporation. E ciò potrebbe tamponare parzialmente le difficoltà di mercato: «L’assetto della catena commerciale non cambia, tuttavia – spiega Giovannini – poter condividere con l’importatore le modalità di applicazione dell’aumento inevitabile dei prezzi è sicuramente un vantaggio rispetto a chi un importatore negli Usa non ce l’ha. Questi può assorbire una parte della marginalità. Anche se ritengo che la stragrande maggioranza degli effetti dei dazi li subirà, purtroppo, il consumatore finale».

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Mezzacorona – linea Rotari

Spazio alla diplomazia

Secondo il manager di Mezzacorona, a prescindere se la linea dell’Ue sarà morbida o dura (come sostenuto da Matteo Lunelli), c’è ancora tempo per trattare ma saranno settimane cruciali. «L’augurio di tutti gli imprenditori- conclude il dg del gruppo trentino – è che la diplomazia lavori per arrivare a un accordo e lasciare il dazio al 10 per cento. Anche se vedo questa come opzione improbabile, può succedere ancora di tutto e non abbiamo certezze. Certo è che se un dazio al 10% è quasi sostenibile, ma con ripercussioni seppure importanti, un dazio al 30% non lo sarebbe per nulla».

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