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Vini da riscoprire

Vicino a Sassari c'è una produttrice che fa un vino grandioso con un vitigno poco conosciuto

Il vino di cui vi parliamo dimostra l’eccellenza di un vitigno autoctono sardo per anni sottovalutato e valorizzato solo in tempi recenti. Qui ci concentriamo sull'etichetta che ha ottenuto i Tre Bicchieri 2025. Ecco qual è e chi la produce

  • 26 Maggio, 2025

Se guardassimo al mondo vinicolo sardo con superficialità, lo divideremmo in maniera netta tra vermentino, per i vini bianchi, e cannonau, per i vini rossi. Fortunatamente le cose non stanno così. E infatti, se aguzziamo la vista, ci rendiamo conto di come la Sardegna sia un piccolo laboratorio a cielo aperto, in cui hanno il loro prestigioso spazio anche tanti altri vitigni autoctoni. E non si tratta semplicemente di quelle uve che vengono riscoperte ma che poi rimangono in un limbo produttivo medio a livello qualitativo, buone più per crearci qualche racconto sopra che per realizzarci ottimi prodotti. Si tratta, invece, di vitigni dai quali alcuni produttori con una marcia in più hanno saputo ottenere etichette di grande spessore.

foto di www.cantinechessa.it/

L’azienda di Giovanna Chessa, tra rossi e bianchi da vitigni autoctoni

Uno di questi è il cagnulari, vitigno a bacca nera. E la dimostrazione che con quest’uva si possono fare vini grandiosi quest’anno ce l’ha data Giovanna Chessa. La sua azienda è una realtà familiare con una sessantina d’anni di storia, visto che lei ha raccolto l’eredità del padre Luigi, che negli anni Settanta avviò l’attività vitivinicola puntando su vitigni autoctoni come il vermentino e, appunto, il cagnulari. Il vigneto di Giovanna si estende per una quindicina di ettari sulle dolci colline di Usini, nel nord-ovest dell’Isola, in provincia di Sassari, non lontano da Alghero, dove i suoli sono calcarei e argillosi e le altitudini si spingono al massimo tra i 200 e i 250 metri.

Il cagnulari. Storia e caratteristiche del vitigno

Ma soffermiamoci per un attimo anche sulla storia di quest’uva. Si tratta di un autoctono della Sardegna nord-occidentale, un tempo marginalizzato e oggi sempre più riconosciuto come uno dei simboli dell’identità vitivinicola del quadrante nord occidentale dell’Isola. A lungo coltivato quasi esclusivamente per autoconsumo o per il taglio di vini più blasonati, oggi sta vivendo una vera e propria rinascita, grazie alla dedizione di piccoli produttori e aziende locali che ne hanno riscoperto il potenziale espressivo.

Le sue origini sono ancora oggi in parte avvolte dal mistero. Alcuni ampelografi ipotizzano un legame con la Spagna, dove esiste un vitigno simile noto come graciano. Questa tesi sarebbe compatibile con il periodo della dominazione aragonese in Sardegna (XIV–XVII secolo d.C.), durante il quale diversi vitigni iberici furono introdotti sull’isola. Tuttavia, il cagnulari ha sviluppato nei secoli una sua identità distintiva in Sardegna, dove si è adattato perfettamente ai suoli calcarei e al clima ventoso della regione del Coros, che comprende i comuni di Usini, Ittiri, Ossi, Tissi e Uri, nel Sassarese. Oltre che in questa zona, piccole produzioni di cagnulari si trovano anche nel Campidano di Cagliari e in Ogliastra, ma sono meno estese e tipicamente orientate al consumo locale.

I primi Tre Bicchieri per Giovanna Chessa

Tornando ai vini dell’azienda, possiamo affermare che Giovanna Chessa riesce a ottenere dal suo patrimonio vitato vini di grande finezza e bevibilità, freschi ed eleganti, capaci di evolvere bene nel tempo. Ci ha stupito in particolar modo il suo Cagnulari ’22 con cui l’azienda è entrata nel novero delle realtà che si sono guadagnate i primi Tre Bicchieri nella guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso. Vinificato e affinato esclusivamente in acciaio, questo 2022 è la versione più elegante, sfaccettata e complessa mai presentata. Profuma di prugna, non manca un’intrigante nota speziata, mentre in bocca riesce a essere avvolgente e allo stesso tempo fine e profondo. Il tannino è morbido, ben integrato alla materia, mentre il sorso è delineato da una bellissima freschezza acida.

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