Il vino analcolico sta conquistando una fetta sempre maggiore di mercato oltre a nuove generazioni. Un trend, come riporta Vino Joy News che si registra anche in Cina, ma che si fa strada per ragioni molto diverse rispetto agli altri Paesi. Se nel mondo occidentale sembra esserci una maggiore attenzione alla salute (un motivo non condiviso da tutte le generazioni), in Cina l’alternativa analcolica è diventata più che una moda, una necessità sociale.
Secondo dati doganali cinesi, nel primo trimestre del 2025 le importazioni di bevande analcoliche (categoria che include anche i vini senza alcol) sono cresciute del 25,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 70,28 milioni di litri. Il valore complessivo è arrivato a 218 milioni di dollari, con un prezzo medio di 3,10 dollari al litro.
Un mercato in piena espansione, sostenuto anche dalle vendite online: sulla piattaforma Tmall di Alibaba, nel 2023, il vino analcolico ha registrato un balzo del 120%, con previsioni che parlano di un giro d’affari oltre i 2 miliardi di rmb (circa 275 milioni di dollari) entro la fine del 2025.
Ma cosa c’è dietro questo boom? Non tanto la ricerca di uno stile di vita più sano. Il vino analcolico in Cina, risponde a esigenze molto concrete. «Viene scelto soprattutto nei contesti aziendali – spiega Yang Jiang, fondatore della Chengdu Xiangyue Trading Co – molti, preferiscono evitare di bere alcol per motivi medici o personali, ma non vogliono sottrarsi al rituale del bere conviviale. Il vino analcolico diventa quindi la scelta più congeniale».
Durante i banchetti e le occasioni formali, in Cina, partecipare ai brindisi è fondamentale, soprattutto se si tratta di cene di lavoro. In questi casi le bottiglie analcoliche, molto simili per forma e grafica, diventano un espediente per “salvare la faccia” senza venire meno all’etichetta.
Nonostante la domanda in forte crescita, il segmento si muove entro confini economici ben precisi. Il vino analcolico viene percepito più come un “elemento cerimoniale” che come una bevanda da degustare. Per questo, il prezzo gioca un ruolo fondamentale: i prodotti più venduti orbitano intorno ai 100 RMB (circa 13 euro). Yu Hongjie, general manager della Long Vision Global International, lo conferma a Vino Joy: «In Cina, più è economico il vino analcolico, più è facile da vendere».
Oltre al prezzo, i consumatori cinesi ricercano un determinato profilo sensoriale. «I consumatori vogliono un’acidità e una dolcezza equilibrate» dice Li Wei, ceo della cantina australiana Auswan Creek, tra le prime – insieme a QingDao Long Vision – a scommettere sul mercato cinese con il brand analcolico Blue Lobster .«Quello che cercano – conclude – è una bevanda che abbia struttura e carattere e non che somiglia al succo d’uva».
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