Nella polemica tra il sindaco di Marsala, Massimo Grillo, e il locale circolo “Petrosino di Legambiente a proposito della riqualificazione e tutela della riserva naturale dello Stagnone, entrano con decisione anche i viticoltori che in quella fascia di antiche saline lungo la fascia costiera hanno investito e soprattutto credono. E che per domenica 15 giugno hanno già indetto una giornata dedicata alla pulizia dai rifiuti di tutta l’area che ospita intorno ai 700 ettari di vigna. Tra loro anche i tre Master of Wine (Pietro Russo, Andrea Lonardi e Gabriele Gorelli) che hanno fondato una cantina proprio nella Riserva dello Stagnone, area in cui credono fino in fondo e che presentano come la prossima destinazione vitivinicola siciliana dopo l’Etna.
Legambiente accusa il sindaco di voler «legittimare il caos esistente – scrive l’associazione ambientalista – mascherando la cosa come tentativo di mediazione tra interessi economici e tutela ambientale». L’attacco di Legambiente contro il piano di gestione della “zona B”, ovvero la fascia costiera, accusa il sindaco che con le sue dichiarazioni «lascia intendere che nelle aree di pre-riserva si continuerà a permettere ciò che già avviene da tempo: installazione di chioschi per kitesurfisti, attività di ristorazione, stabilimenti balneari e non meglio precisate attività artigianali».
Per gli ambientalisti, si tratta di un pericoloso passo indietro, che rischia di compromettere definitivamente la fragilissima zona umida di San Teodoro, già fortemente alterata da anni di espansione incontrollata delle attività turistiche e ricreative.
Non meno contestata da Legambiente è anche l’ipotesi, avanzata sempre dal sindaco di Marsala, di realizzare in zona B un centro di promozione del vino biologico, probabilmente nei locali dell’ex impianto di acquacoltura di San Teodoro. Una proposta giudicata in netto contrasto con quanto auspicato da esperti e naturalisti, che suggeriscono, invece, una rinaturalizzazione dell’area per restituirla alla vegetazione e alla fauna avicola.
Federica Fina
«Personalmente non ne so nulla, di questa struttura per la promozione del vino – afferma Federica Fina, titolare delle Cantine Fina, una delle 5 aziende che qui hanno costituito l’associazione Salt West (Officina del Vento dei 3 Master Wine; Baglio Oro, Francesco Intorcia e Mastro di Baglio) con lo scopo proprio di valorizzare oltre che tutelare l’area dello Stagnone – Questa zona è particolarmente vocata per il Grillo: ci sono delle vigne spettacolari in cui le viti affondano le radici fino al mare. Singolare, no, che non ne sappia nulla? Certo, pensare a una realtà che valorizzi questo territorio e anche il vino mi sembra interessante: se non è il caso di farla nell’ex impianto di acquacoltura che è un’area stupenda piena di fauna acquatica, può essere pensata in un’altra struttura».
Ma cosa ne pensano i viticoltori dell’attacco di Legambiente nel complesso? «L’emisfero tutto merita pieno rispetto, ma quando si parla di un ecosistema così importante come quello della Riserva Naturale dello Stagnone la cautela deve essere massima: è una zona unica al mondo che dà vita, inoltre, a uve di estrema qualità. Il mio invito è a ricordare che questa è una zona in cui natura e sviluppo economico sono da sempre combinate, basti pensare da quanto tempo esistono le saline. Esistono già diverse attività che operano nel pieno rispetto del luogo in cui si trovano e sono certa che prendendoli come esempio si possa trovare la guarda per svilupparla al meglio tenendo conto del pieno rispetto della fauna che la circonda».
Aperitiva in vigna da Peola, nella Riserva dello Stagnone
Di quali attività parla? «Cito per tutti tre esempi: Mamma Caura, Oro Bianco e Peola. Sono insegne realizzate e gestite con criterio e che interagiscono anche con l’economia locale. Peola addirittura coinvolge i turisti e i giovani del territorio in una raccolta sociale delle uve». Ma i locali nell’area delle scuole di kitesurf di cui parla Legambiente? «Sinceramente, non mi sembra che le scuole di kite in sé abbiano comportamenti sbagliati rispetto all’ambiente: anzi, molti degli allievi che si fermano per periodi più lunghi sono molto attenti al territorio e alle realtà che qui vivono. Personalmente, partirei nell’affrontare il problema della strada costiera che collega Villa Zenna alle scuole di kite: è strada molto lunga e molto trafficata, spesso c’è un passaggio di automobili davvero insopportabile, specialmente nella stagione estiva. È una zona bellissima e credo che dovrebbe essere chiusa al traffico e aperta alle bici e ai pedoni. Certo, il Comune dovrebbe anche garantire dei mezzi elettrici per chi non possa spostarsi autonomamente. Sarebbe bellissimo poterne godere in maniera leggera, senza smog o ingorghi di auto e soprattutto, sarebbe una scelta che non penalizzerebbe le attività economiche».
Pietro Russo MW
«Invitiamo Comune e Legambiente a proseguire un dialogo dai toni gentili che possa portare alla migliore soluzione. Il giusto equilibrio è fondamentale in questi casi: regolamentare la zona affinché possa vivere e non sopravvivere è nell’interesse etico e morale di tutti quanti – afferma Federica Fina – Da tempo io, insieme ai miei colleghi, osserviamo la Riserva e qualche idea per poterla gestire al meglio l’abbiamo maturata. Noi, attraverso il nostro lavoro, ci troviamo tutti i giorni a promuovere il territorio in giro per il mondo: chiediamo quindi la massima apertura per uno scambio di idee e trovare soluzioni condivise». Le fa eco il Master Wine Pietro Russo, enologo consulente e titolare della cantina Officina del vento inaieme ai suoi due colleghi. «Il rapporto dell’ambiente con l’attività umana è da sempre la condizione che ne ha fatto anche la storia – afferma – Il dialogo è fondamentale, certamente nel rispetto delle regole su cui si basa la Riserva e che sono state scritte nel 1984. Le soluzioni, anche sostenibili, credo siano molte e possibili. Mi piace vedere esempi positivi realizzati altrove. E sicuramente alla viticoltura deve essere data una attenzione particolare essendo una attività storica nella zona. Crediamo – afferma Russo – che lo Stagnone possa diventare la nuova destinazione in Sicilia, così come lo è stato l’Etna finora».
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