Stretta di mano per il territorio da parte di due famiglie del vino di San Donaci. La società Cantine Paololeo ha infatti acquisito l’azienda vinicola Candido. L’operazione è stata resa nota dalla famiglia Leo, che prosegue a investire nel territorio pugliese. Arriva dopo quella di Alture, progetto in Valle d’Itria che ha permesso a un piccolo gruppo di viticoltori di mantenere la propria attività garantendo loro la continuità nell’acquisto delle uve, e il recupero dell’antica cantina sociale di Monteparano, che dà lavoro a circa 150 viticoltori di piccole dimensioni.
Sul fronte economico, l’accordo consentirà di incrementare volumi e ricavi di Cantine Paololeo. Nel 2023, l’azienda brindisina aveva registrato un fatturato di 22 milioni di euro, con quattro milioni di bottiglie prodotte; nel 2024, è stato registrato un aumento rispettivamente a 23 milioni di euro con 5 milioni di bottiglie; e nel 2025 la previsione è toccare quota 25 milioni di euro (oltre +8,5% sul 2024) con volumi a 5,5 milioni di bottiglie.
Francesco, Stefano, Paolo, Nicola e Alessandro Leo
La sede dell’azienda Candido, che manterrà il nome, sarà anche un luogo dedicato all’enoturismo, di conoscenza del vino e di promozione di San Donaci e del Salento. Il turismo nel territorio salentino, ricorda la Paololeo, è in costante crescita, con oltre 4 milioni di presenze annuali, che sta investendo anche la domanda di vini salentini. Sul fronte dei prodotti, si punterà a «rinnovare l’identità» della cantina Candido mantenendo, però, i vini simbolo. «Cappello di Prete, Duca D’Aragona e Immensum continueranno a essere i vini bandiera – spiega Nicola Leo, enologo della Paololeo – e vogliamo continuare a valorizzarli, unendo la forza della tradizione a una visione innovativa e consapevole del presente».
Fondata nel 1929, l’azienda Candido è una cantina salentina legata al lavoro di quattro generazioni. «Poter acquisire una cantina che fa parte della storia del nostro paese, e che ho sempre ammirato, è per me un orgoglio e un onore. Custodiremo questo patrimonio – è la promessa del patron Paolo Leo – in modo rispettoso e attento. Manterremo e potenzieremo la produzione, ma ne faremo anche un luogo dedicato all’enoturismo».
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