Arrivano le prime misure concrete per affrontare la crisi del vino piemontese, coi primi via libera istituzionali di Masaf e di Agea. Dopo la lettera firmata da ben 15 Consorzi di tutela regionali, che hanno chiesto la distillazione straordinaria per le Dop, la Regione (contraria alla distillazione proposta dagli enti di tutela) si è mossa nei confronti del Governo centrale per capire quali misure potessero limitare gli effetti del vino in esubero, evitando di sacrificare, distruggendolo, un prodotto di pregio. Ministero e organismo pagatore nazionale hanno dato il via libera al pegno rotativo anche per le produzioni a base di mosti parzialmente fermentati, categoria che include le Dop Moscato d’Asti e Brachetto, nell’elenco di quei vini piemontesi che hanno lamentato eccessi di giacenze in cantina.
Il pegno rotativo, misura che è stata utilizzata soprattutto nel periodo pandemico, consiste in un prestito erogato dalle banche alle aziende, che forniscono come garanzia il proprio vino in cantina: la giacenza, di fatto, si trasforma in immediata disponibilità di fondi con cui poter pagare sia i viticoltori sia i fornitori. L’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Bongioanni, si è detto soddisfatto per i tempi rapidi di attivazione.
Per accedere al pegno rotativo, ricorda la Regione Piemonte, basta presentare una domanda sul Sian, il Sistema informativo agricolo nazionale (gestito da Agea), che istruisce le pratiche e dà il via libera. La misura è operativa da subito, fa sapere l’assessore Bongioanni, sottolineando che la direttrice generale del Masaf, Eleonora Iacovoni, e il direttore di Agea coordinamento, Salvatore Carfì, hanno consentito la modifica in tempo reale della piattaforma del Sian per poter accogliere le domande dei produttori.
L’assessorato regionale sta studiando altre misure per affrontare il problema esuberi. Tra queste, da discutere assieme a Consorzi e sindacati, ci sono il taglio dell’annata 2024 del 15% con vini dell’annata precedente; la riduzione della resa uva/vino applicabile già dalla vendemmia 2025; lo stoccaggio volontario (blocco dalla commercializzazione di parte del vino per ridurre il volume dell’offerta e contenere la depressione dei prezzi). Secondo l’assessore, nel medio periodo, «già dal 2026 un intervento utile potrà essere la vendemmia verde», che ridurrebbe la produzione operando un taglio dei grappoli ancora immaturi in primavera. Mentre, con tempi più lunghi, le soluzioni a cui la Regione guarda con più favore sono la riduzione delle autorizzazioni ai nuovi impianti viticoli o gli espianti incentivati.
Asti e Moscato Docg- foto Consorzio di tutela
«È inaccettabile – secondo Bongioanni – pensare a soluzioni che comportino la distruzione di un prodotto d’eccellenza come il vino piemontese, che ha conquistato la propria reputazione grazie a decenni di lavoro e investimenti, e che ha la capacità di raggiungere nuovi mercati anche liberi dall’eventuale morsa dei dazi Usa. Su questo, ci stiamo impegnando direttamente con missioni promozionali in Cina, Giappone e nei Paesi scandinavi dove siamo primi sul mercato. Valuteremo come poter impiegare sulla promozione del nostro vino ulteriori risorse e nuove misure dei fondi europei del Complemento regionale per lo sviluppo rurale».
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